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Il 21 agosto a Vibo Valentia e il 22 agosto a Palmi andrà in scena ‘Elektra’ di Hugo Von Hofmannsthal, lo spettacolo conMaria Milasi delle Officine Jonike Arti di Reggio Calabria inserito nel Magna Graecia Teatro Festival2011, rassegna teatrale itinerante che si tiene in tredici siti archeologici calabresi con la direzione artistica di Giorgio Albertazzi, fortemente voluta dal Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti e organizzata dall’Assessorato Regionale alla Cultura e ai Beni Culturali.
Elektra ha la regia di Americo Melchionda e protagonisti, con Maria Milasi, Kristina Mravcova, Donatella Venuti, Maurizio Spicuzza, Americo Melchionda, Giuseppe Luciani ed Elena Barbaro.
Protagonista dello spettacolo è l’attesa prima che avvenga l’atto principale di questa tragedia: il matricidio.
Nell’attesa l’ansia, la frenesia, il ripensamento, la risoluzione, tutti momenti che portano ad annullare l’azione, momenti che accumulano la tensione che poi verrà sfogata in un solo colpo. E nell’assenza di azione, nel vuoto, si sviluppa l’odio.
Il mito di Elettra nella scrittura di Hofmannsthal si sviluppa in chiave psicanalitica, rende protagoniste le figure femminili, deforma i legami familiari. La ricerca che sta alla base dello spettacolo, vuole esasperare questi legami utilizzando piani espressivi diversi, che offrono una particolare articolazione del dramma verso una resa di autentico impatto emozionale e di stimolante ricerca formale.
Nello spettacolo un importante ruolo narrativo è affidato a inserti video, un tentativo di esprimere il non detto, di sviluppare la percezione del dramma attraverso dettagli, primi piani, ambientazioni. I filmati si ispirano agli antefatti del testo, esprimono le deformazioni dei personaggi, tradiscono il disordine ambiguo del dramma.
Il contrasto tra Elettra e Clitennestra viene reso in video per catturare le complesse sfaccettature dei personaggi, ma anche per tentare di cogliere attraverso i movimenti di macchina lo stato d’essere di ambientazioni e suggestioni.
Musiche e suoni contemporanei, svuotati da ogni facile sentimentalismo, diventano gelidi testimoni di una tragedia che partendo dal mito diventa inesorabilmente attuale: il matricidio come cronaca terrificante di un destino umano.
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