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di Francesco Iriti
“Se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto”. E’ bastata questa citazione di una donna in “dolce” attesa per specificare lo stato d’animo delle tante mamme che ormai da 20 giorni occupano in modo pacifico il reparto di ostetricia-ginecologia dell’ospedale “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo. Anche ieri si è sentito il bisogno di esternare il disagio di queste mamme che non vogliono “in alcun modo abbandonare la protesta perché ribadiamo che i nostri figli hanno il diritto di nascere a Melito”.
Molte le manifestazioni di protesta pubbliche perpetrate nei giorni scorsi come la marcia di solidarietà tenutasi pochi giorni or sono che ha registrato la partecipazione di molte persone e dei vari sindaci dell’area grecanica sfilare muniti di fascia tricolore. Striscioni, richiesta di aiuto e varie dichiarazioni direttamente dal palco, sembrano non aver sortito nessun effetto. Infatti, le mamme “coraggio” attendono ancora una risposta “soprattutto dal presidente della Regione Scopelliti che visto che non si è degnato di farci visita, ci porterà quasi sicuramente ad andare tutte insieme a trovarlo di persona. Siamo state abbandonate a noi stesse”.
Non è escluso che nei prossimi giorni possano essere inscenate altre protesta di rilevanza maggiore. “Siamo disposte, se non riceveremo ancora risposte in merito alla vicenda, a prendere delle decisioni forti – hanno dichiarato le mamme – come il blocco della Statale 106 e/o dei binari della Stazione”.
Non sono mancate le frecciatine anche alle altre istituzioni “ed al Prefetto che sembra non aver accolto il nostro appello come se la situazione non gli interessasse. Il suo silenzio è molto eloquente. Ci rivolgiamo anche al commissario straordinario dell’Asp, la dottoressa Squillacioti, che in quanto donna forse avrebbe dovuto agire in modo diverso nei nostri confronti”.
Le donne hanno anche avvisato che tra le tante attività che verranno intraprese, si arriverà anche “alla creazione di un comitato per il diritto delle donne per evitare che venga calpestato il ruolo ricoperto dal gentil sesso”.
Lo sdegno è naturalmente forte, come evidenziato anche dai parenti di queste donne che “stanno portando avanti un’importante battaglia non soltanto per se stesse, ma per tutto il territorio in quanto la chiusura del punto nascita, – hanno chiosato alcuni mariti – se non verranno prese delle decisioni positive, comporterà delle conseguenze importanti anche nel prossimo futuro”.
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