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La comunità di Mosorrofa, per ricordare la tragica scomparsa di Giuseppe Sorgonà avvenuta il 7 gennaio, invita la società civile a partecipare, Lunedì 17, ad una fiaccolata quale segno di ribellione ad ogni forma di violenza e barbarie.
ore 18.00 – S. Messa in memoria di Giuseppe presso la chiesa parrocchiale S. Demetrio in Mosorrofa
Ore 19.00 – raduno in piazza San Demetrio in Mosorrofa
Ore 19.30 – inizio fiaccolata
In questi anni a Mosorrofa abbiamo assistito a tanti lutti e a fin troppi funerali. Ma questi…questi erano diversi. In genere qualche parola si udiva, qualche mezza frase la si scambiava, a volte ci scappava anche un sorriso. Stavolta non c’era nient’altro che il silenzio. E come poteva la gente di Mosorrofa dire qualche parola di conforto alla famiglia di un giovane di 24 anni tragicamente strappato alla vita senza neanche sapere perché? Ammesso che possa esistere un perché per una barbarie tanto cruda da portare “le bestie” a non preoccuparsi che in quell’auto, in un modo o in un altro, un povero innocente di poco più di un anno sarebbe stato sporcato di sangue! Come poteva un’intera popolazione colmare il vuoto così ingombrante lasciato da una sola persona?
Si leggeva negli occhi di chi faceva visita alla famiglia Sorgonà in questi giorni una grande paura. Nell’entrare nella stanzetta in cui tutti erano raccolti in un silenzio rotto solo dalle lacrime si aveva la sensazione di varcare la soglia del vero dolore. Tanti sono scoppiati in pianto, alcuni sono tornati indietro.
E il funerale poi…un mesto silenzioso addio, sospeso solo dal lungo applauso dedicato a Giuseppe e alla sua famiglia. Silenzio, dunque, ma un silenzio assordante, più fragoroso di quegli spari, “…più forte di una bomba che lascia un eco che risuona nei nostri cuori” si legge su facebook fra i tanti commenti dedicati a Giuseppe. Il silenzio è importante, certo, ma a volte è imbarazzante. Lo è quello delle nostre autorità ai vari livelli. Dove sono le “levate di scudi”? Che fine ha fatto la loro puntuale solidarietà? Capiamo, tutto questo non vale per un povero cristo innocente che non fa parte della loro schiera. Ed è fastidioso il silenzio di parte del sistema mediatico (non quello locale), capace di trasformare certi drammi in telenovelas del dolore lunghe mesi per poi liquidarne altri con qualche piccolo trafiletto o tacendoli del tutto.
Certo, essere ammazzati a Reggio Calabria, in pieno centro, alle 7,30 di sera fra centinaia di persone e con un bimbo di poco più di un anno sul sedile posteriore della macchina non è più un motivo per indignarsi, non fa più notizia! E di questo dovremmo preoccuparci davvero. Facile liquidare il tutto, per come è accaduto, come l’ennesimo delitto di ‘ndrangheta. Troppo facile entrare nei pensieri dei protagonisti di questi assurdi silenzi: “Chissà in cosa si era immischiato…”, “Se la sarà cercata…”, “Certamente era un mafioso…”. NO! Adesso basta! Arriva un momento in cui le parole diventano più importanti del silenzio. Ed è questo il momento di spiegare alla gente chi era davvero Giuseppe. Peppe, per chi lo conosceva, “Peppe u seriu” per i suoi parenti più stretti, era un bravo figlio di questa terra, proveniente da una famiglia perbene e affidabile, fuori dalle logiche della violenza e del malaffare.
Lavorava Peppe guadagnandosi onestamente quanto serviva per garantire il necessario al proprio figlio, un bimbo che adorava e a cui dedicava frasi di vero amore sui social network. Giocava a pallone e lo faceva bene. Dopo anni di calcio a certi livelli si era legato alla locale società, a due passi da casa, forse proprio per stare vicino al suo Domi. Non è facile trovare dalle nostre parti giovani capaci di assumersi le proprie responsabilità, ma non è il caso di Peppe che era uscito da un matrimonio finito con la consapevolezza di doversi impegnare ancora di più a far quadrare la sua vita e quella del figlio, riuscendo, assieme alla moglie, a mantenere equilibri e oneri reciproci.
Potremmo dilungarci…ma arriva un momento, poi, in cui i fatti diventano più importanti delle parole, perché ne sono la testimonianza viva. Ed è ora quel momento.
Per non lasciare cadere il ricordo di Peppe, della sua morte e della sua vita, per far sentire alla famiglia Sorgonà la propria vicinanza e per opporsi ad ogni logica di barbarie e violenza, la comunità di Mosorrofa ha deciso di organizzare una serie di iniziative che saranno adeguatamente rese note per favorire la massima partecipazione della società civile. E’ il nostro modo di gridare con forza basta a qualcosa che non dovrebbe mai finire di farci indignare. A tutti voi chiediamo di partecipare a questi eventi. Venite a Mosorrofa, unitevi alla catena di solidarietà e piangete il nostro comune amico. Ma camminando per le nostre strade, nello scorgere di tanto in tanto lo sguardo sorridente di Peppe stagliante dalle molte foto che troverete, guardatelo intensamente, abbracciatelo idealmente e, infine, sorridetegli di rimando.
La comunità di Mosorrofa
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