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Continuano le indagini intorno all’omicidio che la notte di ferragosto ha gettato nello sconforto la comunità di Bagaladi, paese pre aspro montano in provincia di Reggio Calabria. Gli inquirenti sono risaliti in poco tempo all’omicida Carmelo Megale, barbiere del luogo, che ha confessato il delitto di Antonino Russo, 21enne del luogo, raggiunto da sette colpi di pistola calibro 6.35.
I militari stanno cercando di capire alcuni lati rimasti oscuri della vicenda. Infatti, non è stata ritrovata ancora l’arma usata per il delitto che lo stesso Megale ha dichiarato di aver lanciato in campagna e si cerca di risalire, allo stesso tempo, ad eventuali complici che avrebbero aiutato l’omicida durante la sua breve fuga. Nessun indizio anche sulla provenienza dell’arma che Megale, difeso dall’avvocato Emanuele Genovese, avrebbe trovato casualmente.
L’omicidio ha rappresentato l’epilogo delle lunghe vessazioni alle quali Megale è stato sottoposto per circa un mese e mezzo. Tutto ebbe inizio dalla rottura di un’amicizia tra i due dovuta ad una donna contesa da entrambi. Da questo momento Russo inizia a non lasciare scampo al giovane barbiere che viene puntualmente riempito di botte dalla vittima. Infatti, come noto, l’omicida dovette ricorrere alcuni giorni addietro alle cure dei medici del Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria dopo l’ennesima lite con Russo. Tutti motivi che hanno portato Megale la sera del 15 ad uscire di casa armato di una pistola per difendersi da eventuali aggressioni. Russo raggiunge il suo omicida a pochi metri dalla pizzeria, posta al centro del paese, in un momento in cui tutta la zona è affollata, e nasce l’ennesimo alterco che si tramuterà in tragedia. Megale a questo punto fugge in direzione di Melito Porto Salvo e si consegnerà poche ore dopo presso la caserma dei carabinieri di Melito Porto Salvo, in compagnia del suo legale, dove verrà ascoltato dagli uomini del comandante Onofrio Panebianco. Le indagini sono state coordinate del Sostituto Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Francesco Tripodi, che ha interrogato il giovane una volta trasportato in carcere. E’ stato disposto il provvedimento di fermo adottato dalla Polizia Giudiziaria.
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Bagaladi, Federico Curatola, che in una lettera si è rivolto alla comunità “in quanto sento il dovere, come primo cittadino, di esternare tutto il mio cordoglio a nome di tutta la comunità e di lanciare un grido di allarme e di sdegno nei confronti di un tale efferato delitto che ha gettato nello sconforto la nostra piccola e tranquilla cittadina.
Bagaladi si è risvegliato dopo circa mezzo secolo per una triste vicenda che ormai non si conosceva da tempo immemore. “Da ben 46 anni non succedevano “fatti di sangue” e dunque per me che ne ho trenta è il primo in assoluto nel mio paese – continua il giovane sindaco – e per di più coinvolge due ragazzi che ho visto crescere e che ho incontrato poche ore prima del fatto. La riflessione che tutti dobbiamo compiere è quella sui “valori” della vita: amicizia, rispetto verso il prossimo, lealtà, solidarietà, e soprattutto “legalità”.
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