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di Domenica Bumbaca
Un quartiere dimenticato ed abbandonato che vive in un degrado periferico indecoroso. La zona di via Foggia, complesso case popolari a Locri, lato nord della città, viste le criticità quotidiane, sembrerebbe non far parte del Comune. Strade dissestate, illuminazione insufficiente, tombini scoperchiati, pattumiere strapiene. Una condizione da “terzo mondo” segnalata da alcuni cittadini stanchi di “vivere” nelle barbarie più assolute.
Il sito composto da 114 alloggi, di cui 8 schiere di villette e 2 padiglioni di condomini, è di competenza dell’Aterp (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale Pubblica), prima ente autonomo case popolari, che ne cura manutenzione, ristrutturazione ed interventi sugli immobili. Tutto ciò che riguarda le strade, l’illuminazione sarebbe competenza comunale.
Un condizionale d’obbligo, perché se pur chiare le competenze dei due Enti, il Comune locrese, non si assumerebbe le proprie responsabilità sulle carenze del luogo. Un giro “panoramico” tra le palazzine, evidenzia lo stato di abbandono in cui vige la popolazione. In un condominio vive una signora centenaria, costretta a “difendersi” dall’umidità che perviene dall’appartamento del piano superiore di un appartamento sequestrato proprio dal Comune di Locri e, momentaneamente, disabitato. Episodi raccapriccianti come la vicenda di molti padri di famiglia costretti a costruire delle pedane di mattoni per poter raggiungere casa quando le piogge incessanti allagano le vie del rione. Nelle stradine buie delle palazzine un pericolo costante sono i tombini scoperti che, ormai, sono intasati dalla terra e dalle piante erbacee, provocando perenni allagamenti.
«Spesso le macchine sono andate a finire in queste buche e, addirittura, un bambino è caduto rompendosi un braccio»- ci raccontano gli abitanti. Senza tralasciare che vivono in quegli appartamenti bambini disabili con genitori costretti ad improvvisarsi operai nel momento in cui le erbacce invadono i marciapiedi; quando la rete fognaria rimane otturata i pericoli di igiene vanno incontro all’incolumità degli alloggiati. L’impianto di illuminazione è fatiscente, alcuni lampioni sono stati nientemeno rimossi dallo stesso ufficio tecnico comunale.
Il nostro” tour nel degrado” ci conduce alla spalle delle strutture residenziali, dove un vallone con accanto baracche da “zingari” irrompe tra le case. Lato montagna si prospetta uno scenario terrificante, quando oltrepassando un cumulo di terra, spunta ai nostri increduli occhi una discarica a cielo aperto, visibile anche dalla strada adiacente. Rifiuti, ammassi di materiale edile, gomme che vengono scaricati da “signorotti” di città che smaltiscono i rifiuti proprio in bocca ai residenti della zona “dimenticata”. E pensare che tredici anni fa in quello stesso terreno era stato “inventato” un campetto in terra battuta dai bambini del posto che ci giocavano giornalmente, unico posto “verde” vicino casa loro.
A dar testimonianza dell’assurda condizione in cui si vive è padre Giuseppe Alfano, residente proprio lì. «Il nostro- afferma – è un quartiere a rischio e nonostante tutto il Comune di Locri continua a non interessarsene. Ci è stato detto– commenta don Giuseppe– che non è competenza comunale. È uno scarica barile perché la stessa Aterp invece replica che le strade, la pulizia, i rifiuti e le illuminazioni sono servizi che garantisce, dovrebbe, garantire, l’Amministrazione comunale. Infatti- chiosa– le tasse della spazzatura, della luce, noi le paghiamo al Comune. Dove sono i nostri diritti da cittadini?. Non ci interessano- conclude– le campagne elettorali, è da anni che viviamo in questo schifo. Pretendiamo una risoluzione. Anche noi siamo locresi». Ci si appella, chiedendo al più presto un intervento d’urgenza pianificando una riqualificazione urbana, cessando, una volta per tutte, questo rimpallo di responsabilità.
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