Operazione “Bellu lavuru 2”, coinvolti anche dirigenti società Condotte d’acqua e Anas

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carabinieri
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È proprio un bellu lavuru”, con queste parole i parenti di Giuseppe MORABITO, meglio conosciuto come “il Tiradritto”, annunciavano all’anziano capomafia, recluso nel carcere di Parma in regime di 41 bis, l’appalto per i lavori di ammodernamento della Strada Statale 106 jonica ed in particolare la costruzione della variante al centro abitato del comune di Palizzi.

Da quel momento i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria sono riusciti a monitorare l’intervento parassitario della ‘ndrangheta in ogni segmento dell’appalto.

In particolare, le cosche che operano in quella parte del territorio del mandamento jonico, confermando l’unitarietà della ‘ndrangheta, hanno superato tutte le rivalità che in quell’area in passato avevano dato luogo anche a sanguinose faide e si sono suddivise gli ambiti di intervento (arrivando addirittura a federarsi tra loro mediante apposito organismo direttivo denominato “base”), presentandosi ai responsabili della società appaltatrice come un unico interlocutore e coinvolgendoli nella gestione illecita dell’appalto.

Ne è scaturito un quadro investigativo che ha documentato come le cosche si sono infiltrate in ogni settore produttivo, hanno imposto: le assunzioni, le forniture di ogni tipo di materiale – finanche la cancelleria per ufficio – i contratti di subappalto e nolo.

Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, infatti, hanno accertato che il campo d’azione della ‘ndrangheta era rappresentato: per un verso, dall’infiltrazione diretta, mediante l’impresa di famiglia I.M.C. di STILO Costantino & C. S.n.c., ed indiretta, tramite la D’AGUÌ BETON S.r.l., nella fornitura del calcestruzzo dell’appalto pubblico per l’ammodernamento della S.S. 106; per altro verso, dalla gestione di fatto dei lavori di movimento terra, appannaggio della A.T.I. capeggiata dalla ditta CLARÀ e sotto un ultimo profilo, dalla sostanziale gestione di gran parte delle maestranze impiegate nei cantieri della grande opera.

Per quanto riguarda il calcestruzzo, è emerso che la ‘ndrangheta, attraverso dei prestanome vicini per vincoli di parentela alle cosche, ha monopolizzato l’intero ciclo, organizzando delle squadre per rubare gli inerti dalla fiumara Amendolea, produrre del calcestruzzo di bassissima qualità, imporne l’uso anche se non rispondente al vincolo progettuale, fatturarne falsi quantitativi e falsificarne, attraverso dei propri contigui, i risultati dei controlli.

Le investigazioni di Bellu lavoru hanno documentato che il direttore dei lavori dell’A.N.A.S. S.p.A., il capo cantiere della Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A., un impiegato amministrativo di cantiere della citata società appaltatrice, il direttore di cantiere della società appaltatrice, project manager della società appaltatrice, il direttore tecnico della società appaltatrice, al fine di favorire gli interessi economici della ditta I.M.C. di STILO Costantino & C. S.n.c., articolazione imprenditoriale del cartello formato dalle famiglie MORABITO – BRUZZANITI – PALAMARA a cui la stessa è direttamente riconducibile , hanno consentito alla predetta impresa di continuare la fornitura di calcestruzzo, nonostante in data 30 agosto 2007 fossero pervenute dalla Prefettura di Reggio Calabria una serie di informazioni “atipiche” che, nel rendere edotti i soggetti prima elencati del pericolo di infiltrazioni mafiose all’interno di detta impresa fornitrice, avrebbero dovuto portare all’estromissione immediata della suddetta impresa sulla base del disposto del protocollo d’intesa sottoscritto dalla stazione appaltante e dalla società appaltatrice con la Prefettura di Reggio Calabria.

In realtà, la prevista estromissione ha avuto luogo solo in data 12 novembre 2007, allorquando la Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A., a seguito dei rilievi della commissione prefettizia, ha comunicato all’impresa fornitrice che, ai sensi della “clausola risolutiva espressa” inserita nella scrittura privata, la risoluzione del rapporto in essere “non era più suscettibile di alcuna deroga”..

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Author: Cristina

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