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Lasciano allibiti le posizioni espresse in queste ore dal segretario generale Filctem-Cgil Reggio-Locri e dalla segretaria regionale della Uilcem-Uil sulla centrale a carbone Sei. Posizioni di radicale e incomprensibile apertura al progetto che la multinazionale svizzera intende realizzare a Saline Ioniche, giustificate da presunti benefici all’occupazione e lo sviluppo che genererebbe sul territorio tale ecomostro in cambio di qualche milione di tonnellate di Co2 l’anno.
E’ una vera e propria crociata quella condotta in contemporanea dalle due organizzazioni di categoria, che sfocia addirittura in un’invettiva contro la Regione Calabria per il No al carbone ribadito all’unanimità dal consiglio. Ci sono tantissime valide ragioni per attaccare Scopelliti e la Giunta regionale, ma non certo su una delle poche decisioni assunte nell’interesse della salute pubblica e dell’ambiente, in sintonia con quanto fatto precedentemente dalla Provincia di Reggio e diversi Comuni grecanici!
Una posizione incomprensibile, dicevo, che contraddice la linea esternata in questi mesi dalle segreterie camerali reggine della Cgil e della Uil. Tra l’altro, i massimi rappresentanti di questi due sindacati erano presenti anche alla partecipata assemblea tenutasi a Saline Ioniche e in occasione del Consiglio provinciale aperto, dove non hanno manifestato alcun dubbio sulla loro vicinanza alle ragioni del No alla centrale.
Abbiamo a che fare con delle “schegge impazzite” che, in piena autonomia, hanno espresso pareri differenti rispetto a quelli delle sigle sindacali di riferimento? Se è così, ci auguriamo che le segreterie generali di Cgil e Uil smentiscano immediatamente quanto esternato dalla Filctem e dalla Uilcem, facendo pulizia dei “cavalli di troia” spuntati anche tra le proprie file e non lasciando dubbi sulla scelta di campo compiuta.
Il movimento operaio e sindacale sulla propria pelle ha appreso, negli ultimi cinquant’anni, una lezione che non può essere messa in discussione: le lotte per il lavoro e il progresso non possono più essere cosa a se stante, o addirittura in contraddizione, con le lotte per la salvaguardia della salute delle popolazioni e la difesa dell’ambiente. Lo hanno compreso sulla propria pelle gli operai di Porto Marghera, di Sesto San Giovanni, dell’Ilva di Taranto, della Marlene di Praia a Mare e delle Omeca di Reggio. E’ un punto di non ritorno. Il sindacato deve decidere da che parte stare: o con i movimenti e i cittadini che si battono per la difesa del territorio e prospettive ecosostenibili di rinascita o con la Sei e i nuovi padroni del vapore!
Omar Minniti,
Consigliere provinciale Prc-Fds
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