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In questi giorni sui quotidiani locali sono apparsi alcuni articoli critici e altri forieri di speranza relativi al Parco della Sinagoga ebraica di Bova Marina, realizzato con finanziamenti per circa cinque milioni di euro erogati dalla Regione Calabria, su progetti derivati da accordi convenzionali tra la Soprintendenza archeologica,il Comune di Bova Marina e l’Università mediterranea con il Consorzio Cerere.
Forse un supplemento di informazione diretta da parte di chi ha partecipato alla redazione dell’idea progettuale e seguito sin dall’inizio, per la propria parte, la realizzazione,potrebbe offrire, a chi ha a cuore il progresso del nostro territorio, ulteriori elementi di valutazione e stimolo nei confronti degli enti proprietari o subentranti nel possesso e nella conduzione:la Soprintendenza archeologica e il Comune di Bova marina. O forse suggerire l’apertura verso altre istituzioni pubbliche o privati interessati alla gestione dei tanti siti che, a causa di mancanza di risorse per la manutenzione e la gestione, rischiano di vanificare gli investimenti ottenuti e le conseguenti nuove occasioni lavorative che erano implicite agli stessi.
Inaugurato con ampia partecipazione di cittadini e autorità, con qualche fisiologico ritardo, nel luglio dello scorso anno, il Parco apriva i battenti,ad oltre venti anni dal ritrovamento dei resti della Sinagoga,seconda in Italia per antichità dopo quella di Ostia, indicando la giusta strada per la valorizzazione di una risorsa di interesse internazionale, in un territorio ricco di stratificazioni culturali quali in primo luogo la cultura grecanica.
Le strutture realizzate sono costituite dall’Antiquarium con i resti del mosaico pavimentale e i reperti dell’area, i locali per il deposito e la pulitura dei reperti di scavo, una gradevole e attrezzatissima casina recuperata da un rudere per la caffetteria e la ristorazione anche kasher, prospiciente un’ampia area all’aperto da adibire a concerti, spettacoli ed altre manifestazioni culturali, il frantoio dei primi del novecento magistralmente ristrutturato e messo in sicurezza, adibito a Centro di documentazione sulla cultura ebraica e il territorio grecanico, con sala convegni e sala computer con annessa biblioteca. Questo sito nella cornice di incomparabile bellezza degli argini della fiumara San Pasquale, delle colline ricche di vegetazione spontanea e di antiche coltivazioni,sono stati consegnati per la gestione con un accordo convenzionale, di cui sconosciamo i termini, tra i due enti sopra citati con un esito che, non si può negare, non è stato quello sperato e previsto dalla realizzazione progettuale,ovviamente comprensiva anche di ipotesi di gestione che non è stato evidentemente possibile attuare al meglio da parte degli enti proprietari. La manutenzione del verde e dell’area di scavo sono affidate alla saltuaria cura dei forestali, la promozione delle visite guidate, l’apertura stabile e l’uso delle strutture, il personale da adibire alla custodia, alla biglietteria,alla programmazione e realizzazione di iniziative,si basa sulla pur appassionata opera del delegato alla cultura del Comune e di alcuni suoi volontari concittadini. La situazione, ad un anno dall’apertura, è del tutto insoddisfacente ed eticamente inaccettabili data l’ingente somma di denaro investita e quella ancora occorrente per un migliore completamento degli scavi e fruizione dell’area. Non vale essere timidi in queste constatazioni:è
mancata la regolare apertura delle strutture del Parco, inattivata l’offerta di servizi di caffetteria e ristorazione, sporadica, malgrado gli sforzi dell’Amministrazione comunale,l’organizzazione di iniziative culturali e convegnistiche, assenti spettacoli o concerti. Che dire? Nel lungo faticoso tempo di quella realizzazione si sono succedute tre amministrazioni regionali,tre amministrazioni comunali,due Direttori regionali,quattro Soprintendenti archeologi,due archeologi di zona, per non parlare dei tanti giovani studiosi e ricercatori universitari, archeologi esterni italiani e stranieri che hanno prestato la loro collaborazione a titolo pressoché gratuito, e di chi ha attraversato tenacemente tutti questi passaggi per arrivare ad una meta e, ancora, non vuole arrendersi a questa assurda realtà. Tra i pochi, che continuano a pensare e sperare con tutte le forze che…. si può fare…
Marisa Cagliostro
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