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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Michelangelo Tripodi (PdCI) al Direttore di Calabria Ora, Dott. Piero Sansonetti:
Caro Direttore,
vedo oggi riportata sul giornale da te diretto, addirittura in prima pagina, la notizia (anche se tale non è e spiegherò il perchè) delle dichiarazioni del pentito Lo Giudice Antonino circa una presunta richiesta di sostegno elettorale a mio favore.
Infatti, queste stesse dichiarazioni calunniose e diffamatorie, che per quanto mi riguarda sono totalmente false e prive di qualsiasi fondamento, sono state già oggetto di pubblicazione sul n. 6 del 28 luglio 2011 del Corriere della Calabria in un articolo a firma Lucio Musolino a cui è seguita una replica del sottoscritto pubblicata sullo stesso settimanale nel n. 7 del 4 agosto 2011.
Peraltro, l’articolo firmato da Consolato Minniti su Calabria Ora del 25.5.2012 risulta particolarmente lacunoso e deficitario relativamente alle dichiarazioni del Lo Giudice che mi riguarderebbero e ciò evidentemente perché si vuole perseguire un intento diffamatorio.
Il giornalista di Calabria Ora in una paginata di articolo, su di me scrive “Lo Giudice ha anche riferito “sull’invito, ricevuto da Canzonieri Donatello, Monorchio Antonio, di votare Tripodi Michelangelo alle elezioni comunali: indicazione che i Lo Giudice non avevano seguito”.
Calabria Ora e il suo giornalista si avventurano in un’operazione spregiudicata e discutibilissima sul piano deontologico e con evidenti finalità mirate a colpire la mia immagine e credibilità, poiché seguendo quanto scrive Minniti “i Lo Giudice non avevano seguito l’indicazione a votare per me” e quindi, per quanto mi riguarda, sono falsi il titolo della prima pagina, il titolo di pag. 7 “Ecco chi aiutammo alle elezioni” e il sottotitolo di pag. 7 “il “nano” fa i nomi dei personaggi per i quali la cosca avrebbe raccolto voti”. Ma quando si deve calunniare tutto fa brodo, tant’è che Minniti omette di riportare per intero le dichiarazioni di Lo Giudice che mi riguardano e che smascherano la chiara macchinazione contro il sottoscritto.
Le dichiarazioni testuali del Lo Giudice estratte dal verbale risultano queste: “….Tripodi Michelangelo, se sbaglio non faccio, questo qui abita dove c’è il bar di Ficara Domenico… sotto il caffè Mauro ex caffè Mauro più avanti sulla destra dovrebbe abitare questo Tripodi Michelangelo…” e ancora “…in quanto Canzonieri, Monorchio Tonino trovandosi per caso sul … dove c’ha il bar mio cognato, Bruno Stilo, si sono fermati e mi hanno detto che stavano, stavano sostenendo a questo Michelangelo Tripodi per portarsi alle elezioni…Mi chiese se era possibile dare un po’ di voti a questo Michelangelo Tripodi”.
Ho avuto già modo di scrivere e in questa sede riconfermo che non solo sono orgoglioso di non conoscere Lo Giudice, ma anche le due persone, del fantomatico dialogo di cui parla Lo Giudice mi risultano totalmente sconosciute. Inoltre, quanto dichiarato dallo stesso Lo Giudice secondo cui avrei la mia abitazione nella zona dell’ex caffè Mauro, vale a dire nel quartiere reggino di Tremulini, risulta davvero incredibile e privo di qualsiasi fondamento.
Fandonia non avrebbe potuto essere più colossale.
In tal senso, a scanso di equivoci o di qualsivoglia ombra devo evidenziare e fare presente che le imbeccate ricevute dal Lo Giudice e di cui lui si fa megafono sono un’enorme, palese ed incontrovertibile bufala.
Infatti, dal lontano 1963, quindi da circa 49 anni, ho sempre avuto la residenza e il domicilio nel quartiere di Sbarre, sia da celibe che da coniugato. Quindi, nella zona opposta della città e a diversi chilometri di distanza. Inoltre, non sono mai stato proprietario, né ho mai affittato alcun immobile nelle adiacenze dell’ex caffè Mauro. Quanto affermo è facilmente verificabile: basta vedere il mio certificato storico di residenza e consultare una visura immobiliare.
