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Oggi in più di quindici città italiane, da Roma a Venezia, da Napoli a Torino, volontari di Greenpeace travestiti da scatolette di tonno sono scesi in strada per presentare ai consumatori i risultati del quarto aggiornamento della classifica “Rompiscatole”, e chiedere all’industria del tonno di non utilizzare più metodi di pesca che distruggono i nostri mari.
Per questa nuova edizione, l’organizzazione ambientalista ha valutato undici marchi di tonno in scatola, circa l’80 per cento del mercato italiano, in base a politiche di acquisto, trasparenza e adozione di precisi criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Anche a Reggio Calabria i volontari si sono presentati sul Ponte della Libertà per informare i cittadini sul tonno che finisce nelle scatolette che acquistano, e invitare a scoprire quali sono i marchi più sostenibili e quali i bocciati sul sito www.tonnointrappola.it
A due anni dall’ultimo aggiornamento, le aziende che davvero si stanno impegnando per contrastare la pesca distruttiva salgono di posizione mentre chi non mantiene le promesse finisce sul fondo.
«Solo cinque anni fa, quando abbiamo iniziato questa campagna, quasi nessuna azienda aveva adottato criteri di sostenibilità nella scelta del tonno da mettere nelle scatolette e la maggior parte si trovava in fascia rossa», afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. «Oggi invece quasi tutti i marchi che abbiamo analizzato hanno politiche di acquisto scritte nero su bianco. Non solo: il settore ha fatto passi avanti in tema di trasparenza in etichetta e sostenibilità. Questo dimostra che le scelte dei consumatori possono davvero influenzare le decisioni delle aziende e garantire un futuro al mare».
Greenpeace ha lanciato una petizione online: http://www.tonnointrappola.it
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