Motta San Giovanni (RC), richiesta istituzione di una “Unità di crisi Locale”

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Riceviamo e pubblichiamo:

Ma che cosa sta succedendo a Motta e Lazzaro? Questa è la domanda che ho formalmente rivolto al Direttore Sanitario dell’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria, alla locale Azienda Sanitaria e al Sindaco del Comune di Motta San Giovanni a seguito delle numerose sentenze di tumori troppo ricorrenti fra gli abitanti di Motta e Lazzaro. Nessuna risposta è stata fornita. Visto che in questa desolata terra si continua ad ammalarsi senza sapere perché ho chiesto al Direttore Generale della regione Calabria Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, interessando anche alcune Istituzioni Ministeriali, tra cui il Ministro della Salute, il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e il Signor Prefetto della provincia di Reggio Calabria,  di valutare l’opportunità e/o la necessità di istituire presso la succitata  Azienda Sanitaria, ai sensi della normativa vigente, una unità di Crisi Locale, per indirizzare e coordinare le attività di Sanità Pubblica, onde dare supporto al Sindaco del Comune di Motta San Giovanni ed al Prefetto della provincia di Reggio Calabria per la vigilanza igienico sanitaria a tutela della salute della popolazione, con proposte di ordinanze contingibili e urgenti in merito alle problematiche sanitarie accertate soprattutto nella zona della dismessa discarica comunale di RSU di Lazzaro.  Sono a conoscenza che dal 2010 al 2012 si sono registrati  soltanto a Motta San Giovanni trenta casi di tumori, codice 048, (tale codice non rispecchia purtroppo l’effettivo numero di ammalati per tumori)  di cui tre casi di leucemia acuta. Non conosco il numero di casi di ammalati con patologie neoplastiche nell’intero territorio comunale. Però sono a conoscenza di un dato che fa molto riflettere ovvero che lo scorso 4 maggio a Motta è deceduto un giovane di VENTUNO ANNI e a Lazzaro  il 29 aprile u.s.  una signora di anni 61 e il 14 maggio un’altra signora.

L’immobilismo lo si può toccare con mano a Motta e Lazzaro. Basta pensare che il paese è sommerso dall’amianto che in qualche caso quello posto a copertura di vasti stabilimenti industriali si sta polverizzando e sebbene  nel mese di maggio 2012 avessimo chiesto tra l’altro una completa bonifica dell’amianto in tutto il territorio comunale, un’indagine sull’inquinamento elettromagnetico,  la bonifica e la messa in sicurezza della discarica comunale di altri siti inquinati, non ci risultano adottati concreti provvedimenti. Mentre gli animali da reddito si alimentano tra il percolato della discarica comunale e nei siti circostanti interessati dai fanghi di depurazione smaltiti illegalmente dall’attiguo impianto di compostaggio, sui quali è stata accertata la presenza di alcuni metalli pesanti, letali per la salute dell’essere vivente. Ebbene nei mesi di marzo, aprile e maggio, dopo ripetute richieste, registriamo dei timidi sopralluoghi presso la discarica comunale del servizio veterinario dell’Area “A” di Reggio Calabria  insieme con la polizia municipale di Motta SG eseguiti senza il necessario rigore tecnico. Infatti pur avendo in tutte  le tre occasioni certificato che degli animali pascolavano nella discarica non si è proceduto alla loro identificazione, soltanto un bovino è stato identificato,  e  al sequestro sanitario degli stessi per gli accertamenti del caso. Il bovino identificato non è stato più rinvenuto dai veterinari  dell’Area “C”, presso l’azienda detentrice. Che la vigilanza e i controlli in questo territorio sono quasi zero lo dimostra anche il fatto che dopo tanti anni, lo scorso mese di marzo si rinvenivano addirittura all’interno dell’area di compostaggio dieci alveari che non sono stati ancora georeferenziati e controllati,  pur avendone identificato il proprietario. Non risultano altresì  eseguiti i richiesti  prelievi o analisi finalizzati alla ricerca dei metalli pesanti e diossine  sugli animali e sui  prodotti di origine alimentare e quindi di pertinenza non esclusiva del settore veterinario. Visto la carenza degli accertamenti e sul presupposto che la catena alimentare è sicuramente nociva alla salute pubblica, giorni addietro abbiamo  interessato l’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, con sede a Portici (NA) che ha fornito tempestivamente la collaborazione da noi richiesta. Anche il  Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università della Calabria di Cosenza, si era reso disponibile previo formale richiesta da parte di un Ente o Autorità ad effettuare  i precitati prelievi ed analisi, ma l’Amministrazione comunale cui abbiamo chiesto di volersi  fare carico  dell’iniziativa da noi intrapresa, come consuetudine non ha fornito risposta. Si pone in risalto che non ci risulta emessa l’Ordinanza del Sindaco con divieto di coltivazione e pascolo richiesta dall’U.O. di Igiene e Sanità Pubblica di Melito Porto Salvo (RC), che ha certificato la grave situazione igienico sanitaria in località Comunia.  In conclusione penso che quanto sopra enucleato sia sufficiente per rendere chiara la gravità della situazione e i gravissimi comportamenti omissivi dei funzionari che con i soldi dei cittadini devono tutelare la salute e la vita degli stessi, e  se la situazione da me, in sintesi, descritta è grave,  è ancora più grave se sulla stessa è chiamato a determinarsi il  Medico.

 

Vincenzo CREA

Referente unico dell’ANCADIC Onlus

Responsabile e coordinatore del territorio nazionale

e Responsabile del Comitato  spontaneo “Torrente Oliveto”

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Author: Cristina

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