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La Polizia, su indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha dato esecuzione al decreto di fermo di indiziato di delitto, nei confronti di dodici soggetti, tutti pregiudicati, appartenenti alla consorteria mafiosa dei Vrenna-Ciampà-Bonaventura, accusate di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, detenzione di armi, danneggiamenti.
Un lucroso traffico di sostanze stupefacenti lungo l’asse ionico tra Crotone e Reggio Calabria e una capillare rete di estorsioni ai danni di esercizi commerciali e imprenditori della provincia: queste le principali fonti di approvvigionamento del gruppo criminale.
La cosca che sarebbe stata guidata da Antonio Vrenna, figlio del boss pentito Pino Vrenna, ha perpretato vari atti intimidatori del tipo ‘il rumore del nastro adesivo utilizzato per legare proiettili e accendini alle bottiglie incendiarie’ ai danni di commercianti della citta’ per costringerli a sottomettersi e a pagare tangenti al nuovo gruppo, tramite , secondo quanto emerso dall’intensa attivita’ di intercettazione attuata dagli investigatori durante l’indagine.
E’ emerso che in una sola notte ne sono state collocate cinque davanti alle serrande di altrettanti negozi tutti ubicati nella stessa via, nel centro cittadino. E sempre nella stessa notte, altre bottiglie incendiarie sono state lasciate davanti a dieci negozi di un’altra via del centro. Contro l’abitazione di un imprenditore sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco ed e’ stato collocato un ordigno esplosivo.
Le nuove leve del clan hanno anche cercato di intimidire alcuni collaboratori di giustizia, colpendo in particolare i componenti delle famiglie. In una circostanza i genitori di un collaboratore hanno rischiato davvero grosso, considerato che gli era stato incendiato il portone di casa. Grazie all’intervento dei vigili del fuoco i due coniugi vennero tratti in salvo.
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