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Alle prime ore del 22 giugno 2014, ad esito di una complessa ed articolata attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la locale Squadra Mobile ha posto in esecuzione un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dal Pubblico Ministero, nei confronti di 5 scafisti di origine tunisina, ritenuti responsabili di aver organizzato il trasporto, a bordo un barcone di fortuna, di 52 clandestini di origine magrebina, in cambio di cospicue somme di denaro versate a titolo di pagamento del viaggio.
Il tutto trae origine da una operazione di soccorso in alto mare effettuata da due unità navali della Marina Militare e da un pattugliatore della Guardia Costiera, nell’ambito della nota operazione “Mare Nostrum”, che hanno intercettato tre imbarcazioni provenienti dalle coste del Nord Africa. Sono stati soccorsi in totale 615 cittadini extracomunitari, di cui 399 uomini, 104 donne, 112 minori, provenienti prevalentemente dalla Siria, dall’Eritrea e dal Magreb. I migranti sono stati poi trasbordati dalle tre unità navali militari alla più grande nave “Etna” della Marina Militare, che è sbarcata il 21 giugno 2014 nel porto di Reggio Calabria.
Nel corso delle indagini celermente avviate a seguito dell’arrivo dei migranti, gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal P.M. della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, riuscivano ad individuare il comandante e i componenti dell’equipaggio di una delle imbarcazioni partite da Sfax e dirette in Italia.
A conclusione di attività istruttoria, venivano sottoposti a fermo di indiziato di delitto disposto dal P.M. i seguenti cittadini extracomunitari di origine tunisina:
• CHARIF Fawzy, nato a Sfax (Tunisia) il 26.12.1975;
• HOUSSEM Hammami, nato a Mednin (Tunisia) il 14.06.1992;
• MARRAKKCH Amin, nato a Sousa (Tunisia) il 04.02.1988;
• MANNAN Bilal, nato a Sfax (Tunisia) il 19.08.1989;
• WALID Boucharouan, nato a Sfax (Tunisia) il 13.10.1989.
ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’ingresso illegale in Italia (artt. 416, commi 1 e 6 c.p. e art. 110 c.p. e 12 co 1, 3 lett. A), B), e D), 3 bis e 3 ter del D. Lgs nr. 286/98) perché, in concorso tra loro e ad altri soggetti in corso di identificazione, dimoranti in Italia ed all’estero, si associavano al fine di commettere una serie indeterminata di delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nel territorio dello Stato Italiano, attraverso il ricorso a vettori navali.
In particolare, per aver favorito, avvalendosi di un peschereccio abbandonato alla deriva, l’ingresso illegale in Italia di 52 magrebini, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere nel territorio nazionale, con l’aggravante:
• del numero dei concorrenti nel reato superiore a tre,
• di aver consentito l’ingresso di un numero di persone superiore a cinque,
• di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità,
• di averle sottoposti a trattamento inumano e degradante,
• di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto anche indiretto.
Gli scafisti, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale.
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