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“Serve una risposta forte e incisiva da parte del governo per far sì che quella poca industria rimasta in Calabria continui a operare e a garantire quei pochi posti di lavoro che offre”. Lo afferma Domenico Naccari, delegato ai rapporti con le comunità regionali di Roma Capitale in riferimento della crisi di Italcementi di Vibo Valentia.
“La volontà di abbandonare il campo – aggiunge -, magari per delocalizzare altrove per produrre a costi più bassi, pare rispecchi il copione italiano che di volta in volta le grandi aziende recitano ad arte per seguire la logica del profitto ad ogni costo. Logica dettata dalla globalizzazione e dai mercati che hanno messo in ginocchio le economie locali. Il canovaccio di Italcementi – prosegue Naccari – somiglia per certi versi a quello della Fiat, azienda che per decenni è stata “allattata” dal sistema Italia, ma ora che non c’è più convenienza ne ha preso le distanze col pretesto della congiuntura globale che costringe a nuove “strategie di mercato”.
Bisogna riflettere su questa concezione perversa che domina l’economia italiana e vede regioni come Calabria e città già penalizzate come Vibo Valentia assistere ancora una volta al depauperamento del loro territorio e alla perdita di preziosi posti di lavoro. Auspico che il governo intervenga al più presto per risolvere la vertenza Italcementi e pensi a nuove stringenti regole che scoraggino la delocalizzazione selvaggia delle Pmi, in particolare – conclude il delegato di Alemanno – di quelle aziende che ricevono fondi pubblici regionali, statali e comunitari cui andrebbe per legge imposto un vincolo di permanenza molto più rigido, anziché i 5 anni attuali”.
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