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Ogni anno, incendi, nella quasi totalità dei casi di natura dolosa, distruggono aree bellissime su tutto il territorio nazionale. Quest’anno, è toccato alla vasta area esterna e a quella interna le cinta murarie del Castello Santo Niceto di Motta San Giovanni. Fortificazione di età bizantina risalente all’XI secolo, costruita sulla cima di una altura rocciosa che rappresenta uno dei pochi esempi di architettura alto medievale calabrese. Così anche Motta paga l’alto tributo alla follia distruttiva di questi “criminali del fuoco” che non si fermano di fronte a nulla.
Questa volta però a favorire l’incendio avrebbe contribuito l’incuria dell’uomo. Infatti i ruderi del Castello di Sant’Aniceto sono in completo stato di abbandono da parte degli Organi competenti alla tutela e alla vigilanza della fortezza e tale condizione permette agli arbusti di svilupparsi incontrollatamente, divenendo potenziale combustibile. Le recenti fiamme hanno inesorabilmente interessato anche alcuni ruderi posti ai piedi della fortezza all’interno dei quali sono cresciuti degli alberi; l’impianto di illuminazione esterno e numerosi alberi secolari situati nell’area circostante. Non è stata risparmiata l’antichissima chiesa di Santa Filomena, i resti della chiesetta bizantina posta ai piedi del Castello di cui rimangono anche i resti di una cupola affrescata divelta in due parti, con un pregevole dipinto del Cristo Pantacratore, probabilmente risalente all’XI secolo che oramai sta svanendo sotto i colpi delle intemperie e dell’incuria e dei danni provocati dall’uomo.
Anche l’area interna alla fortezza è stata interessata da uno strano incendio che fa molto riflettere poiché i segni lasciati dalle fiamme indicano che sono state interessate aree lontano tra loro situate piuttosto al centro della fortezza e non si notano segni di propagazione dall’esterno verso l’interno. Inoltre i versanti perpendicolari sono inaccessibili, il castello è chiuso a chiave e nell’area lato mare, ove insiste l’impianto fotovoltaico posto sul precipizio interessato dall’incendio, non si notano segni di propagazione delle fiamme verso l’esterno. L’incendio sembrerebbe passato in osservato. Solitamente dopo un evento calamitoso segue immediatamente la conta dei danni e la richiesta di risorse economiche. In questo caso silenzio assoluto.
Con l’approssimarsi della stagione estiva aumenta notevolmente il rischio degli incendi. Lo stato di abbandono delle aree incolte crea pregiudizio al decoro urbano e favorisce l’abbandono di rifiuti di vario genere. Atteso che la prevenzione degli incendi rientra tra le competenze dei Comuni, era doveroso provvedere, quantomeno nelle aree accessibili e all’interno della fortezza, alla rimozione della vegetazione erbacea secca. Quand’anche l’area attigua alla cinta muraria fosse di proprietà privata bisognava con apposito provvedimento sindacale ordinare ai proprietari o conduttori la pulizia delle aree incolte da tutto quanto potesse favorire pericolo d’incendio, in caso d’inerzia intervenire a spese dei medesimi.
La sfortuna di questa importante testimonianza storico-artistica, di inestimabile valore, è di trovarsi nel territorio sbagliato ove non si ha la minima volontà di intraprendere alcuna seria iniziativa finalizzata a valorizzare l’importante fortezza, che oggi viene considerata come un semplice soprammobile da usare alla bisogna. Infatti, sebbene siano stai erogati dei finanziamenti alcuni non sono stati utilizzati, anzi l’Amministrazione provinciale, come decisamente rimarcato lo scorso anno dal Suo Presidente pro tempore al Sindaco del Comune di Motta SG, ha revocato il finanziamento di 300 mila euri, nonostante i numerosi solleciti, a causa della mancata presentazione della relativa progettazione da parte del Comune. Speriamo che andrà a buon fine l’ulteriore recente finanziamento di euro 900 mila ottenuto dalla Regione Calabria, nell’ambito del POR Calabria FESR 2007-2013 per il completamento del Castello. Questi finanziamenti, anche se insufficienti, visto i molti e importanti lavori da eseguire, non bisogna farseli scappare. Così come stanno le cose la fortezza non diventerà mai meta turistica. Il castello è chiuso al pubblico e il visitatore/turista giunto sul posto, dopo aver percorso la sola strada di collegamento, quella di Motta San Giovanni, che oltre ad essere priva di illuminazione pubblica e di segnali stradali di territorio o turistici è impervia e pericolosa”, non sa a chi rivolgersi.
Non ci si può esimere dal porre fortemente in risalto che in occasione di eventi e meeting, oltre alla precarie condizioni viabili, assenza di luce e di parcheggi, la mancanza sia all’interno che all’esterno della cinta muraria di bagni pubblici. Si ritiene necessario che i futuri interventi di restauro siano eseguiti sotto la costante direzione del competente Ente preposto alla tutela del patrimonio architettonico, perché all’interno delle mura di cinta è stato eseguito un restauro, con scarsa, secondo noi, oculatezza in quanto non tutte le mura del fabbricato all’interno della cinta muraria sono state scoperte, bensì ricoperte con del lastricato di pietra e utilizzato come moderna piazza per gli eventi.
In conclusione, onde evitare ulteriori perdite di tempo visto che la storia del Castello di Sant’Aniceto, oggi, non suscita il giusto interesse degli Enti locali, ci rivolgiamo alla sensibilità del Signor Ministro per i Beni e le Attività Culturali per le urgenti iniziative che riterrà opportuno adottare, finalizzate alla tutela di questo patrimonio architettonico in completo stato di abbandono, di cui necessita come primo e inderogabile intervento la verifica della stabilità di quelle opere murarie lato Nord non ancora bonificate che a seguito di forze esterne (grandi piogge potrebbero fortemente inibire il terreno e indebolire le fondamenta, assestamenti di terreno, forze sismiche) potrebbero crollare provocando danni irreversibili alla struttura stessa. In tal caso nessun finanziamento potrebbe permettere di recuperare quanto demolito, soprattutto la storia di questa meravigliosa terra.
Non è più tempo di parole. Oggi ci vogliono fatti concreti. Questa Associazione non desisterà dal continuare a sollecitare tutti le istituzioni competenti affinché si intervenga in tempo a salvaguardia del nostro (dell’Italia) patrimonio culturale per rendere fruibile un patrimonio di grande suggestione che merita di essere valorizzato a livello mondiale.
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC Onlus
Responsabile e coordinatore del territorio nazionale
Area di interesse tutela dell’ambiente e del patrimonio paesaggistico
e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
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