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In data 21 novembre 2012, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, del Gruppo Tutela del Lavoro di Napoli, del Nucleo Antifrodi di Salerno e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Palmi hanno dato esecuzione ad un provvedimento di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere (sette persone) e degli arresti domiciliari (una persona), emesso dal GIP del Tribunale di Palmi, dott. Paolo RAMONDINO, nei confronti di 8 persone
–ANSELMO Francesca, nata a Taurianova (RC) il 12.12.1977;
-CORSO Arturo, nato a Reggio Calabria il 13.06.1964;
-FRISINA Vincenzo, nato a Oppido Mamertina (RC) il 22.07.1975;
-GALLUCCIO Rosangela, nata a Cittanova (RC) il 03.04.1961;
-MORANO Vanessa, nata a Polistena (RC) il 25.11.1978;
-PEPÈ Salvatore, nato a Giffone (RC) il 16.05.1961;
-SIBIO Giuseppe, nato a Giffone (RC) il 16.03.1980;
-VALENZISI Angelo, nato a Giffone (RC) il 28.09.1972,
ritenute responsabili di associazione per delinquere (art. 416, co. 1 e 2, c.p.) finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro il patrimonio e la fede pubblica ed in particolare:
– truffe ai danni dell’INPS attraverso la fittizia instaurazione di rapporti di bracciantato agricolo (artt. 110, 112. n. 1, 640, comma 1 e 2, n. 1, c.p.);
– truffe ai danni dell’Unione Europea e dell’AGEA, volte alla indebita percezione di contributi comunitari e regionali (artt. 81 cpv., 110, 640 bis, c.p.);
– reati contro la fede pubblica, attraverso la stipula di fittizi contratti di affitto o comodato di fondi rustici, contraffacendo la firma di ignari proprietari terrieri ovvero contraffacendo la firma di proprietari già deceduti all’atto della stipula del contratto, ovvero ancora contraffacendo la firma di funzionari pubblici e il timbro di uffici comunali per far risultare come autenticate le firme apposte dai proprietari terrieri (artt. 81, 110, 483, 61 n. 2 c.p.);
– reati di abusivo trattamento di dati riservati (artt. 61, n. 2, 81 cpv., 110 c.p., 167 D. Lgs. n. 196 del 2003).
Quella di oggi rappresenta una tappa significativa dell’attività investigativa di più ampio respiro che la Procura della Repubblica di Palmi sta conducendo, sotto il diretto coordinamento del Procuratore Giuseppe CREAZZO, in ordine ai plurimi versanti di rilevanza penale delle condotte illecite connesse al diffuso fenomeno del bracciantato fittizio: la truffa per la erogazione dei contributi in agricoltura; il voto di scambio o corruzione elettorale; il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il provvedimento cautelare è scaturito al termine di un’attività investigativa, articolata e complessa; che si è nutrita ed alimentata dall’apporto delle competenze tecniche dei reparti specializzati dei Carabinieri del Comando Gruppo Tutela Lavoro di Napoli e del Comando NAC (Nucleo Antifrodi Carabinieri) di Salerno, oltre che del lavoro dei reparti territoriali del Comando Provinciale di Reggio Calabria e della Sezione di Polizia giudiziaria della Procura di Palmi, coordinati dai Sostituti Procuratori, Antonio D’Amato e Giulia Pantano, della Procura di Palmi. All’esito dei preliminari accertamenti, si acquisivano elementi tali da far ritenere che si trattava di aziende agricole inesistenti, prive della disponibilità di terreni agricoli, che reclutavano ed assumevano fittiziamente e solamente sulla carta numerosi braccianti agricoli. I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito, anche attraverso l’acquisizione di copiosa documentazione, analizzata in maniera certosina, di documentare l’esistenza di un consolidato e collaudato sistema truffaldino relativo a numerose assunzioni fittizie di braccianti agricoli, che faceva capo ad una ben articolata organizzazione criminale, dotata di una stabile struttura e composta da una pluralità di soggetti, ognuno dei quali con un proprio ruolo. I braccianti agricoli, beneficiati dalla virtuale assunzione, “compravano” le giornate di lavoro e conseguentemente i relativi benefici previdenziali, assistenziali e pensionistici, versando una “tangente” in denaro sia a coloro i quali avevano favorito tale assunzione, sia al datore di lavoro, corrispondente in linea di massima all’importo che avrebbero dovuto percepire come indennità di disoccupazione agricola l’anno successivo alla fittizia assunzione. L’illecito guadagno per i finti braccianti consisteva nell’acquisizione dei diritti pensionistici.
