Locri, vescovo scrive lettera pastorale e la distribuisce ai fedeli

Giuseppe Fiorini Morosini

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Giuseppe Fiorini Morosini
Giuseppe Fiorini Morosini

di Domenica Bumbaca

La Lettera non è contro la ‘ndrangheta”. E ancora: “Il male non è solo la ‘ndrangheta”. “Ho scritto questo messaggio per parlare alla gente. A tutti. Perché Ognuno si senta coinvolto e adotti il bene per il territorio”. Così  S. E. il vescovo di Locri-Gerace, Giuseppe Fiorini Morosini ha presentato la sua lettera pastorale, racchiusa in un libricino distribuito ai fedeli. Un messaggio scritto dopo aver visionato il filmato di Polsi, che ritraeva i capi di ‘ndrangheta riuniti sotto l’effigie della Madonna della Montagna. Da uomo di Chiesa, ha voluto diffondere la sua parola, un documento di catechesi, a tutti i credenti e al popolo tutto della Locride. A parlare su “la ripresa della speranza della Locride” si è inteso riunire fedeli, giovani e adulti, al Centro Giovanile Salesiano sabato pomeriggio. Il teatro Don Bosco era affollato, perché il tema era coinvolgente, il bisogno di un messaggio di speranza è necessario, i protagonisti seduti al tavolo dei relatori erano interessanti. Al centro del tavolo il presule della Locride era affiancato dal giornalista vaticanista, nonché caporedattore Tg2, Enzo Romeo, a lui l’onore di moderare l’incontro, il vicario generale don Cornelio Femia (che ha introdotto la lettera), il vescovo di Cosenza monsignor Nunnari, il procuratore Nicola Gratteri, il tenente colonnello dei Carabinieri, Valerio Giardina, la docente di religione Enza Agrillo, uno studente universitario, la giovane sindaco di Canolo, Rosita Femia. La lettera, che nella sua semplicità si rivolge a grandi e piccoli, mette al centro del discorso di Morosini, il concetto cristiano della speranza. “La speranza – dice- che questa terra potrà risollevarsi”. Interventi che seguono la scia del messaggio pastorale, come quello di Enzo Romeo che ribadisce l’importanza di distinguere il bene e il male, attendendo “la luce” della conversione, o quello dell’arcivescovo cosentino, S. E. mons. Nunnari, che ha additato il comportamento adottato dai mafiosi durante le processioni.  “Un giorno dovrete rendere conto a Dio” – come disse Giovanni Paolo II ai mafiosi siciliani. E tuonano, sul finire, le sue parole: “Se sarà necessario, chiuderemo i Santuari”. Il giudice Gratteri ha elogiato il coraggio del vescovo Morosini che, nel criticare la ‘ndrangheta, evitando anche di citarne il nome, ha sempre ammonito chi vive nel malaffare.  “Si deve aver la forza- afferma Gratteri – di lavorare in sinergia, ognuno compiendo il proprio dovere. E la Chiesa della Locride, alzando la voce contro la mala pianta, ci vuole dare un insegnamento”.  “Il messaggio del vescovo ci fa riflettere- continua Gratteri- ed è da monito ai giovani e a tutte le persone di buona volontà, anche di diverse credenze religiose o atei, che hanno, però, a cuore il destino della Locride”. Mentre la platea sarebbe rimasta volentieri ad ascoltare i relatori, perché quando si parla col cuore e con schiettezza, il messaggio porta beneficio, il vescovo della diocesi locridea conclude il suo intervento, ringraziando quanti credono nella loro terra e la condivisione della speranza è rivolta anche alle Istituzioni e alle agenzie educative. A loro l’appello ad aiutare il popolo ad allontanarsi dalla cultura dell’apparenza, dalle feste consumistiche e dedicarsi integralmente all’anima e alla promozione umana. Con l’interrogativo “E’ ancora possibile sperare?”  Morosini chiude la serata nel nome della speranza, solidarietà, conversione e misericordia.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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