LocRinasce sulla gestione della sanità calabrese

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Lettera aperta del Segretario, Raffaele Ferraro e dei Membri del Comitato di Coordinamento, Fragomeni e Lacopo, del Movimento LocRinasce alle Autorità competenti nel campo della Sanità:
La reingegnerizzazione della rete di assistenza sanitaria per l’ASP N°5 di Reggio Calabria prevedeva, con atti emanati dalla Regione Calabria nel 2010, la dislocazione di strutture ospedaliere complementari in ambito provinciale: ospedale hub di Reggio Calabria; ospedale spoke a Polistena e Locri; ospedale generale a Melito e Gioia Tauro; ospedale distrettuale a Scilla (punto primo intervento h24), Taurianova (ppi h12), Oppido Mamertina (ppi h12), Palmi (ppi h12), Siderno (ppi h12). Il comparto sanitario doveva essere integrato dalla rete emergenza urgenza (118). Per una visione complessiva del sistema, l’area andrebbe considerata nel suo insieme, comprendendo le strutture previste per l’intera Calabria; infatti, molte funzioni centralizzate sono in corso di realizzazione nelle altre province. La suddetta rete, rispondente a criteri di contenimento costi ed efficienza/efficacia dell’offerta sanitaria, doveva essere implementata, ovviamente, senza determinare carenze a livello regionale nei servizi offerti. Ad oggi, nella Locride, invece, si può toccare con mano la situazione disastrosa venutasi a creare a seguito di provvedimenti scorrelati e inadeguati; la soppressione di reparti, che prima venivano garantiti dai DEA (dipartimenti di emergenza e accettazione) di primo e secondo livello, non è stata compensata con preventiva implementazione degli stessi dipartimenti, adeguatamente strutturati negli ospedali convertiti in Spoke e Hub. Nell’Ospedale di Locri, molti reparti sono senza Primari nominati, i medici che svolgono questo ruolo, per rivendicarne il presunto diritto acquisito, potrebbero far nascere contenziosi, aggravando, di fatto, le spese per il comparto e generando un clima conflittuale che non favorirebbe di certo la buona assistenza ospedaliera. A parziale compensazione di molte altre criticità, c’è da sperare che venga attuato, al più presto, il processo di stabilizzazione dei precari e che venga bandito il concorso per gli infermieri. La sanità della Locride è stata ridimensionata al tal punto che, per ottenere servizi indispensabili, spesso la popolazione deve fare ricorso alle strutture private. Tutto questo, soprattutto in considerazione della coincidente crisi economica in corso da parecchi anni, è inaccettabile e, sicuramente, comporta responsabilità gravi per coloro che, nell’ultimo quinquennio, hanno gestito in modo irregolare la realizzazione del progetto fornito dall’agenzia Agenas (Agenzia nazionale per i Servizi sanitari).
Ogni tanto viene rispolverata la promessa di sbloccare i 14 milioni di euro per la ristrutturazione del nosocomio di Locri, come avvenne a settembre del c.a. a seguito di una telefonata ricevuta dal commissario Scura, che veniva messo a conoscenza del degrado dell’Ospedale da un suo amico che era di passaggio a Locri. Considerando l’episodio, verrebbe da chiedersi se i provvedimenti dovuti ai tanto decantati monitoraggi sulla qualità della sanità, alla fine, debbano essere sollecitati da comunicazioni casuali e informali come quella sopra riportata. A livello regionale, la riorganizzazione della sanità, probabilmente a causa dei soliti favoritismi, non procede di pari passo in tutte le province, creando, di fatto, disfunzioni nella rete, che a regime, invece, dovrà assicurare servizi interconnessi senza lasciare a disposizione risorse ridondanti.
Nell’ASP N°5 di recente sono stati nominati addirittura un commissario e due sub commissari, a dimostrazione che solo un grande impegno di risorse forse potrà consentire di dipanare l’intricata situazione economico/gestionale della sanità in provincia di Reggio Calabria.
