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E’ un momento difficile per Reggio Calabria, per i suoi cittadini onesti. Dopo la bomba di gennaio alla Procura Generale e l’attentato al portone di casa del Procuratore Generale adesso è stato fatto trovare un bazooka nei pressi del Tribunale ed una telefonata anonima individua nel Procuratore Pignatone il bersaglio predestinato. Certo, la Magistratura Reggina, si stà contraddistinguendo per una lotta alla ndrangheta senza precedenti. Le inchieste attivate dal Procuratore Pignatone e dal suo pool hanno segnato risultati importanti e significativi, che in passato non erano mai stati raggiunti. Da qui la reazione violenta e terroristica da parte della delinquenza organizzata, che forse spera, con questi attentati clamorosi di dissuadere gli inquirenti dall’azione di legalità attualmente in atto.
In questi giorni si sono susseguiti tanti messaggi di solidarietà, tante iniziative, fiaccolate. Tutte cose importanti che danno il senso che c’è in città un voglia di riscatto dall’oppressione mafiosa. C’è tanta gente onesta, insomma che si pone al fianco dei Magistrati e che crede nella legalità come pilastro della società; anche e soprattutto di quella reggina.
Ma ciò non basta perché troppo spesso a Reggio non emerge chiara la discriminante per cui si assiste al prevalere di una sorta di pensiero unico nel quale è difficile distinguere e in cui si può trovare di tutto: vittime della ndrangheta e consiglieri comunali che compaiono nelle intercettazioni riguardanti inchieste importanti per le loro sospette frequentazioni, magistrati in prima linea costretti a vivere sotto scorta e personaggi politici regionali e nazionali che non sono certo campioni di legalità e che talvolta hanno costruito le loro carriere politiche nella zona grigia che rappresenta la vera forza della ndrangheta.
Occorre fare il massimo di chiarezza altrimenti si rischia di perdere fiducia e credibilità. E c’è bisogno di uscire da un coro che ricorda molto lo scenario del Gattopardo. Non vorremmo rivedere ancora spettacoli indecorosi come quelli che avvenivano durante le manifestazioni antimafia degli anni 70 e 80 nella piana di Gioia Tauro quando sui palchi delle manifestazioni salivano personaggi discussi e chiacchierati, memorabile rimane una manifestazione svoltasi a Taurianova quando salì sul palco un personaggio all’epoca assai noto come Ciccio Macrì. Non vorremmo rivedere scene simili.
Lo spettacolo davvero indecente dato da alcuni componenti della Giunta e del Consiglio Comunale nonchè da esponenti della politica provinciale e regionale rappresenta un esempio negativo di un modello da abiurare.E non basta a far dimenticare quei comportamenti il fatto di partecipare alle manifestazioni e ai presidi antimafia.
Non è con l’invio dell’Esercito che si combatte la mafia Ministro La Russa !
Questa decisione ci appare un tentativo, ipocrita, demagogico e sbrigativo per far vedere che lo Stato reagisce, ma in realtà è uno strumento assolutamente inidoneo.
Né segni tangibili hanno dato le “apparizioni” del Governo e dei suoi Ministri a Reggio Calabria, che come ha fatto il ministro Alfano sono venuti a Reggio portando l’elemosina di poche migliaia di euro, nemmeno sufficienti a pagare la benzina per le autovetture delle Forze dell’Ordine per un paio di mesi..
Non si può combattere una vera battaglia per la legalità se non arrivano Magistrati, agenti di Polizia qualificati, tecnologie avanzate. Risorse finanziarie aggiuntive –vere e non promesse – tali da retribuire servizi notturni, indagini a vasto raggio e quanto si renda utile ed opportuno alle investigazioni in corso.
Come emerge dalla relazione – consegnataci dallo stesso in occasione dell’incontro avuto alla presenza del nostro Segretario Organizzativo Nazionale Orazio Licandro – presentata dal Presidente del Tribunale all’assemblea di ANM svoltasi a Reggio Calabria, il Tribunale di Reggio Calabria presenta una scopertura di pianta organica dei Magistrati superiore al 30% ed una dotazione di personale amministrativo inferiore di oltre 80 unità rispetto ai fabbisogni indicati dal Ministero nel lontano 2001. I dati si commentano da soli e la domanda sorge spontanea: come pensa il Governo di aiutare i Magistrati in questa difficile battaglia se non pone rimedio a tali carenze?
Sappiamo benissimo che il riscatto del Mezzogiorno e della nostra città, soprattutto per quanto riguarda la battaglia per la legalità passa attraverso la capacità del popolo reggino di saper fare scelte nette e chiare, alla sua classe politica ed intellettuale di parlare con chiarezza e coraggio; oggi per la politica è il momento di usare il linguaggio della verità senza infingimenti. Solo così si potrà creare uno spartiacque tra chi crede nella legalità come principio ispiratore della società e chi no e soprattutto tra la gente onesta e quella zona grigia che rappresenta l’humus per consentire alla mafia di infiltrarsi nelle istituzioni e nell’economia della città.
A questo compito siamo chiamati tutti. Pensiamo anche e soprattutto al ruolo che devono esprimere gli Ordini Professionali, alla classe intellettuale e culturale, alla scuola, all’Università. La “Mediterranea” faccia sentire alta la voce del mondo scientifico nella città che la ospita e che spesso sente poco la ricaduta positiva che un’università ha il dovere di dare al territorio.
In una città in cui i giovani possono essere tentati da un modello deviante il compito del mondo scolastico, didattico e scientifico deve essere tale da far capire quale è la rotta giusta da seguire.
Dobbiamo lavorare, tutti insieme, per ridare alla città un tessuto sociale e culturale che oggi è smarrito, insomma occorre un nuovo patto sociale del quale responsabilmente ci facciamo promotori e chiamiamo tutti a raccogliere questo nostro monito e ad aderirvi.
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