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di Giuseppina Sapone
Anche quest’anno, la comunità religiosa di Montebello Jonico si appresta, come ormai fa da qualche anno, a rivivere un’antica e suggestiva tradizione legata alla devozione mariana: i Vespri bizantini, la Dormizione della Vergine (in greco Kìmisis This Theotòku) e l’Assunzione della Stessa in cielo.
A Montebello, paese facente parte a pieno titolo della comunità grecanica, sono rimaste molte tracce della compenetrazione culturale e religiosa che si verificò con la conquista del territorio da parte dei Greci: il dialetto, benchè non sia il grecanico che si parla ancora oggi in paesi come Gallicianò, registra un elevato numero di radici greche, molti usi e costumi sono chiaramente ellenici, e la devozione mariana, che venne importata dall’Impero Romano d’Oriente, è molto sentita.
La Chiesa protopapale dell’Isodia (Presentazione di Maria Bambina al Tempio) venera l’Assunta in cielo con una suggestiva processione per le vie del paese, ma non solo. Da qualche anno ha ripreso vigore l’interesse verso un antico rito, in uso nella chiesa dell’Isodia in passato, quello della Dormizione della Vergine. Si legge nei Vangeli che Maria, la madre di Gesù, non conobbe la morte corporale ma passò dalla vita all’assunzione in cielo.
Per celebrare questo dogma, il rito greco bizantino prevede il canto dei Vespri, il giorno 14 agosto alle ore 18,00 a cui fa seguito l’accompagnamento della statua di Maria al cimitero del paese: viene così simboleggiato il sonno durante il quale la Vergine passò dalla vita all’assunzione in cielo. Dopo una notte di attesa, il giorno 15 agosto, festa dell’Assunta, alle ore 9,30 la Madonna viene riportata festosamente nella sua chiesa, e pregata con fervore dai fedeli; alle ore 10.30 viene celebrata la Santa Messa secondo la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo.
Il rito greco è molto suggestivo, viene celebrato da un papàs (sacerdote di rito bizantino) che, rivolto con la schiena ai fedeli, indossa vesti magnificamente ornate di fili d’oro, mentre la chiesa risulta abbellita da icone splendide, auree, che rappresentano, per tradizione, la Parola trasformata ed espressa in linee e colori, ragion per cui un’icona non si dipinge, ma “si scrive”, non si osserva, ma si “decifra”.
La chiesa dell’Isodia invita tutti a non perdere un’occasione unica per coniugare la devozione mariana con la cultura e la riscoperta delle antiche radici greche.
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