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Fontane senz’acqua, nobiltà senza creanza. E’ un vecchio proverbio friulano che ben si adatta alla realtà reggina, dove però ad essere senza creanza, senza dignità, è la dirigenza politica che ha amministrato questa città negli ultimi nove anni. Le fontane, invece, non solo sono senz’acqua o corrose dal sale, come quelle domestiche di interi rioni popolari, ma in certi casi vengono smontate e rimosse surrettiziamente contro la volontà dei cittadini – si veda la vicenda della “Gabella” di Santa Caterina – o scompaiono nel nulla senza lasciare alcuna traccia. Roba da “Chi l’ha visto?”.
Proprio di una clamorosa sparizione vorrei parlare. Una “desaparacida” di cui da tempo non si hanno notizie. A farcela tornare in mente, per fortuna, è stata alcuni giorni fa la “solerte” nota del governatore della Calabria, nonché già sindaco di Reggio, Giuseppe Scopelliti, attraverso la quale ha ricordato i lavori di riqualificazione di piazza Castello realizzati sotto la sua gestione. Lavori durati circa due anni e ultimati, con la riconsegna alla pubblica fruizione di questo luogo nevralgico della città, nel luglio del 2007. Scopelliti non è stato scevro di particolari dell’opera di restyling che ha riguardato l’area circostante la fortezza aragonese: ha scritto della basole in pietra lavica e dei marciapiedi in pietra di Macellari, del riutilizzo di una parte della vegetazione che caratterizzava la storica piazza (che, però, ricordavamo un tantino più fitta e lussureggiante) ed altre opere di lifting.
Fin qui, a parte il disboscamento dell’unico polmone verde di una zona densamente trafficata, poco da eccepire. Ma Scopelliti non si limita al passato e parla anche del futuro, della riqualificazione complessiva dell’area grazie all’Apq tra Comune, Ministero dei Beni Culturali e Regione Calabria. Bene, benissimo. Nessun cenno, però, alla nostra “desaparacida”, nemmeno di striscio, negli interventi pianificati. Sto parlando della fontana bronzea a forma di delfino che, prima dei suddetti lavori, faceva bella mostra in piazza Castello. Un’opera di pregio artistico, che rappresenta un pezzo di storia di Reggio, di cui da allora non si sa più nulla.
La fontana di piazza Castello era – o meglio è, perché speriamo di avere presto buone nuove sulla sua sorte – “sorella” delle opere bronzee che ancora campeggiano in cima alla scalinata di Via Giudecca. Le famose “Tre fontane”. Con queste faceva parte di un lotto proveniente da un’opera monumentale un tempo collocata sul lungomare. In passato, infatti, l’approvvigionamento idrico della città di Reggio (ricca d’acqua grazie alle falde alimentate dai torrenti non ancora cementificati) avveniva in riva al mare, presso cui sorgevano almeno due grandi fontane. Una di esse, Fontana Nuova (conosciuta pure come Fontana della Pescheria), fu danneggiata dal terremoto del 1783, così durante i lavori di riedificazione si provvide a restaurarla. Le cinque bocche marmoree precedenti furono sostituite con le quattro bocche a forma di delfini bronzei che oggi conosciamo. Successivamente al sisma del 1908, durante il quale l’edificio della Fontana Nuova andò distrutto, le bocche bronzee furono collocate in due punti diversi della città: tre sono, appunto, le “Tre fontane” della zona collinare, mentre la rimanete fu sistemata in piazza Castello.
Che fine ha fatto la fontana che manca all’appello? Impacchettata, con numero d’inventario, in qualche magazzino polveroso in attesa di tempi migliori? Parcheggiata temporaneamente in un giardino di novelli patrizi reggini? Boh! Credo che tanti cittadini siano curiosi come me di sapere, da Scopelliti che ha supervisionato i lavori e da Raffa che li ha ereditati, cosa ne è stato di quest’opera e desiderosi, magari, di poterla riammirare ai piedi del Castello Aragonese. E perché no, un pizzico di utopia non guasta, di poter tornare a bere acqua fresca e pulita da quella storica fonte.
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