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Riceviamo e pubblichiamo:
Anche quest’anno nei tre giorni di fiera per le festività di Sant’Antonio abbiamo assistito allo spettacolo indegno delle ronde delle forze dell’ordine tra le bancarelle.
I “controlli” della polizia locale hanno portato al sequestro di migliaia di pezzi ritenuti contraffatti e all’arresto di un ambulante del Bangladesh che, sorpreso a vendere senza autorizzazione, si sarebbe dato alla fuga “spintonando” gli agenti.
E così, in nome della “lotta alla contraffazione” si militarizzano anche i momenti di festa popolare, con la caccia all’abusivo che diventa una vera e propria ossessione per chi amministra e controlla questa città.
Si ripropone dunque la solita guerra, se non contro i deboli, a favore dei forti, di coloro cioè che vedono tutelata la propria posizione di dominio in un mercato di prodotti la cui fabbricazione è affidata spesso a minori sottopagati di paesi del terzo mondo.
È chiaro, quindi, che si tratta di una battaglia di legalità e non di giustizia, con buona pace della “sinistra” amministrazione lametina.
Ci sembra assurdo e paradossale tale rigore tra le bancarelle mentre poco viene fatto per garantire ai venditori ed agli ospiti della fiera un minimo di pulizia e di sicurezza: servizi igienici pressoché assenti, pochi bagni chimici, nessun cassonetto per la raccolta dei rifiuti che inesorabilmente vengono prodotti in eventi di questo genere, totale mancanza di pianificazione dell’ospitalità con la conseguenza che i venditori si vedono costretti, loro malgrado, a piantare tende in qualsiasi spazio trovato libero.
La fiera di Sant’Antonio anche quest’anno è finita, ma tra poco più di dieci giorni la città si riempirà nuovamente di bancarelle per la festa patronale di San Pietro e Paolo.
Ci auguriamo, dunque, che chi di dovere si attivi per garantire un minimo di dignità ai lavoratori ambulanti, senza trovarci nuovamente a segnalare episodi del genere.
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