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Il 25 agosto u.s., la dottoressa Elisabetta TRIPODI, Sindaco del Comune di Rosarno (RC), denunciava ai Carabinieri le minacce ricevute mediante una lettera manoscritta, inviatale a mezzo posta da PESCE Rocco.
Le immediate indagini coordinate dalla DDA della Procura della Repubblica di Reggio Calabria tese ad accertare “l’effettività delle minacce” con cui l’articolazione della ‘ndrangheta denominata cosca Pesce tenta di esercitare la propria forza intimidatrice nei confronti delle Istituzioni Pubbliche, per cercare di riaffermare la capacità di controllo del “suo territorio”, specie in momenti in cui questo risulta contrastato dalla decisa azione delle stesse Istituzioni.
Rocco PESCE cl. 57, fratello di PESCE Antonino e nipote del più noto PESCE Giuseppe, già capo dell’omonima cosca deceduto per cause naturali nel 1993 nel carcere di Messina, è soprannominato “IL PIRATA” oltre che per la caratteristica benda che porta sull’occhio destro anche per la sua spigliatezza e sbrigatività nel portare a termine le più complicate e spericolate operazioni delittuose.
Rocco PESCE, detenuto presso il Carcere di Milano Opera, è condannato all’ergastolo per omicidio, associazione di tipo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti, fin dal 1984 ed anche destinatario di provvedimento cautelare nell’operazione “ALL INSIDE” del 20.04.2010, eseguita dal Comando Provinciale di Reggio Calabria.
In data odierna i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno notificato nel carcere di Milano – Opera un’OCCC richiesta dalla DDA di Reggio Calabria – Proc. Agg. dott. Michele Prestipino Giarritta e Sost. Proc. dott. Rosario Ferracane – ed emessa dal GIP – dott. Domenico Santoro – del Tribunale di reggio Calabria nei confronti del predetto PESCE Rocco cl. 57, perché indagato del reato di cui agli artt. 338 CP e 7 L. n. 203/91, per aver usato minaccia nei confronti di un Corpo politico e amministrativo, o di una rappresentanza di esso, ovvero di una pubblica autorità costituita in collegio, per impedirne, in tutto o in pane, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l’attività; avendo, in particolare, il PESCE, detenuto presso la Casa di Reclusione di Milano Opera, inviato al Sindaco del Comune di Rosarno, dott.ssa Elisabetta TRIPODI, quale rappresentante dell’Amministrazione comunale in carica, una missiva contenente minacce, anche implicite e connotate dall’utilizzo di espressioni fortemente allusive, quali:
– “… sono con la presente per esprimere tutto il mio rammarico e disappunto in relazione al fatto che il Comune di Rosarno si sia costituito parte civile nel procedimento nr. 4302/6-3565/7 a carico mio e della mia famiglia, dato che da parte nostra non vi è stata alcuna azione penalizzante a danno delle Istituzioni, dei commercianti o degli abitanti nel Comune di Rosarno da lei rappresentato”;
– “… ritengo di non aver recato alcun disturbo al quotidiano cittadino e tantomeno inquinato l’aria che respirate”;
– “… la cosa che più mi ha sconcertato, dato la stima che io e la mia famiglia abbiamo sempre manifestato nei suoi confronti, soprattutto il giorno delle elezioni amministrative dove lei è stata eletta per la sua serietà e personalità che gode di ottima etica professionale, è stata la sua esternazione, poi pubblicata sul giornale Calabria Ora, manifestante giudizi affrettati sicuramente influenzati da pregiudizi mediatici…”;
– “… lei stessa a maggior ragione data la sua carica amministrativa nel Comune, sa benissimo che la nostra famiglia è vittima di persecuzioni mediatiche per reati presunti e giudizi espletati sulla base del libero convincimento”;
