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di Domenica Bumbaca
L’appuntamento per la presentazione dei volumi “A Mani Libere” ha dato vita ad un momento di dialogo e confronto tra rappresentanti del mondo della magistratura, del settore politico, scolastico e culturale.
Riuniti al Palazzo di cultura, ieri mattina è stata presentata l’opera in due tomi, scritta dai ragazzi delle scuole calabresi, a cura di Maria Ficara e appena ripubblicata dalla casa editrice Aracne di Roma. I due volumi, completamente rivisitati rispetto alla prima edizione, arricchiti di nuovi materiali fotografici e documenti mai pubblicati, sono stati presentati ieri mattina, 21 febbraio, nella sede della Casa della Cultura di via Trieste. Davanti a centinaia di ragazzi delle scuole della Locride, Nicola Gratteri, procuratore Aggiunto DDA Reggio Calabria, ha ribadito che: “È necessario riconoscere che il modello culturale della ndrangheta è un modello perdente. Questo è il messaggio che deve arrivare alle nuove generazioni, perché si possa sperare e avviare un vero cambiamento sociale e culturale”.
Fra gli interventi anche quello di Attilio Tucci, assessore provinciale alle Politiche sociali e giovanili della Provincia di Reggio Calabria. “Andremo avanti – dice il promotore del Museo della ‘ndrangheta, Tucci – insieme all’ Ufficio scolastico per garantire le borse di studio ( il ricavato della vendita, infatti, garantirà delle borse di studio per i giovani calabresi, ma non solo) che abbiamo annunciato. Questo progetto – conclude- evidenzia come sia importante la continuità nelle azioni di contrasto alla ndrangheta”. Il progetto editoriale “A mani Libere”, si propone di tracciare linee culturali di lotta alla mentalità mafiosa e quindi alla realtà omissiva dell’organizzazione criminale calabrese. La scrittura è articolata attraverso racconti e vignette umoristiche sulla ndrangheta, e attraverso la realizzazione di inchieste giornalistiche istituzionali con interventi delle autorità competenti.
Le raccolte di storie, vignette, interviste sono una delle semplici, ma eloquenti attività del Museo della ‘ndrangheta e per questo rappresentano con immediatezza l’essenza del museo stesso. I volumi ben rappresentano – spiegano i promotori dell’iniziativa- l’intento e la modalità delle attività del Museo perché la rappresentazione creativa della realtà in cui i ragazzi vivono è uno dei risultati di un processo lento, silenzioso, affidato all’individuo, che scrivendo o disegnando o ponendo domande sulla realtà che lo coinvolge sta già facendo i conti con la propria identità, sta portando a livello cosciente una presa di posizione. Presenti all’incontro anche l’autrice e l’editore.
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