Nel corso dell’attività investigativa, che si è avvalsa anche di una serie di dichiarazioni fornite da uno degli indagati (ritenuto uno dei capi e promotore del sodalizio criminoso de quo), il quale ha deciso di collaborare con l’Autorità Giudiziaria, sono stati acquisiti importanti riscontri circa le condotte truffaldine degli indagati. Nel corso delle intercettazioni, telefoniche ed ambientali, infatti, gli indagati parlavano senza mezzi termini di “segnare le giornate” o “mettere le giornate” e, in alcuni casi, i falsi braccianti agricoli confessavano apertamente di non conoscere né le generalità del proprio datore di lavoro, né l’ubicazione dei terreni dove avrebbero dovuto prestare la propria attività lavorativa.
L’attività investigativa si è arricchita di servizi di osservazione e pedinamento, coevi alla effettuazione di intercettazione telefonica ed ambientale, nel corso dei quali sono state documentati con appositi filmati alcuni episodi di dazioni di denaro erogate dai fittizi braccianti ai soggetti in grado di farli assumere fittiziamente.
L’odierna operazione ha ricostruito l’organizzazione di un’associazione per delinquere per il reclutamento e l’assunzione stagionale di falsi braccianti agricoli, utilizzati da aziende fittizie, perché prive dei terreni agricoli, per intascare indebitamente contributi previdenziali INPS e Comunitari per un ammontare di oltre 2.500.000 euro. In definitiva, le somme erogate dall’INPS, in parte prevalente, e quelle erogate dall’AGEA, in parte minore, venivano divise tra i falsi lavoratori e gli organizzatori della truffa in cui hanno avuto parte anche funzionari pubblici e diversi professionisti, ognuno con compiti e ruoli ben definiti. Era a cura, ad esempio, dei due indagati D. S. e L. L. (coadiuvati dalle due collaboratrici ANSELMO Francesca e MORANO Vanessa) di effettuare la “denuncia” ai competenti uffici dell’INPS di Reggio Calabria della instaurazione di fittizi rapporti di lavoro in agricoltura (da cui poi avevano origine le prestazioni assistenziali e previdenziali a carico dell’INPS). Gli stessi si occupavano di gestire le aziende disposte ad assumere manodopera agricola fittizia. La ANSELMO, in particolare, forniva i dati dei terreni da inserire nei contratti di affitto, reclutando inoltre parte delle persone da assumere. Avvalendosi poi delle proprie credenziali di commercialista abilitata, effettuava in prima persona, presso il CAF-UIL di Cittanova, le assunzioni per conto delle fittizie aziende agricole, sia dei propri familiari, sia di terzi ed ella stessa si faceva assumere, fittiziamente, in qualità di bracciante agricola. È emerso che due dottori commercialisti mettevano a disposizione di no degli indagati i propri codici di accesso ai sistemi informatici e telematici, utilizzati per accedere ai portali dell’INPS e del Ministero del Lavoro, attraverso i quali veniva costituita formalmente la fittizia azienda agricola e venivano inseriti i nominativi dei falsi braccianti da assumere. C’era chi poi, come M.F. (indagato deceduto nelle more dell’adozione del provvedimento restrittivo), il quale aveva il compito di reclutare e segnalare all’organizzazione i lavoratori da assumere fittiziamente. Analogo compito era svolto dalla rappresentante del patronato CGIL di Cittanova, GALLUCCIO Rosangela, che reclutava e segnalava i lavoratori a fronte della promessa di pagamento di consistenti somme di denaro (2.000 Euro a persona), da parte dei braccianti agricoli fittiziamente assunti. Ruolo determinante era altresì ricoperto dai titolari effettivi o di fatto delle aziende agricole – CORSO Arturo, SIBIO Giuseppe, VALENZISI Angelo, PEPÈ Salvatore e FRISINA Vincenzo – che provvedevano al reclutamento e alla segnalazione delle persone disposte a figurare fittiziamente come avventizi assunti nel settore del bracciantato agricolo, potendo contare sulla falsa rappresentazione all’INPS di disponibilità di terreni, in realtà inesistenti. È la truffa delle aziende agricole “senza terra”, per realizzare la quale occorreva – è stato dimostrato – procedere alla contraffazione di firme di proprietari terrieri in calce a contratti di affitto di fondi rustici ovvero di acquisto di frutti pendenti.
