‘Ndrangheta, “Operazione Blue Call”: gli arrestati

bellocco emanuela

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Alle prime ore di stamane, a conclusione di una brillante ed articolata attività d’indagine, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria ha dato esecuzione, unitamente all’Arma dei Carabinieri ed alla Guardia di Finanza, a 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. di Reggio Calabria, frutto di un lavoro congiunto del Procuratore Aggiunto dr. Michele PRESTIPINO GIARRITTA e dei Sostituti Procuratori MUSARO’, CENTINI e CERRETI della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, con il Procuratore Capo dr. Giuseppe CREAZZO e il Sostituto Procuratore BUCARELLI della Procura della Repubblica di Palmi, in collegamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano nelle persone del Procuratore Aggiunto d.ssa Ilda BOCCASSINI e del Sostituto Procuratore dr. Paolo STORARI nonchè con la Procura Federale della Svizzera – sede distaccata di Lugano (CH), rappresentata dal Procuratore Capo dr. Pierluigi PASI.

I soggetti colpiti dalle misure restrittive sono ritenuti elementi di spicco dell’associazione mafiosa denominata ’ndrangheta, operante sul territorio della Provincia di Reggio Calabria, sul territorio nazionale ed estero costituita da molte decine di “locali”, articolate in tre mandamenti e con organo di vertice detto “Provincia” ed, in particolare, appartenenti all’articolazione territoriale denominata cosca BELLOCCO, operante sul territorio del comune di Rosarno, a sua volta inserita nel mandamento tirrenico, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, detenzione di armi da fuoco, riciclaggio, rapine ed intestazione fittizia di beni.

Si riportano i nominativi dei 23 soggetti attinti da nr. 2 misure cautelari emesse nell’ambito dei procedimenti penali nr. 8507/10 R.G.N.R. D.D.A. (già 3451/10 R.G.N.R. D.D.A. e nr. 1236/2010 R.G.N.R. D.D.A. significando che l’esecuzione dei provvedimenti cautelari è stata delegata alla Squadra Mobile (per gli arrestati dal nr. 1 al nr. 16), al G.i.c.o. della Guardia di Finanza di Milano (per gli arrestati nr. 17 e nr. 18), al R.o.s. dell’Arma dei Carabinieri (per l’arrestato nr. 19) e alla Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro (per gli arrestati dal nr. 20 al nr. 23).

BELLOCCO Umberto nato a Cinquefrondi il 01/08/1983, detenuto presso la Casa Circondariale di Lanciano (CH);
BELLOCCO Francesco nato a Cinquefrondi il 15/05/1989, detenuto presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria;
BELLOCCO Maria Angela, nata a Cinquefrondi il 01/09/1981 ed ivi residente in via Giacomo Matteotti nr. 13;
BELLOCCO Emanuela nata a Rosarno il 30/08/1975 ed ivi residente in via Aldo Moro s.n.c.;
ZUNGRI Francesco nato in Russia il 02/07/1989 e residente a Rosarno in vico del Forno nr. 15;
MALVASO Pasqualino nato a Rosarno il 13/10/1975 ed ivi residente in via Giacomo Matteotti nr. 13;
BELCASTRO Michelangelo nato a Cinquefrondi il 30/07/1989, residente a Bulgarograsso (CO) in via Guglielmo Marconi nr. 2;
LONGO Carlo Antonio nato a Galatro il 23/06/1964, residente in Monzambano (MN) in Strada Castellaro Nuova nr. 54;
D’AGOSTINO Francesco nato a Taurianova il 17/06/1975, detenuto presso la Casa Circondariale di Palmi;
D’AGOSTINO Vincenzo nato a Rosarno il 10/01/1961 ed ivi residente a in via Carlo Lorenzini nr. 20;
OLIVERI Domenico nato a Palmi il 20/12/1979, detenuto presso la Casa Circondariale di Benevento;
ELIA Francesco nato a Rosarno il 13/09/1975 ed ivi residente in via Provinciale nr. 205;
GALLO Sabrina nata a Cinquefrondi il 09/09/1990, residente a Rosarno in via Ugo La Malfa nr. 30;
NOCERA Maria Serafina nata a Rosarno il 14/08/1954 ed ivi residente in via Elena nr. 126;
PANETTA Rocco nato a Galatro il 24/10/1974, residente a Misinto (MB) in via del Cavo nr. 5;
RULLO Raffaele nato a Cinquefrondi il 18/03/1985, residente a Giffone in via Giosuè Carducci nr. 1/C.
NOCERA Francesco nato a Cinquefrondi il 17/12/1982, detenuto presso la Casa Circondariale di Potenza;
MERCURI Francesco nato a Gioia Tauro il 26/01/1979, residente ad Albano Sant’Alessandro (BG) in via don Giovanni Schiavi nr. 7;
BELLOCCO Michele nato a Rosarno il 19/03/1950 ed ivi residente in via Giacomo Matteotti s.n.c.;
PIROMALLI Vincenzo nato a Rosarno il 09/07/1969 residente in Sesto San Giovanni (MI) in via Rabbino nr. 28;
LIGATO Bartolo Angelo nato a Gioia Tauro il 12/12/1983, detenuto presso la Casa Circondariale di Palmi;
PIROMALLI Luigi nato a Polistena il 27/12/1989, residente in Rosarno alla via Paolino nr. 28;
TIMPANI Luigi nato a Cinquefrondi il 02/01/1988 e residente in Casalgrande (RE) via San Lorenzo nr. 20;

