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Musica e danza come cultura, bellezza, innovazione, sobrietà. Questi gli elementi della V edizione della Rassegna PalmiDanzaEstate che si è conclusa sulle ammalianti note del flamenco nello splendido Teatro della Marinella, tra i profumi della macchia mediterranea e la risacca del mare sottostante.
Elementi antichi coniugati ad una manifestazione che anche quest’anno è riuscita ad offrire al suo pubblico una kermesse di alto profilo e grandi nomi del panorama nazionale e internazionale. Nonostante i tagli, la crisi, il sovrapporsi di programmazioni “altre” e l’incepparsi della macchina comunale.
L’inaugurazione, il tre agosto, era affidata allo spettacolo forse più amato dai pubblici di tutto il mondo, che, continuando a tener fede alla sua tradizione, ha continuato a richiamare un pubblico attento ed entusiasta.
Yaremenco ha disegnato un “Lago dei cigni” fascinoso e coinvolgente. Certo, tutto diventa più facile quando disponi di un corpo di ballo omogeneo e tecnicamente ineccepibile come quello del Teatro dell’Opera della Macedonia, che sta rapidamente salendo nella valutazione dei critici come una fra le più qualificate compagnie europee.
La salda padronanza della tecnica di base e lo studio attento della coreografia ha consentito all’intero complesso di dare slancio e fantasia alla coppia dei solisti che hanno legittimamente occupato il posto di primo piano che le coreografie originali di Petipa e Ivanov assegnano loro.
Ne è scaturito un spettacolo di grande unità che ha potuto far risaltare tutta la sapienza musicale di Ciaikowsky che commenta da par suo la drammatica storia che oscilla fra una realtà immaginaria di una corte da fiaba con l’innamorato principe Siegrfied e l’onirica trasformazione del cigno Odette-Odile in splendida fanciulla mentre non manca la malefica presenza del mago Rothbart alla fine sconfitto in nome di un amore che rompe ogni incantesimo.
La coppia Siegrfied (Dinu Tamaziacaru) Odile-Odette (Iana Salenko) ha fornito un’acrobatica ma contenuta e delicatissima presentazione di un amore completamente immerso nella favola in cui l’unico sentimento “reale” è proprio l’amore che, quando è completo, supera ogni prova ed ogni ostacolo, sublimandosi come il sentimento eterno che tutti rincorriamo.
Radicalmente diverso è stato invece lo “Swing e Burlesque” del sette agosto, dove la grande personalità di Emanuele Urso ha tenuto a dimostrare quanto sia meritato l’appellativo di “Re dello swing” da lui stesso rivendicato e ostentatamente esposto anche sulla cassa del suo complesso. La grande professionalità del nostro che passa con grande disinvoltura da un clarinetto dalle sonorità accese e virtuosistiche alla funambolica esibizione alla batteria ha trasportato il pubblico nel grande mondo dello swing e del dixieland degli anni trenta fino al boogie woogie degli anni cinquanta.
Il richiamo al tema della rassegna – il ballo – era stavolta affidato ad una forma di teatro nato per aiutare a dimenticare la grande crisi del 29 ed ora, in epoca di crisi egualmente devastante, ritornata di gran moda, coniugando il gusto ruspante dello spogliarello allo champagne alla portata di tutti, il burlesque. Protagonista l’ironica e spumeggiante vena di Peggy Sue, che ha sostituito da par suo la indisposta Scarlett Martini. La ingenua e volutamente poco conturbante danza, che ha avuto addirittura l’onore della ribalta di alcune fra le più rinomate ed impegnate trasmissioni televisive (una fra tutte “Alle falde del Kilimangiaro”, protagonista proprio la nostra Peggy) ha sposato con divertenti siparietti lo spumeggiante ritmo di Emanuele creando un piacevole feeling col pubblico che si è meritato anche un fascinoso bis.
Mvula Sungani e la sua compagnia con Emanuela Bianchini sono ormai i beniamini del pubblico di Palmi che ne apprezza la caratura tecnica dei componenti e la creatività delle coreografie.