Il Movimento LocRinasce non richiede il ripristino dei dipartimenti che sono stati soppressi per ragioni di ristrutturazione, ma rivendica il diritto dei cittadini, sancito dalla Costituzione all’art. 32, di ottenere il trattamento sanitario che assicuri loro tutti gli interventi necessari a difesa del bene-salute: come si sa, vi è l’obbligo dello Stato a predisporre, tramite un’organizzazione sanitaria idonea, le prestazioni positive, affinché venga realizzato il godimento effettivo e globale del bene salute. La popolazione, stanca di vedere lesi i propri diritti, è orientata a mettere in atto forme di protesta eclatanti per richiedere alle istituzioni preposte una valutazione ufficiale, qualificata, aggiornata e complessiva delle disfunzioni presenti sul territorio locrideo, al fine di ottenere la riattivazione urgente di servizi efficienti e indispensabili nel sistema sanitario. Le proteste e le carenze sono ormai riportate dai mass media con cadenza quotidiana, senza che tutto ciò abbia fatto finora registrare provvedimenti atti a ripristinare l’assistenza sanitaria a livelli accettabili.
D’altronde, come dato generale, 63500 prestazioni l’anno fuori regione, per una spesa complessiva di oltre 275 milioni di euro, la dicono lunga sulla qualità della sanità in Calabria. Il Consiglio regionale e gli Organismi dirigenti della sanità calabrese, finché saranno in tempo, si dovranno interrogare su questi dati. Ormai non si è più negli anni Sessanta, quando per spostarsi al Nord si dovevano effettuare ventiquattr’ore di treno con pazienti che spesso non erano in condizioni di affrontare simili disagi; oggi, facilmente si raggiungono luoghi dotati di strutture sanitarie d’eccellenza effettuando voli low cost. Pertanto, anche se i responsabili della sanità calabrese non avessero motivazioni etiche o obblighi contrattuali per perseguire obiettivi di miglioramento del comparto, realizzando adeguatamente e in modo soddisfacente il piano di ristrutturazione del comparto, dimostrerebbero almeno di saper badare ai propri interessi. Ma forse la miopia e/o l’incapacità vanno al di là di queste logiche considerazioni.
Indicatori complessivi sulla qualità della sanità, anche se con ritardo di oltre due anni, li fornisce il Ministero della Salute, che, avvalendosi dell’Agenas, svolge verifiche e fornisce risultati dal proprio sito web. L’operatività comprende tre attività:
a) il monitoraggio delle performance organizzative, affinché i LEA siano uniformemente ed equamente assicurati su tutto il territorio;
b) gli esiti dell’attività sanitaria (PNE) analizzati dall’Agenas in collaborazione con la Regione;
c) lo sviluppo all’interno dei servizi sanitari regionali del processo di empowerment (responsabilizzazione), inteso come indice di soddisfazione e valutazione da parte dei cittadini dei servizi per la salute e partecipazione consapevole nelle decisioni che riguardano la propria salute.
I dati, qui di seguito riportati, relativi all’ultimo rilievo disponibile per la Calabria, che è del 2012, hanno fatto registrare una notevole quantità di inadempienze da parte dell’Organizzazione sanitaria, e vi è da considerare che certamente la media regionale sarà migliore della situazione che si potrebbe riscontrare per la Locride, facendo le opportune valutazioni specifiche.
Inadempienze registrate a livello regionale:
e) Erogazione LEA INADEMPIENTE CON RINVIO AL PDR;
n) Contabilità analitica INADEMPIENTE;
p) Dispositivi medici P.1 INADEMPIENTE;
s) Assistenza domiciliare e residenziale S.1-S.2 INADEMPIENTE CON RINVIO AL PDR;
u) Piano nazionale della prevenzione INADEMPIENTE;
y) LEA aggiuntivi INADEMPIENTE;
ak) Riorganizzazione della rete delle strutture pubbliche e private eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica di laboratorio INADEMPIENTE CON RINVIO AL PDR;
am) Controllo cartelle cliniche INADEMPIENTE;
aab) Acquisizione dati relativi alla assistenza per salute mentale NSIS-SISM INADEMPIENTE;
aad) Sistema Fascicolo Sanitario Elettronico – FSE INADEMPIENTE;
aag) Emergenza-urgenza AAG.1 INADEMPIENTE CON RINVIO AL PDR;

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Author: antonino lugarà

antonino lugarà, autore e collaboratore presso la testata ntacalabria.it

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