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di Domenica Bumbaca
I loro occhi sono stanchi e delusi. Sono due giovani, lui 38 anni, lei 28 anni con a carico due bambine, di tre anni e una di pochi mesi. È una famiglia nigeriana che ieri mattina si è recata al Centro per l’Impiego in cerca di lavoro. Poche, nessuna possibilità. Sono stati portati alla cooperativa Mistya, ente sociale, dove la presidente Carmela Santo li accolti. Il loro è uno dei tanti casi di famiglie che, nel 2008, dopo lo sbarco di Lampedusa, sono giunti da Crotone nella Locride ed inseriti nei progetti SPRAR nel comune di Stignano. Chiedono un posto, una casa dove dormire e mangiare perché dal 15 gennaio saranno in mezzo ad un strada, come riportato in un’ordinanza di sfratto da loro citata.
Infatti il loro progetto di accoglienza integrata è già terminato nell’agosto 2009 e fin’oggi hanno potuto usufruire dell’accoglienza e dell’alloggio assegnato dal Comune di Stignano. Sembrerebbe, a dir loro, che da metà gennaio, nessuno potrà più ospitarli. Una famiglia che adesso, ignara delle pratiche burocratiche, inconscia delle procedure che intercorrono tra agenzie, enti, Servizio centrale e Ministeri, si ritrova spaesata. La giovane coppia a stento parla l’italiano e per quel poco che si è riuscito ad interpretare è emerso lo smarrimento. “Ho paura per le mie bambine, non so fra qualche giorno dove andare – dice l’uomo-. Non avremo più una casa e un pasto”.
Carmela Santo, che li accolti, dopo la segnalazione del Centro per l’Impiego, nel pomeriggio di ieri si è attivata. Chiamate al Comando di Polizia, ai comuni che attivano gli SPRAR, tra cui lo stesso sindaco di Stignano Franco Candia, contatti al Ministero delle politiche sociali, al Tribunale dei Minori e al responsabile di Progetto Sud di Lamezia Terme. Forse un sistemazione potrebbe essere stata trovata proprio a Lamezia, dove la Santo ha chiesto accoglienza. I giovani nigeriani, intanto, in tarda serata, sono rientrati a casa a Stignano. Da oggi c’è da domandarsi che fine faranno queste famiglie che finito il progetto di accoglienza e terminata la permanenza a Stignano non sapranno dove andare.
Se lo chiede la presidentessa Santo della Mistya che esterna la sua perplessità sull’efficienza e qualità dei progetti SPRAR: “Queste iniziative- chiosa- non portano nessun tipo di attività di integrazione. Illudono i richiedenti asilo politico per qualche mese e poi vengono lasciati in mezzo ad una strada”. Che le Istituzioni- propone la Santo- si facciano promotrici di un sistema di concreta accoglienza ed integrazione, piuttosto che sperperare il denaro sugli operatori e su attività futili”. Carmela Santo ha a cuore le vite di quelle povere bambine che, sballottate a destra e sinistra, non troveranno mai una collocazione e non potranno avere una vita serena. “Che qualcuno- continua- si preoccupasse delle loro storie e non solo dei finanziamenti”.
Il processo degli SPRAR prevede tre fasi di sviluppo, quali l’accoglienza, di cui Stignano se ne è fatta promotrice negli anni, tutela ed integrazione. Ciò che manca per Carmela Santo è proprio l’opportunità di aiutare queste famiglie ad adattarsi nel nostro territorio, offrendo loro servizi ed opportunità lavorative. “Finito il progetto di accoglienza – commenta – non sono in grado da soli di auto tutelarsi e di integrarsi”. Stasera la famiglia nigeriana dormirà nella casa concessa dal Comune di Stignano, anche dopo la conclusione del progetto, ma domani non si sa dove andranno.
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