Lo spettacolo del nove agosto, Italia, la mia Africa, è l’omaggio del coreografo senegalese-romano al nostro centocinquantenario. Omaggio assolutamente non scontato e di maniera, ma, per converso, tutto proiettato verso l’anima mediterranea della nostra nazione. La musicalità di Nando Citarella e la sua “Paranza” spaziando dalla Napoli settecentesca colta e raffinata all’ esotica Africa al misterioso Egitto alla solare Grecia per giungere alla scatenata taranta pugliese ha consentito a Sungani di individuare ed esaltare i tratti unificanti di questa cultura così vicina pur nella evidente diversità delle fonti ispiratrici. Ne è scaturito uno spettacolo mozzafiato dai ritmi intensi spezzato man mano da struggenti canti che ha trasportato il pubblico entusiasta nella dimensione di un’arte, la danza, che, proprio perché non si affida alla parola, riesce, con facilità e semplicità, a trasmettere messaggi di unità fra popoli diversi eppure così vicini.
Di tutt’altro tono la Cassandra di Luciano Cannito, del 12 agosto, scelto, in maniera in verità abbastanza discutibile, anche da Giorgio Albertazzi per il suo Magna Grecia, e procurando così solo confusione fra i potenziali fruitori, che male comprendevano la presenza di un balletto in un festival di prosa. Fortunatamente, l’informazione puntuale e l’ormai consolidata tradizione del PalmiDanzaEstate ha evitato un flop di partecipazione, per cui, anche se inferiore alle attese, un folto e soprattutto attento pubblico ha seguito questo spettacolo tratto dal libro disperato ed amaro di Christa Wolf che Luciano Cannito ha trasportato emblematicamente nella Sicilia degli anni cinquanta.
Rossella Brescia, splendida Cassandra, profetessa inascoltata, innamorata del giovane Enea, il convincente Stefano De Martino, sogna una bellissima donna, causa della sventura della sua gente. Ed Hellen davvero appare insieme al fratello Paride e – a nulla valgono i disperati tentativi di dissuasione di Cassandra – i due si sposano. Inesorabile, però, arriva il marito americano di Hellen, il furioso Ulysses, che, per soggiogare gli abitanti dello sperduto paesino, regala, novello cavallo di Troia, un televisore, oggetto sconosciuto ed ammaliatore. La disperata reazione di Cassandra è inutile : Ulysses riprenderà Hellen. Alla sventurata non resterà che rinunciare al proprio amore e spegnere il televisore.
Storia come si vede drammatica e disperata da cui la compagnia trae uno spettacolo intenso che si avvale di personalità di assoluto rilievo – Rossella Brescia e Stefano di Martino – ma anche di una compagnia che si muove con grande sicurezza e coinvolgente partecipazione. Il risultato è che volano le due ore di danza e la partecipazione esplode in un uragano di acclamazioni che vedono al proscenio tutti i protagonisti insieme al coreografo Cannito con un’interminabile ovazione.
Ha chiuso la rassegna – il ventuno agosto – Flamenco Vivo con Vente conmigo, spettacolo presentato in Calabria insieme al festival di Altomonte.
Era ben nota a Palmi la compagnia, per cui c’era molta curiosità sul taglio che avrebbe avuto uno spettacolo, il flamenco, che per la durezza dei propri accenti ed il rigore dei propri stilemi, poco si presta a letture di tono men che tradizionale. Ebbene Dario Carbonelli, che si alterna con grande disinvoltura nel baile e nel toque, coadiuvata da una entusiasmante Laura Ribechini, ha offerto una lettura assolutamente inconsueta di questa danza aspra e forte. E’ apparso così il sentimento, addirittura un romantico e decadente sentimento. Ecco allora la malinconia gitana che non si vergogna di mostrarsi e non esita a vestirsi di gestualità intensa ed espressiva, abbandonando per un attimo il suo ritmo percussivo e travolgente. Ma Dario e laura, insieme agli altri funambolici baileros, possono appena lasciar intuire che il flamenco può anche abbandonarsi alla dolcezza dell’abbandono, ed ecco riprendere il forsennato e disperato vortice di gonne svolazzanti, di nacchere tonanti, di tacchi furibondi ed ossessivi che ricordano a noi tutti che la matrice andalusa trascina in quel mondo che anche noi tutti, in fondo, ci aspettiamo di sentirci raccontare.
Ma, tant’è, il dado è tratto : il flamenco non è più lo stesso, si è insinuato un nemico a lungo tenuto lontano, il sentimento. E al pubblico plaudente viene offerto un inaspettato bis a cappella con Alejandra Villaescusa che ha abbandonato per un attimo il suo ruolo di “cante” per trasformarsi in una scatenata “baile”.
A.M.A. Calabria e Associazione Amici della Musica “N.Manfroce”, che organizza l’evento, non potevano che chiudere su ritmi percussivi e travolgenti la loro stagione estiva. Soddisfatte, in fondo, del lavoro svolto.
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