Inoltre, solo per evidenziare ancora di più l’inconsistenza delle dichiarazioni del Lo Giudice, aggiungo che non sono stato mai candidato alle elezioni comunali, cosa che lo stesso afferma per come risulta nell’articolo di Minniti, se non nel lontano 1976 nella lista del PCI.
Sfido, pertanto, il calunniatore Antonino Lo Giudice a dimostrare il contrario.
Desta, purtroppo, grandissimo stupore e forte meraviglia che un giornale come Calabria Ora, sia incorso in un simile infortunio e si sia prestato ad amplificare una bufala di queste dimensioni, prodotta col chiaro obiettivo di confondere le acque per creare un polverone.
Infine, voglio ricordare che lo scorso anno a seguito dell’articolo apparso sul Corriere della Calabria non mi sono limitato a inviare al settimanale un’approfondita e documentata replica che sgombrava il campo da qualsiasi tentativo di strumentalizzazione.
Ho chiesto formalmente ed immediatamente gli atti al Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria dott. Giuseppe Pignatone ed ho chiesto ed ottenuto un incontro con lo stesso Procuratore per chiedere conto e spiegazioni di questa vicenda assolutamente incredibile.
Sono stato ricevuto nell’agosto 2011, qualche giorno prima delle ferie estive, dal Dott. Pignatone, insieme all’avv. Lorenzo Fascì, presso la sede della Procura.
In quella sede ho esposto la mia ferma protesta per le vergognose e false dichiarazioni del Lo Giudice, facendo presente che, viste queste circostanze, si stava correndo il rischio concreto di trasformare la vicenda reggina, caratterizzata da una presenza e uno strapotere assoluto ed asfissiante della ‘ndrangheta, in una paradossale situazione di gattopardesca memoria nella quale tutto è mafia e niente è mafia: un grande polverone che rende tutti uguali, senza alcuna distinzione.
Di fronte alle mie rimostranze, supportate da fatti precisi ed incontestabili, il dott. Pignatone ci informava che in vista del medesimo incontro aveva chiesto agli uffici una verifica riguardo le dichiarazioni del Lo Giudice circa la mia persona e che era in grado di potermi formalmente comunicare, a seguito di un’informativa ricevuta da parte del dott. Renato Cortese, Dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria, che nelle dichiarazioni di Lo Giudice c’era stato un “evidente errore e scambio di persona”, che si trattava di uno “schizzo di fango”e che si scusava anche a nome dei colleghi per questa incresciosa vicenda nella quale ero stato incredibilmente coinvolto senza alcun fondamento, assicurandomi che la vicenda si doveva considerare conclusa.
Ma, evidentemente, nonostante la palese falsità così non è stato e si vuole insistere a rimestare la spazzatura per cercare di sfregiare una limpida storia politica, personale e familiare incentrata costantemente nella lotta alla ‘ndrangheta. In tutti i ruoli di responsabilità politica ed istituzionale ricoperti ho costantemente avversato, con fatti concreti, le organizzazioni mafiose e, con orgoglio, ho sempre, pubblicamente, dichiarato di rifiutare i voti della ‘ndrangheta.
Queste mie scelte e convinzioni personali mi hanno fatto pagare anche pesanti prezzi personali. Un disprezzo e un ripudio assoluto, senza se e senza ma, che la Procura reggina conosce bene.
A Reggio sono chiare, lampanti ed evidenti le commistioni e le infiltrazioni della ’ndrangheta in ben determinati e, spesso, trasversali settori politici ed istituzionali. Sarebbe sufficiente continuare ad indagare a fondo e a 360 gradi su quanto è accaduto nelle elezioni regionali del marzo 2010. Basterebbe poco, infatti, per verificare, in primis nei quartieri e nelle zone ad altissima densità di presenza e penetrazione delle organizzazioni mafiose (vedi Archi), dove, come e in che misura si sono concentrati gli appoggi e i consensi delle famiglie di ‘ndrangheta.
Ovviamente. mi riservo di valutare tutte le iniziative legali a tutela della mia immagine e dignità così gravemente offese e danneggiate da pubblicazioni false e infondate come quella apparsa su Calabria Ora che si inquadrano in un palese disegno diffamatorio che mi vuole colpire.
Una cosa è certa: non mi faccio intimidire. Questa vicenda, tutta da chiarire e decifrare, non mi farà arretrare di un millimetro nel mio impegno nella lotta contro la ‘ndrangheta e le organizzazioni mafiose che infestano minacciosamente il nostro territorio.
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