Mammola (RC), Giornata nazionale del Camminare “Il sentiero dei greci”

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La ” giornata del Camminare” riveste interesse anche per la finalità perseguite dai Parchi, inquadrandosi nel più ampio contesto della “mobilita sostenibile”, oggetto della massima attenzione politica e culturale per i concreti risvolti che comporta sia dal punto di vista della salute che di quello ambientale.

PIANI DELLA LIMINA-SANTUARIO DI SAN NICODEMO- PASSO SELLA- FIUME TORBIDO-MAMMOLA

Itinerario naturalistico, panoramico, storico e culturale, nel Parco Nazionale dell’Aspromonte

–  Comune: Mammola (RC)

– Territorio: Parco Nazionale dell’Aspromonte.

– Tempo: 3 – 4 ore

– Altitudine: massima 850 mt. – minima 240 mt.,

– Periodo:  tutto l’anno

                   – Difficoltà: T – turistico –  accessibile a tutti

                   – Come arrivare:  S.G.C. Jonio-Tirreno SS 682 uscita Svincolo Limina; SP 5 ex SS. 281

                                             (Passo della Limina)

Raduno ore: 9,45         Passo Limina

Partenza escursione ore: 10.00

“Il sentiero dei greci”

Descrizione dell’itinerario:

Partendo dal Villaggio Limina sui Piani della Limina e andando verso la SP5 ex SS.281 direzione Mammola, si incrocia lo svincolo Limina e il  “Passo della Limina”, si segue la segnaletica  “Sentiero dei Greci e la segnavia ormai scolorita rosso-bianco-rosso (da rifare segnaletica e segnavia), a 200 metri ci s’incammina verso  destra sul sentiero dell’Abeto che  porta al Santuario.  Si attraversano appezzamenti di terreni,  una volta coltivati, oggi sono destinati a prato-pascolo  per  mandrie di  bovini e caprini  che pascolano allo stato brado, continuando sul sentiero si arriva sulla strada asfaltata, che porta al Santuario di San Nicodemo dove si può ammirare un suggestivo panorama, del Monte Kellerano, del  Santuario, della Vallata del Torbido e del  mare Jonio.  Si prosegue in direzione del Monte Kellerano, dove  si possono visitare le sue famose Tre Croci che guardano la zona Jonica, la Tirrenica ed il Santuario,  la Grotta di San Fantino luogo di preghiera e di penitenze e alcuni  resti dell’Oratorio Bizantino dedicato a San Michele Arcangelo con il pavimento di pietre e i basamenti dei muri perimetrali. Si ritorna sulla strada e proseguendo,  si può ammirare un’Azienda Agrituristica,  arrivati  al Santuario si incontra il Monaco Don Ernesto, che spesso illustra ai numerosi fedeli e turisti i luoghi e la vita del Santo.

Il Santuario di San Nicodemo, ricco di storia e tradizioni è meta tutto l’anno di numerosi pellegrini di fedeli e turisti. sotto l’aspetto storico-religioso è uno dei Santi Calabresi più importanti. Il Santuario, che si staglia nel verde della pianura orlata da rigogliosi boschi di leccio, nel periodo estivo sono frequentati dalle popolazioni locale e da numerosi turisti per godersi le frescure sotto i verdi boschi, gran parte del pianoro viene utilizzata sia a prato-pascolo sia a fini agricoli per la coltivazione di grano, di segale (jermanu), patate. Nelle parti lasciate incolte e a pascolo,  abbondante è la crescita spontanea di erbe selvatiche  (cicorie, broccoli di razze) mangerecce, che numerose persone raccolgono ed usano per preparare cibi genuini e tisane medicinali