La presente attività d’indagine denominata “Blue Call” è stata avviata dalla Sezione Criminalità Organizzata, agli inizi del 2010 e, pertanto, all’indomani dell’Operazione “Rosarno è Nostra”, condotta da questa Squadra Mobile e dall’omologo ufficio bolognese che aveva documentato gli interessi criminali ed imprenditoriali della cosca BELLOCCO in Emilia Romagna e la “spaccatura” in atto di alcuni suoi elementi con la temibile cosca PESCE di Rosarno.

Va evidenziato, preliminarmente, che la consorteria mafiosa dei BELLOCCO, è unanimemente considerata tra le più potenti e pericolose della ‘Ndrangheta calabrese e mediante l’utilizzo di meccanismi di tipo “federale” da piccola ‘Ndrina di paese, è arrivata a gestire negli anni ’90 il traffico di stupefacenti, facendo registrare una perniciosa operatività anche in altre regioni italiane, specie in quelle del Nord, ove sono residenti soggetti talvolta in grado di sviluppare una propria autonomia gestionale delle attività illecite.

Altro aspetto sintomatico della pericolosità della cosca BELLOCCO è l’aver costituito nel corso degli anni piccole e medie imprese con le quali si è assicurata inizialmente la gestione degli appalti per la costruzione del Porto di Gioia Tauro e, successivamente, imponendo tangenti alle imprese non controllate direttamente dalla ‘Ndrina, fino a far divenire, il comprensorio di Rosarno come il centro del “potere mafioso” del settore tirrenico di questa provincia.

Le recenti inchieste giudiziarie “Rosarno è Nostra 1 e 2” condotte da questa Squadra Mobile, hanno documentato come i BELLOCCO riciclassero il denaro proveniente da illecite attività per il tramite di BELLOCCO Domenico, detto Micu‘U longu, figlio del boss BELLOCCO Giuseppe e nipote di BELLOCCO Carmelo che venne autorizzato a rappresentare la famiglia in assenza dei capi cosca e si diede alla latitanza verso la fine del 2009 per poi essere localizzato a catturato, il 31 Gennaio 2010, da questa Squadra Mobile, nella città di Roma.

Con l’arresto di BELLOCCO Domenico altri affiliati della cosca proseguirono lungo la scia tracciata dallo stesso ed, in particolare, uno di loro venne individuato in LONGO Carlo Antonio, già noto all’Ufficio come uomo di fiducia del boss ergastolano BELLOCO Giuseppe e residente in Svizzera, nel Canton Ticino e, per tale motivo, oggetto di indagini da parte di questa Squadra Mobile e della Polizia Giudiziaria Federale elvetica, previo accordo tra la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e la Procura Federale della Svizzera – sede distaccata di Lugano (CH).

Nel corso delle attività investigative è emersa la figura criminale di BELLOCCO Umberto che, scarcerato dalla Casa Circondariale di Sulmona il 27 Aprile 2010, veniva sottoposto ad attività tecnica poichè considerato il naturale “erede” del fratello Micu ‘u longu. Inoltre, nonostante la giovane età Umberto aveva avviato una serie di rapporti d’affari non meglio precisati proprio con il LONGO Carlo, nel Nord Italia ed, in particolare, in Lombardia.

