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Operazione TNT, nelle intercettazione violenze inaudite su anziana vittima.
Nella relazione dell’operazione si evince che in molti casi è emerso che la banda preferiva colpire vittime, di cui conoscevano abitudini e orari, prediligendo in modo particolare anziani indifesi. Solo per citare alcuni esempi, per la rapina commessa a Cardeto nell’aprile del 2012 ai danni di due anziane donne, madre e figlia, Teodoro Moro, originario di Cardeto, temeva che potesse essere riconosciuto dalle due donne o da quel “bastardo del figlio”, perché “lo avevano visto crescere”.
Conosciuti alla banda erano anche una donna ed i suoi familiari a cui Massimo Murina, Alessio Cirillo, Massimo Piccolo e Osvaldo Surace hanno svaligiato la casa, approfittando della circostanza che un parente della donna fosse ricoverato insieme ad una congiunta di Murina, il quale, in tal modo, aveva modo di sapere esattamente quando colpire, essendo l’abitazione della vittima incustodita.
Ancora Murina e Piccolo, in un’altra occasione, dopo essersi guadagnati la fiducia di un impiegato di Reggio Calabria, dapprima si facevano prestare la sua auto, una BMW nuova di zecca, e successivamente, dopo aver simulato il furto dell’auto, si facevano consegnare da questi 3.000 euro in contanti, quale prezzo per l’intermediazione con una fantomatica banda di pericolosi ladri d’auto, somma consegnata dal malcapitato con enormi sacrifici e che MURINA provvederà a sperperare alle slot machine nel giro di qualche ora.
Violenza e ferocia inaudite
Durante i colpi la banda aveva fatto più volte ricorso all’uso delle armi e della violenza per terrorizzare le anziane vittime. I banditi erano soliti, infatti, colpire armati di coltelli, pistole, spranghe, bastoni, a volte utilizzando fucili a canne mozze, come nel caso di una rapina commessa a Pellaro.
ZAMPAGLIONE, ad esempio, spiegava ai correi che durante i colpi, lui la pistola la portava sempre, in quanto se la vittima avesse reagito, gli avrebbe tranquillamente sparato “se uno prende a fare… almeno lo tira, si deve difendere poi una persona per davvero, se deve andare male che vada male, vaffanculo … oh, un’arma è sempre un’arma”. Continuava spiegando che una volta entrati nell’abitazione da rapinare, era importante picchiare subito le vittime, specificando che più forte venivano picchiate e maggiore sarebbe stata la sudditanza psicologica ottenuta sulle stesse.
Non sempre però le vittime si arrendevano facilmente, come nel caso della rapina commessa ad un’anziana donna picchiata con ferocia e lasciata in una pozza di sangue e successivamente ricoverata per oltre un mese in ospedale.
I ricettatori
Le indagini consentivano, inoltre, di individuare alcuni soggetti, attualmente indagati per il delitto di ricettazione. Nei confronti degli stessi, in data odierna, è stata eseguita perquisizione domiciliare.
In pochi mesi di indagine sono stati circa una ventina gli episodi certificati e contestati agli odierni arrestati, commessi principalmente a Reggio Calabria ed in altre località limitrofe (Cardeto, Pellaro, Bocale, Campicello di Pellaro e Rosario Valanidi).
Nel corso dell’indagine, a distanza di pochissimo tempo dall’inizio della stessa, i Carabinieri del Comando Provinciale traevano in arresto nella flagranza di reato alcuni degli indagati, ponendo in tal modo fine alle loro pericolose scorribande.
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