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Il manifesto “Reggio rivendica il suo ruolo” non è assolutamente convincente. Anzi, rischia di essere la classica toppa peggiore del buco.
Siamo sicuri che molti dei firmatari sono in assoluta buona fede, così come sappiamo che la gran parte di essi sono collocati a vario titolo nelle file del centrodestra e, quindi, sono chiaramente e consapevolmente portatori di un’operazione che rappresenta un tentativo strumentale e furbesco di difendere una realtà oggettivamente indifendibile.
Il manifesto costituisce la migliore espressione della condizione di debolezza e di disperazione che ormai regna nei fondamentali centri di potere che in questi anni hanno fatto il bello e il cattivo tempo nella città di Reggio Calabria ed è il segnale che un’epoca nefasta per la città sta giungendo alla sua conclusione.
E’ incredibile che ancora una volta si pensi di utilizzare un argomento assai logoro e stantio, quello della cosiddetta“criminalizzazione” della città che i soliti nemici di Reggio starebbero orchestrando.
Da molti anni e ciclicamente, quando si tratta di difendere gli assetti dipotere costituito e lo status quo, i circoli benpensanti cittadinihanno utilizzato questo argomento per spostare e deviare l’attenzione da quelli che sono i problemi reali e per indicare un nemico esterno da gettare in pasto a tutti quelli che esprimono disagio e insofferenza per una situazione diventata insostenibile. E’ la storia delle classi dominanti reggine che si intreccia con questa sottocultura che alligna nella città e che è funzionale all’affermazione di personaggi, ceti e gruppi che su questo hanno fondato il loro dominio.
Ed infatti, il manifesto dei 397 non fa assolutamente riferimento alla concreta realtà cittadina, come se essa non esistesse. In esso c’è un vuoto assoluto ed un silenzio assordante rispetto ai nodi inquietanti e drammatici che assillano la coscienza civile cittadina.
No. Lo diciamo con tutta la forza di cui siamo capaci: non si può continuare a negare l’evidenza. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono proprio quelli che l’hanno portata al disastro in questi dieci anni. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che continuano a parlare di un “Modello Reggio” che, come è acclarato, ha drammaticamente saccheggiato le casse comunali e che ha affossato la città, ipotecando negativamente il suo futuro. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che hanno candidato personaggi come Zappalà, Morelli, Rappoccio, Plutino, Suraci tutti esponenti del centrodestra finiti nelle patrie galere per reati gravissimi e tanti altri indagati e imputati per reati altrettanto gravi. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che mettono in ginocchio i librai, gli agenti editoriali e il terzo settore. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che costringono le famiglie a pagare ai propri figli i libri scolasticiperché il Comune non garantisce, caso unico in Italia, i buoni libro e le cedole librarie.Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che aprono i cantieri per poi chiuderli il giorno dopo, con le mille incompiute reggine (Parco Lineare Sud, Centro Agroalimentare di Mortara, Palazzo di Giustizia, Lungomare di Gallico, ecc.). Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che hanno trasformato il Comune in un centro di affari e di intrallazzi, in mano alla ‘ndrangheta. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che hanno portato il Comune ad entrare in affari e in società con le cosche della ndrangheta nelle società miste comunali. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che ancora tengono in piedi la Multiservizi nonostante il provvedimento interdittivo della prefettura e la condanna ad oltre 15 anni del suo ex direttore operativo. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che al Comune hanno occultato per sette mesi il provvedimento di interdizione emesso dalla prefettura, nei confronti dell’impresa che si era aggiudicato l’appalto per la messa in sicurezza delle scuole reggine, prima di procedere alla rescissione del contratto. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che hanno messo alla guida dei settori nevralgici del comune personaggi che hanno rubato a piene mani, impadronendosi di ingenti risorse pubbliche. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che hanno creato un buco clamoroso stimabile in oltre 300 milioni di euro, dissestando il bilancio comunale. Chi diffama la città e chi la criminalizza sono quelli che hanno provocato un degrado etico e morale che non ha paragoni nella storia cittadina.
Ecco di tutto questo i benpensanti cittadini non parlano. Per questo la loro è un’occasione persa. Forse avrebbero fatto meglio a tacere e, comunque, a non prestarsi ad un’operazione che non ha niente di nobile.
Per quanto ci riguarda lo ribadiamo. In questa situazione riteniamo che lo scioglimento per mafia del Comune sia il male minore: meglio il Commissario che la ‘ndrangheta al Comune.
IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI
MICHELANGELO TRIPODI
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