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“Entro Natale sarai un uomo morto”. E’ l’ennesima intimidazione, la terza per essere precisi, che in pochi mesi riceve il giornalista del Quotidiano della Calabria Ferdinando Piccolo, corrispondente in prima linea dai comuni di Bovalino e San Luca. Un messaggio dal contenuto inequivocabile, non vergato solo sulla carta ma contemporaneo ad un altro gesto che si commenta da sé: il danneggiamento dell’autovettura del giovane cronista.
Piccolo scrive di ‘ndrangheta e lo fa scavando dietro ai fatti e le inchieste, abitando davvero a “cento passi” dalle case di boss e girando in lungo e in largo per i “santuari” dei clan. Gli stessi luoghi su cui si sono accesi i riflettori delle importanti operazioni dell’ultimo anno; ultima, in ordine di tempo, la “Reale 3”, che ha visto tra gli arrestati il consigliere regionale del Pdl Santi Zappalà. Piccolo ha messo sempre la faccia: significativo, in particolare, il suo intervento ad “AnnoZero” in collegamento da Reggio Calabria, fianco a fianco con altri giornalisti “infami” destinatari di intimidazioni.
Il giornalista del Quotidiano non va lasciato solo e la solidarietà di rito non basta. Alla Prefettura di Reggio Calabria, la magistratura e le forze dell’ordine il compito di vigilare sull’incolumità di Ferdinando Piccolo, mettendo in essere tutte le misure necessarie a verificare la paternità dei messaggi di morte e garantire al giornalista il proseguo del suo impegno civile e professionale.
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