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di Francesco Iriti
“Cessazione delle attività del punto nascita del presidio ospedaliero di Melito Porto Salvo dell’Asp di Reggio Calabria dal 1 marzo 2011”. Il decreto regionale n.79 del 4 agosto pone fine alla vicenda del punto nascita del “Tiberio Evoli” che nei mesi scorsi è stato al centro di una lunga querelle burocratica e mediatica.
Chiaro il messaggio contenuto nel documento che pone davanti ad un muro insormontabile i tentativi fatti dai sindaci dell’area grecanica e soprattutto dalle gestanti che sin dal giorno della chiusura avevano attuato un sit in pacifico per richiamare l’attenzione sulla vicenda che fino al famoso primo marzo non aveva fatto registrare grandi movimenti di protesta.
Nel frattempo si assisteva a Melito anche a qualche nascita, dovuta ai casi di urgenza, grazie all’intervento del personale medico che si prendeva la responsabilità di soccorrere le signore in “dolce attesa”. Grazie alle “mamme coraggio” si era attivato un sistema di solidarietà per una vicenda che metteva ancora una volta al centro dell’attenzione l’unico centro sanitario pubblico presente nel territorio e linfa vitale per gli abitanti soprattutto dei paesi montani.
Sono state create delle proteste pubbliche con relativi cortei per le vie del paese mentre i sindaci si rivolgevano al Tar per ovviare alla decisione del commissario della sanità Giuseppe Scopelliti che aveva di fatto chiuso il reparto. Finalmente arrivava uno spiraglio sul finire del mese di maggio quando il giudice monocratico accettava temporaneamente le richieste avanzate rimandando tutto alla seduta dell’8 giugno. Si tratterà di una data fatidica nella quale arrivava la sentenza definitiva apparsa ai molti controversa.
Il Tar, infatti, deliberava nuovamente la chiusura tra lo stupore generale degli amministratori e della gente che accettava quasi mestamente l’esito. Adesso il decreto non lascia più scampo a facili interpretazioni.
Alla pubblicazione del decreto, in molti hanno affermato che la delibera sembra essere stata fatta ad hoc per l’ospedale di Melito in quanto si “prende atto della disattivazione del punto nascita in questione”.
Nel documento non si parla degli altri ospedali dove dovrebbe essere eseguita la stessa misura ma si discute, invece, del “riassetto della rete dei punti nascita a seguito di valutazione del rischio clinico dei singoli punti nascita”. Nella nota si evince anche che “sono rinviate ad un successivo atto l’individuazione delle misure sanzionatorie che le aziende dovranno adottare nei confronti dei punti nascita in attività nelle strutture ospedaliere che non rispetteranno il limite del 35% dei parti cesarei”.
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