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di Giuseppina Sapone
Si può possedere un piccolo splendido gioiello e dimenticarsi quasi della sua esistenza, indossandolo solo di tanto in tanto e lasciando che il tempo passi e lo renda opaco?
No. Una donna accorta e consapevole sa valorizzare la sua bellezza con dei monili di cui riconosce ampiamente l’eleganza e la preziosità. E un Paese, una Regione, un Comune, sanno riconoscere all’interno del proprio territorio un gioiello di storia antica e sempre affascinante, un borgo che altri amministratori, ben più lungimiranti e meno dispersivi, saprebbero forse far risplendere di nuova vita?
Piccole grandi domande che vengono in mente ad un attento viaggiatore che pian piano s’inerpica lungo la stradina che dal mare conduce al borgo medievale del basso jonio reggino. Superata l’ultima curva, la rocca appare all’improvviso in tutta la sua maestosità, ma alcuni elementi dello sfondo stonano e distraggono dalla bellezza aspra del posto. Piccoli grandi dettagli: le valli su cui Pentidattilo poggia sono, da pochi giorni, passate dal biondo caldo delle sterpaglie secche al nero luttuoso dei fusti bruciati, fulminati da un incendio appiccato dal solito piromane ignoto.
Abbiamo visto, noi delle valli attorno alla rocca, uno spettacolo grandioso e disperato insieme: le fiamme che nella notte avvolgevano la grande mano fin nelle sue dita più vicine al cielo, e la sofferenza quasi viva delle casette abbandonate e dirupate giù, lungo il declivio della rocca.
E pensare che durante il primo divampare dell’incendio, molto più giù rispetto al borgo antico, quella iniziale striscia di fiamme si sarebbe potuta spegnere molto facilmente! Però, nelle valli che accompagnano la fiumara è difficile arrivarci con mezzi e anche a piedi, e così il forte vento ha potuto propagare l’incendio fin sulla vetta della rocca.
Quel che ci chiediamo è: ma come mai le strisce di terra attorno alla rocca e appena sotto le casette vengono lasciate, da chi ha il compito di curare il verde pubblico e soprattutto uno splendore di paese, nell’incuria più totale, preda di quella macchia mediterranea che in primavera, verde e fiorita, è uno spettacolo di bellezza e durante l’estate, divenuta ormai secca sterpaglia, si trasforma in un pericolo per le cose e le persone? Il nero delle stoppie arse arriva fin dentro il cuore del borgo, laddove ci dovrebbero essere solo il verde delle agavi e dei fichi d’india, e il bronzo cupo della rocca.
Altro tornante e altra ferita: cassonetti dell’immondizia strapieni, debordanti il loro maleodorante carico sulle pietre della via. Perchè non si dà ordine che tali cassonetti vengono giornalmente e metodicamente svuotati, almeno d’estate? Perchè lasciarli in bella vista, sotto gli occhi di quelle due o tre centinaia di turisti che giornalmente visitano il borgo? Davvero uno sfondo pietoso per quello che forse è il più bel sito dell’intera area grecanica.
Entrando nel vivo del borgo, si incontrano finalmente i primi segni, ancora timidi, di uno sfruttamento intelligente del luogo. Lungo la stradina lastricata di larghe pietre bianche si snodano, alternandosi alle abitazioni private, alcune botteghe artigiane che ospitano i ragazzi del progetto “Borghi Solidali”.
Finalmente, all’interno di piccole stanze strappate allo sfacelo delle antiche abitazioni con l’aiuto di molti volontari provenienti da tutta Europa e grazie ai bandi regionali LEADER E POR , troviamo la bellezza dei manufatti tipici della zona, che valorizzano le capacità artistiche e artigiane del territorio, e che inoltre svolgono l’importante compito di non lasciare nell’oblio i mestieri dell’antica area grecanica.
Ci sono anche i prodotti alimentari tipici del luogo e una bella collezione di fotografie d’epoca e recenti. A tenere tutto questo in piedi, a far conoscere bene ai turisti la ricchezza della nostra terra ci sono dei ragazzi, facenti parti di organizzazioni che operano sul territorio, come ad esempio la Propentidattilo. Si tratta di organismi che non ricevono, per operare, finanziamenti da istituzioni, semmai partecipano, insieme al Comune di Melito, a bandi comunitari; in questo modo, sfruttando tali finanziamenti, sono riusciti a far pavimentare e lastricare le strade del paese, a rimettere a nuovo alcune casette in rovina e, cosa più importante, tentano di promuovere una cultura dell’integrazione e dell’accoglienza, avviando campi di lavoro a cui partecipano anche ragazzi stranieri, arrivati da noi in cerca di fortuna e di lavoro.
Il progetto Borghi Solidali, finanziato da “Fondazione con il Sud”,scommette sulle bellezze del territorio e sulla sete di riscatto civile. Ovviamente, non ci si può fermare qui: molto di più si potrebbe fare e ricevere da Pentidattilo. Se le istituzioni, locali e nazionali, fissassero il loro sguardo sul borgo facendolo diventare protagonista di un serio e costante progetto di sviluppo turistico sostenibile, ne deriverebbero, oltre che prestigio per l’intera area, molti benefici economici.
Se le potenzialità del piccolo paese abbarbicato sulla roccia a forma di mano fossero sfruttate appieno, si potrebbe pensare a creare sul territorio una base di strutture di ricezione ed accoglienza del turismo, quali alberghi, piccoli B&B, ristoranti, negozi…Tutto a vantaggio dell’economia locale, dell’agricoltura e dello sviluppo sostenibile, e a dimostrazione che nel nostro territorio non c’è bisogno di carbone né di spinte criminali per far decollare le risorse che abbiamo la fortuna di possedere e l’incapacità di sfruttare.
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