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Liberalizzare le professioni: il Governo ci ha provato ma, al primo segnale di rivolta, ha prudentemente scelto il dietro front. La questione, però, è tutt’altro che sanata e tranquilla, specie per i giornalisti.
Perché, se è vero che il processo di riforma ha subìto una palese battuta d’arresto, per buona pace, ad esempio, di notai e avvocati, per l’Ordine dei giornalisti la faccenda non solo non si è chiusa, ma è diventata ancor più complessa e delicata. E la battaglia in difesa dell’Ordine – attenzione: Ordine, non casta – dei giornalisti, più che mai necessaria e improcrastinabile.
Basta dare uno sguardo alle norme introdotte, pezze mal cucite su una falla che continua ad allargarsi, che di chiaro non hanno nulla, se non l’intento – questo sì, perfettamente riuscito – di alimentare la confusione.
“L’esistenza degli Ordini è fondamentale per garantire tutela e autonomia ai giornalisti italiani”: una motivazione, forte e chiara, messa, dunque, nero su bianco da una rappresentanza nazionale di giornalisti professionisti e pubblicisti che, sotto il peso di una scure che, a tutt’oggi, minaccia di cancellare l’Ordine e, soprattutto, i pubblicisti (un esercito di 70mila iscritti, tra collaboratori e freelance), ha deciso di dare impulso ad una petizione.
In nome dell’identità, dell’indipendenza e del giusto trattamento economico della professione.
A lanciarla, Domenico Falco (Giunta esecutiva Fnsi – Vicepresidente Odg Campania), Carlo Parisi (Giunta esecutiva Fnsi – Segretario Sindacato Giornalisti della Calabria), Ezio Ercole (Consigliere nazionale Fnsi – Vicepresidente Odg Piemonte), Gino Falleri (Consigliere nazionale Fnsi – Vicepresidente Odg Lazio), Vincenzo Colimoro (Consigliere nazionale Fnsi – Presidente Assostampa Campania), Lorenzo Del Boca (Consigliere nazionale Odg), Maurizio Andriolo (Vicepresidente vicario Inpgi), Giuseppe Gallizzi (Presidente Revisori dei Conti Odg) e Attilio Raimondi(Consigliere nazionale Odg – Sindaco revisore Inpgi).
Un’esigenza, la loro, che nasce dal timore, affatto fugato, che, dopo la pausa vacanze, qualche signore della politica torni a sferrare un nuovo attacco “diretto, da un canto, – si legge nel documento formulato dai colleghi – ad abolire gli Ordini professionali e segnatamente l’Ordine dei giornalisti, dall’altro a sacrificare gli irrinunciabili valori di indipendenza e autonomia della professione”.
Da qui l’invito, rivolto a tutti i giornalisti italiani, a far sentire la propria voce e manifestare un chiaro dissenso, firmando la petizione sul sito www.giornalisticalabria.it .
“Un gesto doveroso – fanno notare i colleghi, primi firmatari – se vogliamo tutelare la nostra professione, in tutte e due le sue componenti, professionisti e pubblicisti, che hanno pari dignità, anche rappresentativa: se si arrivasse, infatti, all’abolizione dell’Ordine e dell’esame di Stato per l’accesso alla professione, ci troveremmo in mezzo ad una giungla. Senza regole, né tutele”.
Come se i problemi che la categoria deve, ad oggi, affrontare, non bastassero.
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