‘Ndrangheta, sequestrati beni per 10 Mln di euro

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Prosegue senza soluzione di continuità  l’aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti da parte di soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta.

Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia della  Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nella persona del Procuratore Dr. Federico CAFIERO DE RAHO, del Proc. Agg. Dr. Michele PRESTIPINO e  del Sost.Proc. Dr.ssa Sara Ombra, con due decreti emessi rispettivamente il 10 ed il 14.05.2013, ha disposto il sequestro di numerosi beni riconducibili a CIAPPINA Antonino, nato A Vibo Valentia il 22.01.1976 e a GRAMUGLIA Matteo, nato a Palmi (RC) il 12.05.1953.

I provvedimenti di sequestro, eseguiti da personale dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Anticrimine della Questura e del Commissariato di Palmi, rappresentano la naturale evoluzione dell’indagine condotta dalla locale Squadra Mobile e dal Commissariato di P. S. di Palmi diretti dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Reggio Calabria  da cui è scaturito il procedimento penale n. 4508/06 R. G. N. R./D. D. A. e n. 2815/07 R. G. G. I. P./D. D. A., poi sfociato nelle due ordinanze di custodia cautelare n. 107/09 O. C. C. e n. 1/10 O. C. C. del maggio 2010, noto come operazione “COSA MIA”, a carico, tra gli altri, dei principali esponenti della cosca GALLICO.

 L’operazione cd. “Cosa Mia” ha coinvolto i maggiori esponenti delle ‘ndrine dei Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano di Palmi e quelle contrapposte dei Bruzzise-Parrello operanti nella frazione di Barritteri di Seminara, protagoniste di una sanguinosa faida tra il 2004 ed il 2008, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione aggravata e altri delitti contro il patrimonio, con particolare riferimento agli appalti legati all’ammodernamento del V macrolotto dell’autostrada A3 (tra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla), in relazione ai quali estorcevano alle ditte appaltatrici il pagamento di una tangente del 3% sull’importo fissato nel capitolato d’appalto (c.d. “tassa ambientale”) nonché il rifornimento di calcestruzzo da aziende vicine agli ambienti mafiosi.

In particolare il Ciappina deve rispondere del delitto associativo perché forniva un costante contributo per la vita dell’associazione, dedicandosi prevalentemente alle attività estorsive, in attuazione delle disposizioni impartite da GALLICO Rocco, di cui era uomo di fiducia, contribuendo al mantenimento della latitanza di quest’ultimo, e, più in generale, mettendosi a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo.

Al Gramuglia Matteo, unitamente al figlio Vincenzo, veniva   contestato, quale imprenditore “di riferimento” della cosca di ‘ndrangheta dei Parrello-Bruzzise, operante nel comune di Palmi, di aver ottenuto, sul V macrolotto della A3, sub-appalti,  forniture e noli con le tipiche modalità mafiose. Non casuale il fatto che, nel dicembre 2005, in concomitanza con l’esecuzione dei lavori di ammodernamento dell’A3 nella zona di “competenza” (Barritteri di Seminara), l’oggetto sociale della ditta individuale Gramuglia Matteo, che per quasi trenta anni si era occupata esclusivamente del trasporto di legname, era stato modificato ad hoc con l’aggiunta dell’attività di commercio all’ingrosso di materiale da costruzione, quali ghiaia, sabbia e pietrisco provenienti da cave autorizzate. Medesimo discorso per l’impresa individuale del Gramuglia Vincenzo, che, nel 2006, modificava l’originario oggetto sociale, rappresentato dalla coltivazione di cereali e dal trasporto del legname, aggiungendo l’autotrasporto di cose per conto terzi.

         Alla valenza delle acquisizioni probatorie inerenti il  procedimento “Cosa Mia”, si sono ora aggiunte le attività di indagine patrimoniale che hanno ricostruito ed evidenziato la sproporzione tra i redditi percepiti dai proposti e dai propri nuclei familiari ed il patrimonio agli stessi direttamente o indirettamente riconducibile.

         I beni sottoposti a sequestro sono costituiti, per Ciappina Antonino, da:

  • Un immobile sito nel Comune di Palmi (RC);
  • Quote sociali e patrimonio aziendale (comprensivo di conti correnti) della società “LOVENA Srl”, avente sede legale a Milano ed esercente l’attività di costruzione di edifici residenziali, con unità locale avente sede in Crema.
  • Quote sociali e patrimonio aziendale (comprensivo di conti correnti) della società “VAREDIL COSTRUZIONI Srl”, avente sede legale a Palmi ed esercente l’attività di acquisto, vendita, permuta, locazione e sublocazione di immobili civili, industriali e rustici, nonchè di costruzione di immobili civili e industriali;
  • Quote sociali e patrimonio aziendale (comprensivo di conti correnti) della società “DIANA PALLET Srl”, avente sede legale in Treviglio (BG), esercente l’attività di commercio all’ingrosso di legname, operazioni di facchinaggio, trasporto merci e manovalanza in genere; lavori di pulizia in genere;
  • Patrimonio aziendale (comprensivo di conti correnti) dell’impresa individuale “OUTLET DELLA FRUTTA DI COTUGNO STEFANIA”, avente sede legale in Mozzanica (BG) ed esercente l’attività di commercio di frutta e verdura;
  • Polizze assicurative ed altri conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi.

Invece per quanto riguarda Gramuglia Matteo, i beni oggetto del provvedimento ablatorio consistono in:

  • 9 polizze assicurative ed altri conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi.

L’attività odierna che ha condotto al sequestro di un patrimonio il cui valore ammonta a circa 10.000.000,00 di euro rappresenta l’ennesimo brillante risultato nella lotta incessante ai patrimoni mafiosi.

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Author: Cristina

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