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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro lettore:
“Gentile Redazione, il mio nome è Andrea Gattuso. Sono arrivato alla decisione di scrivere la presente, per difendere i diritti che la Legge prevede per i diversamente abili. Sono un ragazzo invalido al 100% su carrozzina…la vita (o per meglio dire, la sopravvivenza) per tutti noi che condividiamo tale sorte non è affatto semplice…per ovvi motivi. Potrebbe tuttavia essere migliore se non ci si scontrasse continuamente con la burocrazia e soprattutto con l’ignoranza della gente. Potrei parlare di molte cose, ma vorrei per il momento soffermarmi sull’ultima angheria subita in ordine di tempo.
La mia vocazione è sempre stata la musica: è lei che continua a trasmettermi voglia di vivere. Da prima del mio incidente, ho svolto l’attività di disc-jockey che nel corso degli anni mi ha regalato parecchie soddisfazioni. Ovviamente il passaggio dalle due gambe alle quattro ruote non ha intaccato la mia passione, tanto che, grazie a Dio, ancor oggi ho la possibilità di far divertire la gente. Tale facoltà, per la stagione estiva, mi viene assicurata dagli stabilimenti balneari: per poter raggiungere il luogo di lavoro, devo necessariamente percorrere (una o due volte alla settimana) la parte inferiore del lungomare con il veicolo destinato al trasporto della mia persona che poi provvedo a sistemare, con tanto di autorizzazione esposta…come prevedono le disposizioni di Legge. Il lastricato della via marina bassa infatti è strutturato in modo tale che i sampietrini che lo compongono creano un’insidia architettonica molto pericolosa per chi è in piedi (l’anno scorso una donna è caduta e si è fatta male seriamente con tanto d’intervento dell’ambulanza), figuriamoci per chi è in carrozzina.
Oltre a creare dislivelli pericolosi che possono causare ribaltamento delle sedie e conseguenti cadute, esiste il rischio concreto di forare. Mi sono successe entrambe le cose in passato, ed è stato un dramma. Perché con le ruote della sedia bucate, non ci si può muovere: l’unica soluzione è chiamare i vigili del fuoco affinché ti trasportino di peso fino a casa. Le stesse rampe di accesso dalla parte alta a quella bassa del lungomare, sono spesso disseminate di pezzi di vetro: perché i soliti incivili non solo sbevazzano, ma devono anche infrangere le bottiglie incuranti che il loro gesto possa nuocere a qualcuno. In tutto ciò si capirà bene che io non possa rimetterci il lavoro. Bisogna arrivare a questo? No, anche perché la Legge ci viene incontro. Orbene, nei giorni scorsi è stato sollevato un caso tramite una pagina web ospitata sul noto social network Facebook, in cui veniva inizialmente denunciato l’ennesimo scempio
della nostra amata città con tanto di foto dell’auto. Non appena me ne sono accorto, mi sono immediatamente attivato premurandomi di chiarire la situazione e mettendo in risalto le autorizzazioni e le suddette disposizioni.
Nonostante il gestore della pagina ne abbia preso subito atto (è doveroso specificarlo), non sono mancati i commenti al vetriolo dei soliti leoni da tastiera: non è mancato anche chi è arrivato a mettere in dubbio la mia condizione, richiamando alla mente il discorso dei falsi invalidi e dei permessi “regalati” da precedenti amministrazioni a loro dire “compiacenti”. Con la dovuta educazione, ho risposto loro ribadendo che non è stato commesso alcun abuso e che le loro presunte conoscenze in materia (frutto più della consuetudine che di vera competenza) si rivelavano errate, allegando per loro stessa soddisfazione una sentenza della Suprema Corte di Cassazione numero 719 del 2008 che certifica la mia posizione ed i diritti consentiti. Pur stando così le cose, non sono mancati ulteriori commenti
che arrivano a mettere in dubbio perfino la Legge. Ed è per questo che ho deciso di scrivere per dire BASTA all’ignoranza, BASTA ai diritti negati dalla burocrazia e dall’incompetenza ma anche BASTA alla falsa solidarietà, dimostrata solo in occasioni particolari come la ribalta sanremese oppure la gara di ballo delle persone famose.
NOI ESISTIAMO TUTTI I GIORNI…e questa non vuole essere soltanto l’ennesima denuncia nei riguardi di una società che, pur ritenendosi civile ed evoluta, non si dimostra tale ma anche un invito a chi purtroppo condivide la mia stessa sorte. LA VITA NON E’STATA GENEROSA CON NOI, NON PERMETTIAMO ALL’IGNORANZA DI VINCERE E DI ABBATTERCI. FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE, FACCIAMO VALERE I NOSTRI DIRITTI. Allego il link presso cui è consultabile la sentenza della Suprema Corte di Cassazione: http://www.fog.it/giurisprud/ca-08-00719.htm”.
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