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Nella mattinata odierna personale della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Bovalino (RC) ha tratto in arresto MARZANO Grazia nata a Sant’Ilario dello Jonio (RC) il 21.09.1963, ivi residente, in esecuzione dell’Ordinanza di Custodia cautelare in carcere n. 70/2013, n. 634/2013 R.G.I.P./D.D.A. e n. 8/2013, emessa in data 11 u.s. dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria per il reato di estorsione aggravata dall’art. 7 della Legge 203/91, nell’ambito di una più vasta attività di indagine, nota alle cronache come operazione “Dogville”, che in data 23 gennaio u.s. consentiva di sottoporre a fermo di indiziato di delitto cinque persone accusate di aver posto in essere, in concorso tra loro, alcuni delitti di estorsione, riciclaggio ed usura, aggravati dall’aver agevolato la cosca di ‘Ndrangheta denominata BELCASTRO-ROMEO, operante nel comprensorio di Sant’Ilario dello Jonio (RC).
Nello specifico, a MARZANO Grazia viene contestato, in concorso con GALIZIA Antonio cl. 89 e MUSOLINO Domenico cl. 56, di aver costretto la vittima, mediante minaccia consistita nel far valere il potere di intimidazione derivante dalla nota appartenenza del MUSOLINO alla ‘Ndrangheta di Sant’Ilario dello Jonio (RC), ad assumere formalmente il GALIZIA prima quale dipendente di una ditta gestita dalla parte lesa, poi quale bracciante agricolo, nonché ad assumerlo “in nero” di nuovo presso la stessa ditta dall’estate del 2011 al gennaio 2012, senza che il predetto svolgesse alcuna apprezzabile attività lavorativa.
Inoltre, nei confronti dei seguenti soggetti già colpiti da decreto di fermo emesso in data 22 gennaio u.s. dalla DDA di Reggio Calabria nella persona del Procuratore Aggiunto dr. Nicola GRATTERI e del Sostituto Procuratore Antonio DE BERNARDO, è stata notificata in carcere la relativa O.C.C.:
– BELCASTRO Giuseppe, nato a Locri (RC) il 03.07.1956;
– GALIZIA Antonio, nato a Locri (RC) il 19.12.1989;
– NOCERA Giuseppe, nato Sant’Ilario dello Jonio il 11.04.1963;
– MUSOLINO Domenico, nato a Portigliola (RC) il 12.01.1956;
– TEDESCO Ivano, nato a Roma il 03.09.1963.
Come si ricorderà, alle prime ore del 23 gennaio u.s., a conclusione di una brillante ed articolata attività d’indagine, personale della Squadra Mobile e dei Commissariati di P.S. di Bovalino (RC) e Siderno (RC) davano esecuzione a 5 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto n. 70/13 R.G.N.R. mod. 21 D.D.A. emessi nella giornata precedente dai dott.ri Nicola GRATTERI ed Antonio DE BERNARDO, Procuratore della Repubblica Aggiunto e Sostituto Procuratore della Repubblica di Reggio Calabriancipalmente ller della cosca,ione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria si è determinata aadra Mobile e dei Commissariati, a carico dei soggetti da ultimo citati.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e dai Commissariati di P.S. di Bovalino e Siderno, effettuate con il ricorso ad attività di captazione telefonica ed ambientale corroborati da delicate attività di videosorveglianza e da specifici servizi di o.c.p., hanno permesso di documentare la commissione, da parte degli indagati in concorso tra loro e con ruoli e condotte variamente tipizzatesi, di più delitti di estorsione, riciclaggio ed usura aggravati dall’aver agevolato la cosca di ‘ndrangheta denominata BELCASTRO-ROMEO, operante nel comprensorio di Sant’Ilario dello Ionio (RC).
In particolare, le attività estorsive venivano perpetrate, ai danni di un imprenditore locale, titolare di una ditta individuale, che veniva, in un primo momento costretto ad assumere formalmente, in qualità di braccianti agricoli, alcuni affiliati alla cosca mafiosa e, successivamente, a subire pressanti condotte intimidatorie finalizzate a ottenere, con cadenza periodica, corresponsioni di denaro e compensi economici di varia natura, fatti questi che venivano regolarmente denunciati presso il Commissariato di Bovalino (RC).
L’inchiesta, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha consentito di documentare tali pressanti richieste di denaro, necessarie a pagare il “pizzo”, venivano talvolta soddisfatte mediante il pagamento, da parte dell’imprenditore sottoposto ad estorsione, di assegni che venivano portati all’incasso da uno degli indagati che, a sua volta, consegnava direttamente i relativi importi al capo cosca BELCASTRO Giuseppe cl. 56, ostacolando, in tal modo, l’identificazione della loro provenienza delittuosa.
Al fine di inquadrare il contesto ambientale in cui i fatti si sono verificati occorre lumeggiare, per l’appunto, la condotta ed il ruolo criminale di BELCASTRO Giuseppe il quale, seppur condannato all’ergastolo nell’ambito del Procedimento Penale nr. 99/97 R.G.N.R. D.D.A (“operazione Prima Luce”) veniva scarcerato, in data 14.12.2010, a seguito di provvedimento emesso dalla Corte D’Assise d’Appello di Reggio Calabria che dichiarava cessata, per decorrenza dei termini massimi, l’efficacia della misura cautelare in carcere disponendo l’applicazione nei suoi confronti della misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. In data 18.07.2011 il Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila disponeva la trasformazione della misura in libertà vigilata per anni due a seguito della quale il BELCASTRO faceva ritorno a Sant’Ilario dello Jonio.
Il BELCASTRO è ritenuto capo indiscusso della consorteria di ndrangheta dei BELCASTRO-ROMEO che, nel comune di S. Ilario dello Jonio, agli inizi degli anni ’90, ha scatenato una terribile guerra contro la cosca D’AGOSTINO, con la quale era già federata, insanguinando, con numerosi omicidi consumati in danno di esponenti delle opposte fazioni, le strade del comune jonico, al punto di indurre i vertici dei clan dominanti a Locri e Siderno a svolgere un’opera di mediazione per porre fine al cruento conflitto.
Lo scontro tra le due consorterie era stato causato dal crescente prestigio conquistato dal BELCASTRO Giuseppe che, in pochi anni, aveva messo in discussione la leadership dei fratelli D’AGOSTINO, Domenico, cl. 47, Vincenzo, cl. 50 e Raffaele, cl. 55.
Sino alla scissione, il BELCASTRO era stato fedele braccio destro e infallibile killer della cosca ma i metodi prevaricatori dei fratelli D’AGOSTINO e l’accaparramento da parte di questi dei proventi delle attività illecite cui erano dediti gli affiliati – principalmente traffico di stupefacenti con regioni del Nord-Italia, estorsioni, usura – determinarono il coagularsi del malumore di alcuni affiliati intorno alla figura del BELCASTRO, personalità forte e carismatica.
MARZANO Grazia è moglie di BELCASTRO Giuseppe e madre di GALIZIA Antonio.
L’arrestata, dopo le formalità di rito è stata condotta in carcere a disposizione dell’Autorità giudiziaria competente.
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