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Riceviamo e pubblichiamo:
Sebbene siano state ripetutamente richieste alle Istituzioni regionali notizie sulle memorie scritte relative alla costruzione del Polo depurativo dell’Oliveto di Lazzaro nulla è stato fatto sapere. Addirittura il Comune di Motta San Giovanni ha precluso l’accesso alla documentazione amministrativa, di conseguenza non siamo stati messi in condizioni di conoscere adeguatamente l’intendimento della pubblica amministrazione, e presentare, a sua volta altrettanto adeguatamente, le proprie osservazioni e i documenti a corredo.
In ogni modo possiamo confermare che il progetto è incompleto e non è munito di tutte le autorizzazioni. Infatti, dalla documentazione legittimamente acquisita lo scorso 8 ottobre presso le Ferrovie dello Stato di Reggio Calabria non risultano atti conseguenziali alle prescrizioni impartite al Comune di Motta San Giovanni in sede di conferenza di servizi. In realtà, sebbene la stazione di pompaggio delle acque reflue dell’Oliveto ricade a circa nove metri dalla rotaia più vicina, non è stato presentato un progetto prima della fase esecutiva per il rilascio della deroga come prescritto da RFI. Ma vi è di più. In Sede di conferenza di servizi non si è determinati sull’intervento relativo alla nuova condotta fognaria che da San Vincenzo convoglierebbe le acque fognarie al Nuovo depuratore dell’Oliveto e nonostante la presenza del vincolo ferroviario, anche in questo caso la stazione di pompaggio delle acque reflue è a ridosso del ponte ferroviario, il Comune di Motta SG ha già effettuato senza autorizzazione e senza alcun controllo profondi scavi vicino al viadotto ferroviario, mentre sono in corso i lavori abusivi presso le pompe di sollevamento dell’Oliveto.
Si aggiunge che i lavori sono già iniziati pur non essendo stata perfezionata la procedura relativa all’esproprio che sembrerebbe presentare delle violazioni di legge riconducibili in particolare alle nuove norme in materia d’esproprio, Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Non solo, alcune particelle private interessate dall’esproprio ricadrebbero in zona con destinazione urbanistica “Verde di rispetto”, quindi non si potrebbe edificare se non previa variante al piano Regolatore comunale, condizione necessaria per l’approvazione del progetto che sembrerebbe non sia stata apportata, visto tra l’altro che alle ditte espropriate è stato proposto un riconoscimento per uso agricolo.
Al riguardo va ricordato che la maggiorazione per le aree agricole non esiste più. E’ un errore. Anche se il terreno non viene pagato edificabile deve essere pagato con il valore di mercato e non con il VAM (valori agricoli medi) che sono stati dichiarati incostituzionali dalla Corte Costituzionale. Ci sarebbero anche danni di frazionamento. Tale presunta irregolare procedura d’esproprio potrebbe incidere sul costo dell’opera, in considerazione tra l’altro che il Comune di Motta San Giovanni sembrerebbe non essere in possesso della somma di denaro per le indennità di espropriazione, oltre che per l’intera opera.
Bisogna tenere conto pure della spesa occorrente per la realizzazione della condotta sottomarina per l’allontanamento delle acque di scarico depurate, non prevista in progetto per la quale ancora non sarebbero state rilasciate le prescritte autorizzazioni.
Il Comune di Motta San Giovanni lamenta le difficoltà dei Comuni a seguito dei tagli apportati dal Governo Nazionale evidenziando che i cantieri sono fermi dappertutto e quelli avviati, com’è il caso del nuovo depuratore comunale di Lazzaro, rischiano il fermo per evidenti ragioni (quali siano queste evidenti ragioni non si sa).
Non si comprende cosa centrano i tagli, le riduzioni e gli atteggiamenti del Governo e della Regione con l’ipotizzato fermo dei lavori del depuratore dal momento che sono stati finanziati 2.646.000,00 per il potenziamento dell’impianto di depurazione e il Comune ha voluto invece realizzare un’opera diversa – un nuovo polo depurativo – il cui costo è di oltre 7 milioni di euri. Della mancata copertura finanziaria dell’opera tutti ne erano consapevoli tant’è che il Consiglio comunale in sede di approvazione del progetto evidenziava che il primo stralcio dei lavori sarebbe avvenuto con i fondi della Regione Calabria e per il secondo stralcio si sarebbe provveduto a richiedere il finanziamento agli enti competenti. Nessuna garanzia fu assicurata sui futuri finanziamenti, perciò era pensabile che se le restanti opere non fossero state finanziate ci saremmo trovati di fronte all’ennesima incompiuta. Il fatto è, invece, che in previsione di un altro colossale fallimento di questa Giunta comunale si incomincia a scaricare, come ormai prassi consolidata, le responsabilità sugli altri.
Resta da dire che la logica delle cose richiede, ancor prima della legge, che prima si chiedono e si ottengono le autorizzazioni e poi si iniziano i lavori, ma da qualche tempo in questo paese assistiamo a uno stravolgimento di alcuni principi sanciti dalla Costituzione Italiana ed è molto grave che il Comune di Motta SG, che deve dare l’esempio della legalità e del rispetto delle leggi, operi illegalmente, persiste nelle gravi violazioni di legge e offre al cittadino una immagine di legalità negativa, che tra l’altro, tale comportamento potrebbe condizionare, specialmente nel settore edilizio, gli Uffici comunali nel rilascio di lecite autorizzazioni e in presenza di abusi edilizio/urbanistiche contestare ai trasgressori le violazioni del caso. In merito alle sopra citate tematiche abbiamo interessato anche le competenti istituzioni ministeriali e il Parlamento Europeo.
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC Onlus
e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
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