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Egregio Presidente Giuseppe Scopelliti,
siamo le gestanti che fino al 28.02.2011 sono state curate ed assistite dai medici del reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Melito Porto Salvo.
Le scriviamo perché, a seguito di un assurdo ed incomprensibile provvedimento che penalizza e mortifica non solo le gravide di Melito Porto Salvo, ma anche quelle di tutti i paesi vicinori, a partire dal 1° marzo è stata decisa la chiusura del punto nascite.
Senza voler entrare in quello che è lo specifico tecnico della questione, sia per l’assenza di informazioni compiute e chiare in nostro possesso, sia perché non consideriamo il fatto in parola una questione puramente politica, tenuto conto che quando ci sono in gioco diritti innati, com’è a nostro parere, si tratta ancor prima di una questione morale e culturale ed è da questa prospettiva che ci permettiamo una riflessione.
Questo, però, non fa venir meno la necessità di tener conto delle ricadute negative che opzioni di tal genere possono avere socialmente, non ultimo un ulteriore spopolamento dei paesi dell’Area Grecanica, come conseguenza della riduzione delle nascite, causata dal disagio che giovani coppie possano trovare nel rimanere od insediarsi in zone mal servite da servizi essenziali, come quello dell’assistenza alle gestanti.
Venendo alla questione in discussione, l’ospedale di Melito Porto Salvo che si vorrebbe veder ridotto con la soppressione del punto nascite, ha una storia secolare per il ricovero e l’assistenza di malati, pellegrini e gestanti, grazie allo sforzo di laici e religiosi.
Tutto questo impegno sta a testimoniare il valore che la nostra gente ha riconosciuto, per decenni, alla possibilità di operare per alleviare le sofferenze fisiche e morali dell’uomo, attraverso un gesto di pura libertà com’è quello di accogliere e ricoverare una persona che necessiti di assistenza.
La decisione di ridurre, attraverso la chiusura del punto nascite, l’operatività del nostro ospedale incide su questa possibilità di servizio e riduce, inoltre, la libertà, valore fondamentale offerto in dono all’uomo ed alla donna, che non è una concessione di nessuno, poiché rappresenta la possibilità concreta di un agire giusto o sbagliato.
Perché, ci chiediamo, si vuole togliere alle donne la possibilità di scegliere dove far nascere i propri figli?
La scelta della chiusura del punto nascite, alla quale può logicamente seguire un’ulteriore riduzione dell’attività del nosocomio, limita il diritto a mettere in atto l’atteggiamento giusto, in questo caso l’assistenza alle mamme ed ai loro nati.
Vìola, inoltre, il fondamentale diritto alla salute, costituzionalmente garantito e che deve essere tutelato al di sopra ed al di là di qualsiasi logica politica o ragione economica.
Per le ragioni citate, seppur brevemente, e dopo diversi giorni dall’inizio del presidio del reparto di ginecologia ed ostetricia dell’Ospedale di Melito Porto Salvo senza che ancora né Lei, né il Commissario Straordinario dell’ASP di Reggio Calabria, né le altre figure di vertice della sanità calabrese, abbiano sentito il dovere e/o la necessità di ascoltarci, al fine di un vero ed efficiente servizio ai cittadini, ed in particolare alle donne, Le chiediamo, urgentemente e formalmente, un incontro per trovare una soluzione che permetta di mantenere in vita il punto nascita dell’Ospedale di Melito Porto Salvo.
Nell’attesa, continueremo nella nostra pacifica ma ferma protesta presso l’Ospedale di Melito.
Sicure della Sua attenzione, porgiamo distinti saluti.
Melito Porto Salvo, 08.03.2011
Le gestanti
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