Nel corso dell’operazione, in cui sono stati impegnati oltre 80 Carabinieri, sono stati sequestrati numerosi documenti e computers che saranno esaminati per riscontrare altre ipotesi di truffa. Al termine delle attività, gli arrestati sono stati associati presso la Casa Circondariale di Palmi (per gli indagati destinatari di OCC) e presso le abitazioni di residenza (per gli indagati destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari).
Occorre, infine, considerare come gli arresti di oggi si inseriscano in un‘attività investigativa più ampia che la Procura della Repubblica di Palmi sta conducendo in ordine ai diversi risvolti del diffuso fenomeno del bracciantato fittizio, venendo in considerazione non solo il profilo della truffa e del conseguente danno erariale, per svariati milioni di euro, arrecato all’INPS, ma anche altri profili di rilevanza penale oggetto di altri procedimenti per i quali è già stata esercitata l’azione penale, quali:
– la truffa per la erogazione dei contributi in agricoltura, che fonda sul medesimo meccanismo artificioso e raggirante, sia pure con diverso oggetto materiale del reato, poiché incidente sui contributi comunitari e regionali, circostanza che consente di sussumere la condotta nella diversa fattispecie di cui all’art. 640-bis c.p.;
– il voto di scambio o corruzione elettorale (previsto dall’art. 86 DPR 570/60, c.d. Testo Unico legge elettorale comunale e provinciale), che nell’ambito di altre indagini, ora approdate alla fase dell’udienza preliminare, hanno consentito di chiedere il rinvio a giudizio di esponenti politici ricoprenti cariche elettive, che, in cambio della promessa (o dell’assunzione) di fittizi rapporti di bracciantato agricolo, hanno ottenuto il voto o la promessa di voto in occasione della campagna elettorale;
– il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In altre indagini, pure collegate a questa, è stato disvelato il diffuso fenomeno di imprenditori agricoli disposti a far entrare in Italia immigrati dai paesi extra Unione Europea, sulla base di un permesso di soggiorno, ottenuto mediante la falsa rappresentazione della loro futura regolarizzazione contrattuale alle dipendenze dell’azienda agricola; regolarizzazione, che, tuttavia, non avveniva mai. Epperò, per effetto del nulla osta e del successivo visto di ingresso, il cittadino extracomunitario è riuscito a fare ingresso in Italia e a rimanervi, in maniera illegittima, per effetto della mancata stipula successiva del contratto di lavoro. Si è scoperto, paradossalmente, che i medesimi imprenditori, apparentemente disposti ad assumere manovalanza straniera extra comunitaria, hanno formalmente assunto come stagionali braccianti italiani, poi risultati fittizi, avendo fatto lavorare solo extra comunitari, non regolarizzati e pagati al nero (indagine migrantes).
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