Dal complesso delle attività è stato accertato quindi l’interesse della cosca BELLOCCO ad acquisire una società attiva nel settore dei call center, operazione imprenditoriale che avrebbe potuto contare sull’apporto qualificato di FRATTO Emilio, commercialista di origine calabrese.

Ebbene, tra la fine del 2010 e gli inizi del 2011, come emerge dalle conversazioni tra gli indagati, il BELLOCCO ed il suo gruppo criminale entreranno nel pieno possesso dell’azienda, pur non comparendo in atti ufficiali e ricoprendo ruoli di alcun genere, segno di una gestione dell’impresa reale ma mai formalizzata, tale da consentire alla cosca rosarnese il pieno controllo della persona giuridica, il godimento dei relativi frutti allo scopo di evitare eventuali e futuri provvedimenti di sequestro.

In particolare, già dal Gennaio 2011, BELLOCCO Umberto e gli altri sodali, iniziano a “far tappa” presso l’azienda e, segnatamente, presso le sedi di Cenusco sul Naviglio (MI) e Rende (CS) ed emergono le prime conversazioni indicative dell’avvenuto ingresso nella società.

Da una parte, vengono intercettate conversazioni in cui FRATTO Emilio, assume l’onere di riorganizzare l’intero apparato aziandale utilizzando il personale già alle dipendenze della Blue Call dall’altra BELLOCCO Umberto, confida ad alcune conoscenti che sta “gestendo un call center a Cernusco sul Naviglio”. Sulla stessa linea d’onda, LONGO Carlo Antonio riferirà ad un suo interlocutore di trovarsi a Cernusco sul Naviglio, accreditandosi quale imprenditore di successo dal momento che “stava per entrare, in qualità di socio, all’interno di un call center, con 800 dipendenti ed una sede ubicata in provincia di Cosenza”.

Il 19 gennaio 2011, la Polizia Federale Svizzera, nell’ambito del consueto scambio di informazioni investigative, intercettava una conversazione ambientale avvenuta all’interno della nuova dimora di LONGO Carlo Antonio, sita nella città di Carona, nel Canton Ticino nella quale quest’ultimo riferiva al proprio ospite che per l’acquisizione della “Blue Call” i soldi occorrenti erano stati investiti da RUFFINO Andrea, figlio della titolare GUBERNATI Annamaria, già conoscente di FRATTO Emilio (“i soldi noi non ne abbiamo messi… solo i soldi li ha messi … Andrea … che l’ ha fatta … Tommaso non ha messo niente che gliel’ ha regalata Andrea”).

Dalla medesima conversazione ambientale si acquisiva contezza che l’interesse del LONGO per la società “Blue Call S.r.l.” era nato da un proposito del FRATTO che era in contatto con un suo debitore, tale RUFFINO, il quale per sdebitarsi gli aveva proposto di entrare nell’affare del call center, a titolo di  indennizzo del debito contratto.

Fiutata la propizia occasione, il LONGO non perdeva tempo ad illustrarne i dettagli a BELLOCCO Umberto che, ormai da tempo, lo aveva “delegato” alla ricerca di qualche business nel quale investire i proventi criminali della cosca (“Chiamo a lui, gli dico: << Umberto, se vuoi, vuoi, altrimenti niente. Anzi, sentiamo come va >>. E poi siamo andati avanti e ancora stiamo facendo”).

Da qui, ottenuto il placet dell’allora reggente della cosca rosarnese BELLOCCO Umberto, LONGO Carlo Antonio aveva provveduto ad imbastire, con l’aiuto di FRATTO Emilio, la trattativa che li avrebbe portati all’acquisizione della persona giuridica in argomento.

Si comprendeva, altresì, che ad avere potere decisionale nella gestione della ditta era proprio il giovane figlio dell’ergastolano BELLOCCO Giuseppe, cui tutti i complici dovevano sottostare, vero arbitro e conduttore delle dinamiche interne all’Azienda, unica persona in grado di avallare o di porre il veto su ogni valutazione di merito.

E’ emerso, inoltre, il ruolo di BELCASTRO Michelangelo, originario di Giffone (RC) ma da qualche tempo residente a Bulgarograsso (CO), uno tra i protagonisti degli incontri fissati dal trio LONGO-FRATTO-BELLOCCO e, quale soggetto incensurato, sarà inserito il 27 dicembre 2010 nell’organigramma societario della Blue Call S.r.l. con la “benedizione” di BELLOCCO Umberto, con la carica di “amministratore unico”.