Il Santo visse da asceta ed in preghiera, fino alla morte (990) sul Monte Kellerano, così veniva chiamato anticamente, tutta la zona vicino al Santuario territorio di Mammola. Nato e cresciuto nel periodo caratterizzato (Sec. X) dalla forte emigrazione, dalla Sicilia, invasa dai Musulmani, di Monaci Basiliani che provenivano dall’Asia Minore, aderì fin da giovane al fermento religioso suscitato da questi, diventando Egli stesso un Monaco. L’Ordine monastico Basiliano bizantino, diverso da quelli latini con regole fisse ed abito uniforme, era formato da numerosi Monaci che vivevano da eremiti o in piccole comunità (Cenobi), ma mai isolati dalla società. Fin dall’inizio non ebbero, neanche in Calabria, vita tranquilla. Le continue scorrerie di Saraceni, che assalivano le coste calabre, li costrinsero a rifugiarsi, insieme alle popolazioni, nelle zone interne e montuose. Anche San Nicodemo fu costretto a fuggire e a cercare un luogo riparato ed isolato per dedicarsi alla vita di asceta. Fu così che arrivò sul monte Kellerano dove costruì con i suoi discepoli un Cenobio per condurre una vita di lavoro e di preghiera. Un ritiro spirituale ma nello stesso tempo a contatto con la società. Infatti i Cenobi, i Monasteri dei Basiliani erano punti importanti di riferimento religiosi e culturali per le popolazioni del luogo che incentivarono la nascita di agglomerati e villaggi.

Dopo la sua morte il Cenobio sul Kellerano divenne meta di devozione e di pellegrinaggio di fedeli della Locride, della Piana e di tutta la Calabria, richiamati dai miracoli che il Santo operava soprattutto sui malati e ossessi.  Per molto tempo l’Abbazia sul Kellerano ha rivestito un ruolo molto importante sia dal punto di vista  religioso-spirituale  e culturale della Calabria, sia da quello economico, perché amministrava beni immobili ricevuti da donazioni di nobili, e che i Monaci davano ai contadini del posto in cambio di decime.

Dopo qualche secolo, cambiato il clima religioso, questi monasteri cominciarono a decadere.  Anche i Monaci dell’Abbazia sul Kellerano abbandonarono il Monastero, portandosi dietro, però, le reliquie di San Nicodemo per sistemarle nella Grangia di San Biagio a Mammola e conservate fino ad oggi nella chiesa Matrice dello stesso paese. Sui ruderi dell’antico Cenobio fu costruita, nel secolo XVI, una Chiesa che nel 1960 fu ristrutturata e rinnovata anche all’interno con gli affreschi del pittore NIK SPATARI  che raffigurano i miracoli del Santo. La festa in onore del Santo si svolge ogni anno la domenica successiva al 12 maggio, in ricordo della nascita.  La celebrazione della messa viene fatta all’aperto, seguita dalla processione fino ai piedi del Monte Kellerana.. La festa che dura tutta la giornata è diventata nel tempo molto popolare, sia per la devozione a San Nicodemo sia perchè è una occasione per fare la scampagnata di primavera con relativo pic-nic nei vicini boschi e prati. La festa, inoltre, rappresenta uno dei rari momenti d’incontro tra fedeli, devoti al Santo, che provengono da due zone diverse: la Locride e la Piana. La devozione al Santo si esprime anche col pellegrinaggio, tutti i venerdì, da  luglio a settembre, che precedono la festa del Patrono a Mammola (prima domenica di settembre), raggiungendo a piedi  come ex-voto il Santuario attraverso l’antico Sentiero dei Greci.  Il Santuario è abitato da  un Monaco che ha deciso di ritirarsi sul monte Kellerano per iniziare a vivere una vita da asceta, difficile e coraggiosa, ma spiritualmente più intensa. Sull’esempio di San Nicodemo e dei suoi Monaci, il Monaco anacoreta, sfidando la realtà del nostro tempo vuole far rivivere  al Santuario gli antichi momenti  quando ad esso le popolazioni guardavano come guida e sostegno spirituale e religioso. Con decreto della Diocesi di Locri-Gerace il Santuario per la sua importanza è stato incluso negli itinerari della Calabria del “Giubileo 2000”  come  luogo dove si può ricevere  l’Indulgenza Giubilare.

