Operazione Tattoo, nomi degli arrestati

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Oggi, personale della  Squadra Mobile, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa, in data 29 ottobre, dal GIP presso il locale Tribunale, nei confronti di ZINDATO Francesco, alias “il pistolero”, di Reggio Calabria classe 1977 , pregiudicato, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria; SONSOGNO Demetrio, di Reggio Calabria, classe 1969, pregiudicato; LABATE Antonino, di Reggio Calabria, classe 1977, pregiudicato; LABATE Santo, di Reggio Calabria, classe 1981, pregiudicato e TCHORZEWSKA Malgorzata, alias Margherita, nata in Polonia, classe 1979 e residente a Reggio Calabria.

Sono tutti ritenutr responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, favoreggiamento e ricettazione,  delitti aggravati dalla finalità di agevolare le attività delle associazioni mafiose.

Gli odierni provvedimenti restrittivi cautelari, eseguiti all’esito dell’operazione “TATTOO”,  costituiscono la prosecuzione delle pregresse attività investigative, sfociate nelle  operazioni di Polizia Giudiziaria denominate rispettivamente “Alta tensione 1 e 2”,  “San Giorgio” e “Cartaruga”.

Le nuove indagini,  basate sugli esiti di nuove intercettazioni telefoniche ed ambientali, operate queste ultime nei confronti dei detenuti germani ZINDATO, Francesco e Gaetano Andrea, hanno consentito non solo di identificare ed individuare le responsabilità di altri associati alla medesima consorteria criminale, ma anche di delineare i meccanismi operativi della cosca che, anche attraverso nuove affiliazioni,  ha proseguito nella gestione delle attività illecite finalizzate al procacciamento delle risorse finanziarie indispensabili al mantenimento del sodalizio.

In particolare, la nuova attività investigativa, ha consentito di individuare l’attività di favoreggiamento personale aggravato posta in essere, oltre che da PRATESI Giovanni in compagnia del quale ZINDATO era colto al momento dell’arresto, da altro sodale di estrema fiducia, cioè LABATE Antonino cl’77, in quanto, al momento dell’arresto  ZINDATO veniva trovato in possesso di una carta d’identità, provento di furto presso il Comune di Motta San Giovanni, denunciato in data 12.09.2003, sulla quale erano riportati le esatte generalità di LABATE ma con l’effigie di ZINDATO, il quale deteneva, altresì, la tessera sanitaria autentica dello stesso LABATE, che non ne aveva denunciato il furto o lo smarrimento, realizzando pertanto una sostituzione di persona strumentale per favorirlo nella elusione delle ricerche delle forze di polizia, il che costituisce espressione di quel principio di mutua assistenza tra associati che rappresenta uno dei pilastri fondanti di ogni associazione mafiosa.

Infatti, l’inattesa fine della latitanza, costringeva ZINDATO Francesco a tralasciare la prudenza comunicativa per impartire ai sodali liberi le disposizioni necessarie a proseguire le attività illecite dirette al procacciamento delle risorse finanziarie indispensabili al sodalizio criminale.

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