A costoro si affiancheranno, ben presto, RULLO Raffaele, PANETTA Rocco, VELTRI Tommaso, RUFFINO Andrea e la compagna di FRATTO Emilio, MOUSSAID Hanane detta Sabrina, anch’essi interessati e parti in causa nella “trattativa” imprenditoriale voluta da BELLOCCO Umberto.

Giova evidenziare, a tal fine, come i soggetti interessati alla gestione della società, tra cui VELTRI Tommaso e RUFFINO Andrea, pur non avendo apparenti legami con ambienti di criminalità organizzata erano inizialmente convinti che la presenza di elementi della cosca BELLOCCO nella società Blue Call poteva tornare loro “utile” poichè avrebbe garantito loro una sorta di “immunità” da altri sodalizi mafiosi, nell’errata considerazione che gli appetiti criminali nei confronti della Blue Call da parte di altri clan mafiosi sarebbero stati tempestivamente bloccati sul nascere dai vari LONGO, PANETTA, BELCASTRO o RULLO e, soprattutto, dal BELLOCCO.

Nonostante tutto, la trattativa era in corso ed all’inizio del mese di Febbraio 2011 avviene un importante incontro degli indagati nella città di Cosenza e sarà prodromico alla definitiva acquisizione al gruppo calabrese, formato nell’occasione da LONGO Carlo Antonio, PANETTA Rocco, BELLOCCO Umberto ed Emilio FRATTO, del call center di Rende (CS).

In corso d’indagine, il 10 marzo 2011, il BELLOCCO Umberto si rendeva latitante per sfuggire ad un provvedimento coercitivo emesso dalla D.D.A. di Milano cd. “Operazione Imelda” lasciando le “consegne” ai propri sodali e, di conseguenza, si intensificavano i rapporti tra LONGO Carlo Antonio e NOCERA Maria Serafina, madre del latitante Umberto alla quale il LONGO avrebbe fatto capo per rendere conto delle azioni future, in nome della ‘ndrina che rappresentava.

In tale fase, per “volere” di BELLOCCO Umberto, proprio LONGO Carlo Antonio, sarà perfettamente a proprio agio nella veste di gestore delle somme di denaro affidategli dalla cosca di Rosarno consentendo ai BELLOCCO l’ingresso nella Blue Call s.r.l. e, successivamente a seguito di mutamento di denominazione sociale, di acquisire progressivamente il controllo della società Future s.r.l..

Le conversazioni telefoniche ed ambientali intercettate a carico degli indagati hanno documentato, in epoca successiva all’acquisizione della società, uno spaccato inquietante dei rapporti tra la cosca BELLOCCO e la compagine societaria della Future s.r.l. accertando sistematiche appropriazioni di denaro proveniente dalle casse della società, la percezione da parte del LONGO e di BELLOCCO Umberto di uno stipendio privo di ogni giustificazione ed, infine, come il LONGO fosse divenuto il “portavoce” delle pressanti richieste avanzate dal giovane latitante BELLOCCO Umberto, che venivano eseguite con esplicite minacce verbali e fisiche prima nei confronti dei soci della Blue Call s.r.l. e poi della Future s.r.l.

Atteso quanto sopra, il RUFFINO ed i suoi soci inizieranno, a partire dal maggio 2011, una febbrile trattativa per consentire ai “calabresi” di uscire dalla Blue Call Srl, previo pagamento di un lauto premio in denaro di circa € 2.000.000,00 che veniva richiesto dal LONGO, quale indennizzo per consentire loro di abbandonare l’impresa “senza conseguenze per alcuno”, tentativo che non sortirà l’effetto sperato.

Si aggiunga, inoltre, che le condotte criminali del BELLOCCO non si esaurivano soltanto con la “Blue Call” ma avevano attinto, con l’aiuto del fidatissimo MERCURI Francesco, il campo della ristorazione, arrivando ad acquisire un ristorante nel Comune di Cologne (BS), macchiandosi anche in questo caso del reato di intestazione fittizia di beni.

Va osservato, a titolo meramente riepilogativo, che il nominativo di MERCURI Francesco era già emerso in data 21/06/2009, nel corso della nota conversazione ambientale  intercettata all’interno dell’ abitazione – sita a Granarolo dell’ Emilia (BO) – di BELLOCCO Carmelo cl. 56, allorquando veniva captata una conversazione tra presenti, intercorsa tra quest’ultimo, i figli Umberto, Domenico, la moglie D’ AGOSTINO Maria Teresa, il fratello BELLOCCO Rocco ed il nipote Domenico, Micu ‘u longu, nella quale si apprendeva che sarebbe stato proprio il MERCURI a portare ai conversanti una pistola, per difendere il capomafia da eventuali aggressioni da parte di AMATO Francesco.

