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Egregio Presidente,
il Consiglio Comunale del Comune di Montebello Jonico è stato da sempre contrario al progetto di una centrale a carbone nel proprio territorio, presentato dalla S.p.A. SEI nel 2008. Anche la passata amministrazione regionale della Calabria – si legge nel VIA -, “pur non avendo formalmente espresso il proprio parere nella procedura, ha espresso il proprio orientamento negativo”.
Per questo il Comune di Montebello Jonico ha sempre auspicato un investimento alternativo che possa da un lato concretamente evitare la realizzazione di tale progetto, dall’altro riqualificare finalmente un’area profondamente degradata e che versa in stato d’abbandono da ormai quarant’anni.
Per raggiungere quest’ultimo obiettivo non sono chiaramente sufficienti i buoni propositi manifestati da questa amministrazione comunale, né dell’amministrazione provinciale. Interventi di tale portata sono sostenibili finanziariamente e possono essere programmati, allo stato, soltanto dall’amministrazione regionale, o da privati investitori che, come nel caso della SEI S.p.A., dispongono delle ingenti risorse necessarie.
Il Comune di Montebello Jonico, rispetto a tutti gli altri territori dell’aria grecanica, dispone già di una struttura portuale di proprietà della Regione Calabria che, pur colpita anch’essa dallo stesso quarantennale abbandono e segnatamente dall’incuria di tutte le preposte amministrazioni passate, potrebbe costituire da subito un volano di sviluppo turistico del territorio se adeguatamente ristrutturato.
È necessario tuttavia non trascurare che ci troviamo davanti a una realtà oggettivamente diversa: il territorio di Saline Joniche consta allo stato di una vastissima zona a destinazione esclusivamente industriale, decisa anni or sono. È opportuno rammentare infatti che ancora alla fine degli anni ’90 il Consiglio Comunale del Comune di Montebello Jonico, riunitosi in seduta del 4 febbraio 1998, esprimeva, anche con il voto favorevole dei consiglieri Demetrio Barbaro e Ugo Suraci oggi facenti parte della compagine d’opposizione dell’attuale assise Comunale, “di confermare la decisa volontà del Comune di Montebello Jonico di difendere la destinazione industriale dell’aria oggi occupata dallo stabilimento ex Liquichimica”.
Quest’area a destinazione industriale, non per caso ma per volontà delle amministrazioni statali, regionali, comunali susseguitesi negli anni, si compone da una parte dei terreni della ex Liquichimica costruita negli anni ’70 e dall’altra dell’imponente insediamento delle ex Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie, costruito negli anni ’80, con capannoni di estensione inusuale per questi luoghi e una sopraelevazione ferroviaria che depaupera il paesaggio compromettendo per un lunghissimo tratto la vista del mare.
Tra le due zone sorge il comprensorio abitato della frazione di Saline Joniche all’interno del quale insiste altresì una vasta area a destinazione industriale, i cui terreni sono stati oggetto alla fine degli anni 80′ di una lottizzazione abusiva posta in atto dall’ing. C. B. et altri, confermata e riconosciuta dalla sentenza pubblica del TAR di Reggio Calabria n. 499/2011, oggi sottoposta ad appello, lottizzazione abusiva che ha determinato l’Amministrazione Comunale, su impulso tra l’altro di una coeva indagine penale, ad adottare allo stato le misure sanzionatorie previste e disciplinate dall’art. 18 della legge n. 47/1985.
L’area dell’ex Liquichimica, compresi i laghetti a destinazione industriale, il tutto di proprietà privata della Nuova Chimica Biosintesi S.p.A. in liquidazione, è stata venduta a corpo nel 1999 al Consorzio SIPI che allora aveva sede legale a Saline Joniche presso lo studio dell’avv.to Loris Nisi, attuale Consigliere di opposizione in seno al Consiglio Comunale di Montebello Jonico. La vendita è avvenuta previo gradimento espresso del Consiglio Comunale di Montebello Jonico riunitosi il 6 giugno 1998, a cui hanno partecipato anche soggetti appartenenti ad altre Istituzioni, il senatore Renato Meduri, l’on. Natino Aloi, “il consigliere comunale di Reggio Calabria Pino Falduto, nella qualità di incaricato dal Sindaco di quella città”, la “sig.ra Eliana Frascà, segretario provinciale della CGIL”, il consigliere provinciale Nino Romeo, “il Sindaco di Bova marina signor Tripodi” ed “il consigliere provinciale Giuseppe Gullì, dopo aver salutato i presenti a nome del Presidente della Provincia di Reggio Calabria dottor Cosimo Antonio Calabrò”. Tutti concordi nel promuovere il progetto industriale del dottor Giovanni Zino, nel descrivere il quale si soffermava, in quella particolare seduta, l’allora Sindaco Nicola Briguglio che comunicava “di una riunione nella quale è stato presentato ed illustrato un progetto dal dottor Giovanni Zino in rappresentanza di un gruppo di imprenditori milanesi articolato in quattro linee guida (omissis) che prevede: 1) produzione di citrato sodico e acido citrico (omissis); 2) produzione di perossidi organici ed acqua ossigenata; 3) realizzazione di un impianto d’acquacoltura; 4) trattamento di reflui (omissis).