– [ la cosa che più mi ha sconcertato … è stata ….] “oltre al sequestro e sgombero di beni immobili di prima residenza, sempre nel Comune di Rosarno, e non per la loro dubbia provenienza, ma in quanto considerati fabbricati non conformi alle normative urbanistiche o per mancanza di concessioni edilizie, quando lei sa benissimo sulla base delle informazioni tecniche in materia di urbanistica che, statistiche alla mano, almeno il 50% dei fabbricati attualmente esistenti post 67 nel Comune di Rosarno sono abusivi e a me non sembra che siano stati presi gli stessi provvedimenti nei loro confronti, non perché io lo desideri ma solamente per sottolineare la persecuzione a noi riservata”;
– “questo che le scrivo in modi ed enfasi del tutto confidenziale nascono per motivi che forse lei non sa in quanto molto giovane, non tanto nel merito, ma nella mia franchezza nell’esporre in modo pratico, dato che io e la mia famiglia eravamo soliti godere della reciproca compagnia con i suoi più stretti famigliari, in occasione dei consueti aperitivi in Corso Garibaldi, dove a memoria ricordo piacevoli e cordiali scambi costruttivi di opinioni, dove si argomentava questioni interessanti della nostra città… mi viene in mente un detto senza alcuna allusione, che ogni persona ha i propri scheletri nell’armadio, e converrà con me che l’estremo perbenismo è solo ipocrisia, e sono sicuro che lei è una persona molto intelligente per poter cadere in simili bassezze”;
– “vorrei che sappia che sono in galera da più di vent’anni innocentemente, ma il problema non è solo questo, nel mio stato detentivo la cosa che più mi disturba e mi fa soffrire è di quello che vengo informato, e nello specifico l’amministrazione comunale ha tra le sue priorità il benessere dei extracomunitari clandestini, anziché i problemi dei miei familiari già sofferenti e comunque dei veri cittadini di Rosarno… forse consentendomi la provocazione perché non godono di sovvenzioni della Comunità Europea a differenza dei clandestini?”.
I Carabinieri del Comando Provinciale e del Reparto Anticrimine del ROS di Reggio Calabria stanno eseguendo anche alcune perquisizioni domiciliari in Rosarno, nei confronti di alcuni familiari di PESCE Rocco e associati alla omonima consorteria mafiosa, che avrebbero fornito un contributo alla realizzazione della minaccia al sindaco della cittadina della Piana.
Le emergenze investigative hanno evidenziato che la missiva, ascrivibile al predetto Rocco Pesce, oltre al suo palese contenuto intimidatorio, è stata inviata alla dr.ssa Elisabetta TRIPODI come rappresentante dell’organo collegiale di indirizzo politico – amministrativo che è la Giunta del Comune di Rosarno, che sta affrontando anche le problematiche connesse alla criminalità che imperversa sul territorio comunale.
In altri termini, la minaccia assume toni, talora espressi ed altre volte impliciti e contenuti in espressioni allusive, che nel concreto contesto sociale e territoriale che ne occupa finiscono con l’essere certamente idonei ad incutere timore e preoccupazione di subire un danno ingiusto.
Inoltre, l’azione delittuosa s’inserisce in un contesto in cui il destinatario della missiva è perfettamente consapevole (non solo per le prese di posizione pubblicamente assunte sul ruolo della ‘ndrangheta nel suo paese, ma anche per la stessa decisione di costituirsi parte civile, quale Ente esponenziale di interessi lesi dall’associazione di tipo mafioso, nel processo denominato “ALL INSIDE”) del fatto che il PESCE è soggetto indicato come inserito nell’organizzazione criminale dedita a molteplici delitti, facente capo alla omonima famiglia.
La condotta minacciosa di Rocco PESCE appare chiaramente indirizzata a favorire direttamente il sodalizio criminoso di cui è ritenuto appartenere attraverso una vera e propria intimidazione volta ad impedire, per un verso, che l’indirizzo politico – amministrativo della giunta possa danneggiare o porsi in contrasto con gli interessi della cosca e, per l’altro verso, per favorire la permanenza ed il rafforzamento del clima di omertà ed assoggettamento nella popolazione che è l’humus su cui le organizzazioni criminali di tipo mafioso prosperano.
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