Va precisato che le cennate misure cautelari sono state eseguite da questa Squadra Mobile anche in territorio lombardo, unitamente all’omologo Ufficio investigativo di Milano e contestualmente ad analoga attività d’indagine eseperita dal Gico della Guardia di Finanza di Milano, nell’ambito del procedimento penale nr. 1236/12 R.G.N.R. D.D.A. di Milano, in cui è stata disposta, su richiesta della DDA di Milano, l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di BELLOCCO Umberto, BELCASTRO Michelangelo, BERGERO Carin, FRATTO Emilio, LONGO Carlo Antonio, MONTAGNESE Nicholas, MONTAGNESE Rocco Salvatore, MOUSSAID Hanane, NOCERA Francesco, PANETTA Rocco. RASO Danilo, RUFFINO Andrea, RULLO Raffaele, VELTRI Tommaso perché, in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, attribuivano la disponibilità dell’impresa dapprima facente capo alla Call 5 Srl (già Blue Call srl) e poi, a seguito di scissione, alla Future srl al sodalizio mafioso facente capo alla famiglia BELLOCCO.

Infine, l’odierna operazione di polizia “Blue Call” ha permesso di ricostruire un’agguerrita e pericolosa struttura criminale organizzata di stampo mafioso formata da LIGATO Bartolo Angelo, PIROMALLI Luigi, TIMPANI Luigi, ZUNGRI Francesco MALVASO Pasqualino, PIROMALLI Vincenzo, giovani coetanei direttamente dipendenti, sul piano operativo, da BELLOCCO Francesco al quale venivano riconosciute capacità criminali e di comando dallo stesso dimostrate “sul campo”.

Tale sodalizio, dedito prevalentemente alla perpetrazione di rapine a mano armata ai danni di commercianti ed esercizi pubblici era diventato il “braccio armato” del BELLOCCO ed era costantemente occupato a reperire risorse economiche necessarie a finanziare la cosca. Dalle conversazioni telefoniche intercettate da quest’Ufficio e dall’Arma dei Carabinieri emergeva, infatti, che gli indagati erano perfettamente consapevoli che le azioni criminali commesse per ordine di BELLOCCO Francesco erano da ricondurre alla paternità della cosca BELLOCCO e rientravano in una più ampia strategia.

Ma non era la sola attività del gruppo criminale. Infatti, gli stessi sodali provvedevano anche ad assicurare al BELLOCCO Francesco, colpito da ordinanza cautelare in carcere nel gennaio 2010, il necessario supporto logistico nel corso della latitanza. Anche in questo caso, è stata ricostruita minuziosamente una condotta di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena nei confronti del latitante operata dalla sua convivente GALLO Sabrina che si è presentata, in data 26 agosto 2011, presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Rosarno per la registrazione della nascita della loro figlia BELLOCCO Maria Teresa, unitamente ad un soggetto presentatosi con il nome di BELLOCCO Francesco ed in possesso della relativa carta d’identità intestata al latitante essendo in realtà una persona, allo stato non meglio identificata, che si era semplicemente “messo a disposizione” della consorteria.

Nel medesimo provvedimento, inoltre, questa Squadra Mobile ha provveduto al sequestro preventivo delle imprese “Omnia Calcestruzzi” di D’AGOSTINO Vincenzo (P.Iva nr. 02580410807) attiva nel settore della produzione e lavorazione di materiale inerte e, come riferito, il ristorante “New Orchidea” con sede in Cologne (BS) via Roma 113 per l’ammontare complessivo pari a circa € 2.500.000,00.

Sono tutt’ora in corso perquizisioni domiciliari, delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a carico dei soggetti indagati destinatari dell’odierna misura cautelare anche presso le sedi carcerarie site sul territorio nazionale, in collaborazione con le Squadre mobili di Milano, Benevento e Chieti.

Al termine del blitz avvenuto alle ore 4:00 di stanotte, gli arrestati, dopo le formalità di rito sono stati associati presso le case circondariali site nella Provincia di Reggio Calabria.

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Author: Cristina

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