L’investimento globale di questi quattro progetti prevede un costo di 140 miliardi di lire ed una occupazione pari a 250 unità lavorative”. Il progetto integrato proposto dal consorzio SIPI, oggi in liquidazione, non si è mai realizzato e la maggior parte dei terreni sono stati venduti all’IMMOBILIARE SALINE s.r.l., Società del gruppo svizzero REPOWER che ha progettato e proposto, attraverso la SEI s.p.a., una centrale a carbone, mentre i lotti residui sono stati ceduti a piccole attività imprenditoriali, fra cui l’acquacoltura portata avanti dai miei figli in piena coerenza con quella che è ritenuta e ritengo la vocazione del territorio dell’aria grecanica ed in coerenza con quanto si udiva nella seduta del consiglio comunale del 4 febbraio 1998 che dichiarava essere intenzione del Comune “favorire in via primaria l’insediamento di attività produttive promosse dall’imprenditoria locale”.
Infatti, un porto turistico e uno sviluppo di piccole attività produttive nel settore della pesca, dell’artigianato locale e dell’agroindustria potrebbero essere, a ragion veduta, maggiormente gradite anche dai pochi che dicono sempre e solo di no. Ci ritroviamo oggi, per le scelte politiche scellerate fatte in passato, a contrastare un progetto, quale quello della centrale a carbone, proposto da un soggetto giuridico privato proprietario dei terreni che, ribadisco, sono a destinazione industriale.
È d’uopo aggiungere che la Commissione tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente, nell’esprimere parere favorevole alla realizzazione del progetto, si richiama a quanto stabilito dal comma 27 dell’art. 27 della legge n. 99/2009 che prevede la possibilità di deroga a disposizioni di legge nazionali e regionali che limitano la localizzazione di centrali termoelettriche alimentate a carbon fossile di nuova generazione se allocate in impianti industriali dismessi, qual è quello in questione abbandonato dalle amministrazioni passate degli ultimi quarant’anni.
Tanto premesso, al fine di fornire una sintetica rappresentazione di una questione annosa e complessa e dell’attuale stato, anche giuridico, delle aree in questione, mi preme fare presente che l’area delle Office Grandi Riparazioni delle Ferrovie è in vendita da diversi anni e può essere ancora acquistata da subito dalla Regione Calabria qualora si voglia scongiurare l’acquisizione possibile, ed anche legittima, da parte di privati che, con il loro denaro ed in virtù dell’art. 41 della Costituzione, che garantisce la libertà dell’ “iniziativa economica privata”, possono ben proporre progetti non graditi a tutti.
Il recente Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012 ha confermato la compatibilità paesaggistico ambientale del progetto della centrale a carbone, rendendo quanto mai attuale, nella prospettiva di ricorso giurisdizionale davanti all’autorità competenti, la necessità di disporre di elementi oggettivi di opposizione. Al fine di consentire al Comune di Montebello Jonico di prepararsi per tempo ad una eventuale opposizione all’iniziativa de qua, avevo proposto l’istituzione di una commissione di esperti, da reclutare anche nel mondo universitario reggino e messinese. L’intenzione di costituire un gruppo di lavoro per l’esame e la verifica della compatibilità ambientale del progetto presentato dalla SEI s.p.a. era dettato anche dalle risultanze degli studi, le cui deduzioni sono stati valutate e superate dalla Commissione ministeriale di valutazione ambientale, del prof. Vincenzo Piccione, appositamente nominato dalla precedente amministrazione con delibera No 80 del 22 ottobre 2008 per valutare l’impatto ambientale della centrale.
Il prof. Piccione con nota prot. No 9969 del 5 agosto 2008 rivolta all’allora sindaco del Comune di Montebello aveva fatto presente, attesa la complessità dell’opera, che “si rende necessario integrare con ulteriori competenze il gruppo di studio, allo stato formato dal solo scrivente”. Questa mia proposta fu osteggiata non solo dai consiglieri di opposizione del Consiglio Comunale di Montebello Jonico, ma a quel tempo è stata oggetto di varie contestazioni alimentate dalle illazioni, supposizioni, insinuazioni di coloro i quali, non avendo la responsabilità di amministrare, hanno sempre utilizzato, e tuttora utilizzano, un argomento serio qual è quello della centrale a carbone come banale strumento di propaganda politica. Anche la stampa avversò violentemente la mia iniziativa. Nell’edizione della “Gazzetta del Sud” di martedì 5 ottobre 2010 il giornalista Tonio Licordari affermava di non comprendere “cosa voglia dire il dottor Antonio Guarna quando sostiene che la Commissione di studio servirà per rafforzare casomai il no al Carbone”, paragonandomi in ultimo “agli stregoni di strada e non ai professionisti seri”.