 

Dopo aver visitato il Santuario e fatto rifornimento di acqua, qui particolarmente buona, si prosegue percorrendo per un tratto la strada asfaltata, dopo a destra si imbocca  seguendo sempre la segnaletica “Sentiero dei Greci”, si prosegue lungo la pista e si incontra la “Cappelletta” dove morì San Nicodemo, all’interno si possono vedere due antiche Croce, una in legno e l’altra in ferro battuto.  Scendendo giù lungo  il sentiero della “Seja” (Passo Sella) punto di valico dell’Appennino, si possono ammirare varie vedute panoramiche e una bellissima fontana per dissetarsi. Arrivati  al Palazzo Barillaro del  Sec. XVII,  nelle vicinanze si incontra Vallone Salino, che merita un’escursione a parte per vedere  le sue bellezze naturalistiche con la splendida “Cascata di Salino”,  continuando,  la pista ci porta sul Fiume Torbido.  Si prosegue sulla strada sterrata che costeggia l’ampio letto del fiume, che segue l’andamento della S.G.C. Jonio-Tirreno poggiata su grossi piloni.

Il Fiume Torbido nasce in località Stimpato, alle spalle del Monte San Nicodemo  ai confini tra Mammola e San Giorgio Morgeto, e sfocia, dopo un lungo percorso, nel mare Jonio,  tra Marina di Gioiosa J. e Siderno. L’enorme larghezza del suo greto, soprattutto nella parte finale, insieme con elementi geologici ed archeologici, hanno avvalorato l’ipotesi, sostenuta da molti studiosi, che un tempo il fiume era navigabile, e che la battaglia dove i Locresi alleati con i Reggini sconfissero i forti Crotonesi, avvenne proprio sul Torbido (IV-V Sec. a.c.).  Anticamente  il letto del fiume era usato dai Locresi della Magna Grecia come grande via di comunicazione per raggiungere l’altro mare (Tirreno). Risalito il fiume, attraverso il Passo Sella (Seja, via più breve) arrivavano, passando per il Monte Kellerano al Passo della Limina.  Da quì, scendendo il sentiero dello Sciarapotamo, in direzione del Mare Tirreno, raggiungevano la città di Medma (oggi Rosarno) e di Ipponion  (oggi Vibo Valentia).  Il sentiero attraversa i numerosi appezzamenti agricoli ricavati lungo le sue rive nell’ampio alveo, caratterizzato dall’enorme quantità di materiale inerte (ghiaia, pietrame) usato nell’attività edilizia dell’intero comprensorio. Lungo il percorso si può notare qualche pianta di gelso, testimonianza di un’attività importante diffusa nella zona. Nel passato, lungo le sue sponde, era fiorente la coltivazione del gelso, che oltre a produrre gustosi frutti, garantiva, con le sue foglie, il nutrimento al baco da seta, che si ricavava, infatti, una pregiata seta che veniva poi spedita nelle filande del nord dell’Italia.  Le colline che si affacciano sul Torbido sono coltivate ad ulivo, vite e castagno, mentre, più a valle,  nei grandi poderi ricavati nel letto del fiume, si coltivano ottime qualità di agrumi ed ortaggi.

Proseguendo lungo il fiume, si incrocia sulla sinistra  il Torrente Macariace, un segnale descrittivo indica il Geosito della Miniera Macariace, si vedono  l’area geologica dell’estrazione del minerale e i ruderi della vecchia Miniera, che merita una visita particolare.  Si continua sulla  strada asfaltata, poi proseguendo sulla sinistra, si passa dietro l’Area di Servizio Tamoil, fino allo svincolo di Mammola direzione Rosarno e dopo circa duecento metri si arriva alla Porta di Accesso del Parco Nazionale dell’Aspromonte, di fronte alla Villa Comunale e al viadotto degli  Archi monumentali dell’ex Ferrovia Calabro-Lucane.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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