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Il 19 marzo, mentre la Locride festeggia e sfila, Portigliola è un paese triste. È stato ieri, in tarda serata, dopo due giorni di incessante lavoro per la sistemazione dell’area del Teatro greco romano e di continui sopralluoghi delle Forze dell’ordine, che mi sono preoccupato della mancanza di informazioni sul protocollo di accoglienza previsto per il Capo dello Stato a qualche ora dal suo arrivo, e solo a seguito della conferma dell’atterraggio dell’elicottero presidenziale sul suolo del mio Comune. Ho chiamato la prefettura per avere chiarimenti. Incredibile la scoperta: il Teatro greco romano (ma solo per la prefettura) si troverebbe in contrada Pirettina di “Locri”, e non a Portigliola; come imbarazzante è stata la reazione al telefono del funzionario prefettizio di turno.
Una grave offesa per tutta la comunità portigliolese dimenticata, a cui non sono seguite scuse né la solidarietà degli altri sindaci, chiusi in uno sconcertante silenzio.
Oggi Portigliola è stata silenziosa e in disparte. Dignitosamente.
Lo Stato, che bypassa le regole da esso stesso scritte, con il mancato rispetto di un cerimoniale che il caso prevedeva, è un segnale non rassicurante; così come lo è accusare gente pacifica – seppur solo nella confusione del momento – di minare alla sicurezza pubblica nonostante gli elevatissimi livelli di controllo.
Ho manifestato il mio dissenso al comportamento tenuto dalle autorità non partecipando alla cerimonia che si è tenuta stamattina presso lo stadio comunale di Locri, e ho anche comunicato tale decisione a Sua Eccellenza il Prefetto, al sindaco di Locri e al presidente di AssoComuni Locride.
Ho apprezzato l’invito rivoltomi dalla numerose autorità, dotate di alta sensibilità istituzionale, a desistere dalla mia decisione, ma ho tenuto questo comportamento per dissentire fortemente per lo sgarbo istituzionale subito dalla comunità portigliolese.
La mia profonda amarezza, e quella dei miei concittadini, sta nel fatto che in un primo momento (a notte fonda di sabato) la Prefettura, dopo numerose telefonate e l’incontro con il prefetto Di Bari presso il Palazzo della cultura di Locri, mi aveva comunicato la possibilità di partecipare all’evento; per poi, nella mattinata odierna, a un’ora dall’arrivo del presidente, comunicarmi con una nuova telefonata le “nuove” modalità di partecipazione, diverse rispetto alle aspettative.
Resta la delusione per l’occasione perduta di Portigliola e di tutta la Locride, che è il non aver potuto ricevere il Capo dello Stato al momento del suo atterraggio per inesistenti “motivi di sicurezza”. Ancora una volta la dignità al territorio,di un rappresentante dello Stato, qual è il sindaco nel suo Comune, è stata mortificata; l’offesa sta proprio nel tirare in causa, all’occorrenza, quella “mancanza di sicurezza” che invece dovrebbe stare – a prescindere – alla base di ogni paese civile.
Il mio rammarico sta nel fatto che i piccoli Comuni, come Portigliola, non vengono mai considerati nelle occasioni importanti; mentre quando si devono sobbarcare pesi che non riescono a sostenere per reali ed evidenti motivi di sicurezza – quale potrebbe essere l’accoglienza di immigrati imposta dalla prefettura – esistono sulla cartina geografica dei prefetti.
Oggi volevo incontrare lo Stato, quello Stato sempre assente in Calabria, ma che si manifesta puntualmente in occasione di tragedie o nella commemorazione di disgrazie; e non era solo il desiderio di stringere la mano ad un uomo, fosse anche la massima autorità dello Stato.
Questo episodio è emblematico: rappresenta la distanza tra lo Stato e il territorio.
Rocco Luglio
Sindaco di Portigliola
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