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La montagna ha partorito il topolino: il governo Renzi si conferma, nei fatti, distante e indifferente rispetto alle gravissime problematiche politico-finanziarie della città di Reggio.Nonostante i ripetuti proclami propagandistici degli esponenti del PD reggino e calabrese, l’enorme voragine nelle casse del comune di Reggio causata dal nefasto decennio del “modello Reggio” di Scopelliti & co., che sta pesando a dismisura sulle tasche di tutti i cittadini, non ha trovato nessun tangibile intervento legislativo straordinario.
Le roboanti promesse di Renzi si sono rivelate, come nello stile del personaggio, vuote e inconsistenti.
È, oggettivamente, questa l’amara constatazione riguardo il merito, incontrovertibile, del tanto atteso decreto sugli enti locali pubblicato nei giorni scorsi sulla Gazzetta Ufficiale.
Pertanto, i toni trionfalistici e i ringraziamenti sperticati nei confronti del governo Renzi da parte degli esponenti del PD sono decisamente fuori luogo e palesemente lontani dalla effettiva realtà.
Il decreto del governo, infatti, non contempla alcuna misura economica che possa minimamente abbattere o, quantomeno, alleviare il debito e, quindi, di conseguenza permettere, per esempio, un’abbassamento della pesantissima pressione dei tributi e delle tasse comunali che stanno asfissiando tutti i reggini.
Inoltre, preso atto del risibile importo complessivo di 40 milioni di euro messo a disposizione, a titolo di prestito, per tutti i comuni che escono dallo scioglimento per mafia, è inaccettabile immaginare che il toccasana delle disastrate casse comunali potrà essere un prestito che, evidentemente, non supererà qualche milione di euro a cui il comune potrà attingere e che dovrà essere rimborsato a partire dal 2019.
Per il comune di Reggio il risultato finale del decreto del governo Renzi è che al debito pregresso, che lo stesso sindaco Falcomatà ha quantificato in oltre 800 milioni di euro, si aggiungerà un nuovo debito.
Tantomeno possiamo considerare una svolta per la città e un’attenzione del governo l’opportunità di assumere tre nuovi dirigenti comunali.
Insomma, all’indomani del fallimentare decreto sugli enti locali la strada per la nostra città, al netto degli inutili slogan di giubilo dei tifosi del PD, sarà ancora più dura e difficile.
Il governo Renzi ha dimenticato e abbandonato Reggio infischiandosene del PD e dei suoi proclami.
La verità è che la città di Reggio avrebbe bisogno di un intervento legislativo straordinario simile a quello che nel 1989 venne giustamente definito “decreto Reggio”: una vera e propria legge speciale che fu ottenuta grazie all’impegno, in primis, dei parlamentari comunisti che riuscirono a far diventare Reggio un caso politico e un’emergenza democratica nazionale.
A questo punto, è del tutto ovvio che, visti i magrissimi risultati ottenuti, l’amministrazione comunale di Reggio, mettendo da parte l’appartenenza partitica che, fra l’altro, non ha fatto ottenere granché, dovrà decidere di rompere gli indugi per aprire una vera e propria vertenza nei confronti del governo nazionale per rilanciare l’esigenza improcrastinabile di una nuova legge straordinaria per Reggio.
Sarà questo il terreno su cui si giocherà il futuro politico e amministrativo della città.
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