Loris Maria Nisi sulla centrale a carbone di Saline Joniche

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di Francesco Iriti

«Se le Istituzioni hanno a cuore il problema, lo scrivano negli atti ufficiali, ma facciano presto perchè la partita sta finendo». Loris Maria Nisi, ex sindaco di Montebello Jonico, richiama l’attenzione sulla questione della centrale a carbone che dovrebbe sorgere a Saline Joniche. «Da sindaco ho manifestato e rappresentato il dissenso del territorio per un progetto vantaggioso per pochi, ma lesive degli interessi e delle aspettative dell’intera collettività. – afferma l’ex primo cittadino – Il dissenso aveva trovato la condivisione degli altri sindaci dell’area (con qualche esclusione) e degli altri enti territoriali e rifletteva la volontà delle popolazioni che si sono sempre dimostrate contrarie».

Nella sua disamina Nisi ribadisce il «No alla centrale» a causa di dieci punti essenziali: «notevole aumento di emissione di CO2; divieto imposto dalla Regione Calabria, nel suo Piano energetico; insediamento di nuove centrali a carbone; dello sconvolgimento (o  modifica) dell’eco sistema per l’emissione di polveri sottili; del riscaldamento dello specchio acqueo frontistante la zona portuale, per l’utilizzo di acqua marina necessari per raffreddare l’impianto e che viene riversata in mare riscaldata; sversamento in mare di notevoli quantità di sostanze necessarie per desalinizzare l’acqua marina; aumento sensibile del rumore, causato dal funzionamento della centrale (h24); inquinamento acustico sottomarino; aumento notevole del traffico navale».

«Questi sono sinteticamente alcuni dei rilievi mossi al progetto, tutti inseribili in una categoria più ampia che è quella della realtà industriale. Realtà che il territorio ha, in più riprese,- continua Nisi – dimostrato di non voler accettare, in specie con un intervento che segnerà in modo irreversibile le destinazioni future dell’intera area, con ricadute risibili (140 nuovi posti di lavoro) per un intervento altamente speculativo, teso alla produzione di energia non certo destinata alla Calabria, con profitti che non verranno investiti nel territorio, al quale rimarranno solo  gli scarti ed i danni».

Nisi è realista quando riconosce che «é ben vero che qualsiasi motivazione si scontra con l’ “alternativa zero”,  ma il dato più sconfortante è proprio che, al di là delle dichiarazioni di intenti, la politica non ha mai elaborato un progetto che possa costituire alternativa, nel mentre si assiste ad un assordante silenzio, poggiantesi sul già reso mancato assenso, che non tiene del cambio delle regole durante la partita, escludenti il ruolo necessario della Regione».

L’ex sindaco di Montebello sottolinea come «tra un comunicato e l’altro, l’iter burocratico va avanti e, ormai, resta solo la decisione finale, che ritarda, probabilmente, perchè si vuole che il progetto venga condiviso dal territorio». Nelle sue dichiarazioni Nisi ipotizza come «questo spieghi la (invero, maldestra) campagna di informazione che procede con tranquillità ovattata, nonostante  le note inchieste giornalistiche».

L’avvocato non si nasconde e invita il territorio a non darsi per vinto: «Non so se la battaglia possa essere ancora vinta, so che bisogna combatterla in qualunque caso, non per noi, ma per i nostri figli, per cercare di consegnare loro un territorio ancora vivibile, al di fuori di una così pesante realtà industriale».

«Se si deve ancora combattere non possono essere sufficienti le voci dei singoli o delle associazioni; è necessario che le Istituzioni facciano sentire la loro voce e – conclude la nota – che ci dicano una volta per tutte se vogliono dare una diversa destinazione all’area grecanica, in prospettiva di un futuro, per molti, ritenuto  migliore».

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Author: Cristina

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