Oggi posso affermare che uno studio e l’approfondimento di problematiche tecniche e ambientali oggettive e reali, a cui avrebbe potuto partecipare anche lo stesso prof. Piccione, tali da rendere, se non impossibile, quanto meno fortemente sconsigliabile, la costruzione di una centrale avrebbe probabilmente potuto avere un peso notevole in vista della proposizione di un ricorso giurisdizionale che non può fondarsi su un “no senza se e senza ma”, così diffusamente e superficialmente proclamato da tanti in questi anni. Ordunque, il Consiglio Comunale di Montebello Jonico nella seduta dell’8 agosto 2012 (pur avendo contato il consigliere di opposizione Zaccuri Eliana fermamente convinta dell’utilità di “saperne di più – dice il consigliere – quindi invito questa amministrazione a fare una richiesta alla SEI per presentare il nuovo progetto, quello già presentato a Torino, alla presenza del Capo dello Stato, e premiato quale miglior progetto e poi presentato al MACEF di Milano. Trovo singolare che in Italia si premia e si decanti questo progetto come un’eccellenza e noi, cittadini di Montebello Jonico, non abbiamo né visto e né discusso, con serietà, di questo progetto”) ha dato mandato, con 4 astenuti d’opposizione, allo scrivente Sindaco ed alla giunta di:
1) “coordinarsi insieme ai Sindaci dell’area, alla Provincia di Reggio Calabria e con la Regione Calabria, affinché, in ragione delle urgenti necessità di sviluppo dell’area, si apra rapidamente un tavolo di confronto per elaborare un piano di interventi produttivi e di assetto del territorio ex Liquichimica capace di dare sviluppo a tutta l’area e sappia combinare lo sviluppo economico con la tutela della salute dei cittadini e la difesa dell’ambiente, quest’ultimo quale risorsa da non distruggere ma da valorizzare”;
2) “invitare entro dicembre 2012 la Regione Calabria ad assumere concretamente e rapidamente formali iniziative in coerenza e conseguenza alle proprie recenti decisioni consiliari utilizzando i fondi FAS, ultimamente messi a disposizione”;
3) “verificare se vi siano le possibilità di esperire autonomamente od insieme agli altri un ricorso avverso il DPCM del 15 giugno 2012 o al Decreto Via, con possibilità di sollevare questione di legittimità costituzionale o conflitto di attribuzione”.
In quest’ottica gli avvocati attuali consiglieri comunali e l’avvocato dell’ente si sono riuniti su mia convocazione in data 28 agosto 2012 per una preliminare valutazione degli elementi concretamente a disposizione al fine di proporre fondato ricorso avverso il Decreto e la VIA. Gli stessi mi hanno manifestato l’esigenza di poter conoscere le eventuali determinazioni ad oggi assunte dalla Regione Calabria al fine di contrastare l’iniziativa progettuale della S.p.A. SEI. Si è inoltre considerata la possibilità di un eventuale coordinamento delle iniziative, da intraprendere oggi od in sede di prossima conferenza dei servizi – sulla base di quanto dovesse risultare più opportuno – presso il Ministero della attività produttive che dovrebbe essere propedeutica al definitivo via libera alla cantierabilità dell’opera. Il coordinamento con la Regione Calabria risulta altresì importante in quanto pur essendo il Comune di Montebello Jonico direttamente interessato dal progetto della centrale a carbone, dovendo essa sorgere nel proprio territorio, non ha in realtà nelle procedure amministrative in questione alcuna possibilità di esprimersi in maniera vincolante.
Con la presente si chiede dunque di poter ottenere tempestivamente informazioni sul ricorso avverso il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012 che verrà proposto da parte della Regione Calabria di guisa che questo Comune possa valutare l’opportunità di un intervento ad adiuvandum.
Di pari importanza è conoscere le formali iniziative che la Regione Calabria intende effettivamente assumere, in coerenza e in conseguenza alle proprie recenti decisioni consiliari, per utilizzare al meglio Saline a fini turistici, finanziando i progetti con la futura programmazione comunitaria 2014-2020. Il territorio che rappresento intende essere protagonista con le proprie idee di sviluppo che la invito a tenere in considerazione quanto quelle del concorso di idee già bandito dall’ing. Carmelo Barbaro dirigente del settore ambiente della Provincia di Reggio Calabria.
il Sindaco
f.to dottor Antonio Guarna
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