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La sentenza di primo grado emessa ieri dalla Corte d’Assise del Tribunale di Locri rende finalmente giustizia alla famiglia Congiusta, all’impegno coraggioso del padre Mario e gli amici di Gianluca, delle associazioni antindrangheta e gli enti locali per far luce sull’omicidio. Gianluca purtroppo non sarà restituito all’affetto dei suoi cari, ma – con la condanna all’ergastolo del boss Costa e a 25 anni per Curciarello – ai clan è stato lanciato un chiaro segnale di fermezza.
Un segnale emerso al termine di una giornata di intensa passione civile, che ha visto decine e decine di cittadini attendere con il fiato sospeso e speranza la sentenza accanto ai familiari di Gianluca: è la prima volta che ciò avviene in Calabria in un processo contro le ‘ndrine.
Il verdetto del Tribunale di Locri dimostra, inoltre, l’efficacia della linea di condotta assunta da diverse istituzioni locali – con in prima linea la Provincia di Reggio Calabria e la gravissima assenza del Comune di Siderno – che si sono costituite parti civili nel processo ed ora avranno diritto al risarcimento dei danni morali. Un esempio, quello che ha avuto inizio con il processo Congiusta, seguito poi in numerosi dibattimenti in corso che vedono la ‘ndrangheta alla sbarra. Prova anche questa che qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta, con i clan che vedono erodere progressivamente il bacino dei consensi e la rete di collusioni.
Un abbraccio di cuore a Mario, Roberta, Alessandra e a tutti coloro che hanno tenuto vivo il sorriso di Gianluca in questi anni.
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