Reggio Calabria, lettera di un dipendente Alitalia

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta da un dipendente Alitalia:

“Gentile Direttore, sono un dipendente Alitalia dello scalo di Reggio Calabria, da oltre vent’anni in servizio presso il Tito Minniti.

In tutto questo lungo periodo ho dovuto ascoltare e leggere bugie e imprecisioni sull’azienda per cui, ancora per poco forse, mi pregio di lavorare. Negli anni, tonnellate di fango ci sono arrivate addosso. Nonostante ciò io, come i miei colleghi, abbiamo continuato a lavorare, in silenzio, con abnegazione e professionalità, senza mai rispondere anche quando, a ragione, avremmo dovuto farlo.

Accuse che, spesso, sono servite a nascondere le malefatte di una classe politica che ha utilizzato lo scalo di Reggio Calabria per fare i suoi sporchi giochi, spostando l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi che lo hanno affossato, fino ad arrivare a questa situazione di profonda crisi.

Con la pioggia ed il vento, a Natale come a Pasqua, sotto il sole cocente di Agosto, ci siamo sempre stati e siamo stati felici di aver consentito, nel nostro piccolo, ai cittadini reggini di abbracciare i loro cari e respirare aria di casa. Anche oggi, giorni in cui avremmo mille ragioni per rispondere a certi insulti e insinuazioni, continuiamo a fare il nostro lavoro con la stessa passione di sempre.

Alcuni cittadini forse non si rendono conto di cosa va a perdere la città con l’addio di Alitalia. Ne elenco soltanto alcuni: trasporto passeggeri con necessità di assistenze speciali che per poter usufruire di ciò avranno bisogno di noleggiare un’ambulanza e recarsi a Lamezia o Catania (ricorderete la lettera dei fratelli Chiovaro a cui mando un grande abbraccio), voli in connessione per tutto il mondo con possibilità di invio del bagaglio da stiva a destinazione, coincidenze e riprotezioni garantite, trasporto degli animali in stiva oltre a tutti gli altri servizi ancillari che Alitalia ed i suoi partner offrono. Sembrano tutte cose scontate, ma vi assicuro che non è così.

Non nascondo che l’azienda in questi anni ha commesso degli errori, sarei un ipocrita a non ammetterlo. I macroproblemi che insistono su Alitalia, a mio parere, incidono relativamente sulle logiche che stanno portando all’abbandono di Reggio da parte dell’ex compagnia di bandiera. Fa male leggere certe affermazioni che attribuiscono ad Alitalia assunzioni gonfiate. Ma dove? Ma quando? L’ultima assunzione a tempo indeterminato risale al 2006! Siamo circa quaranta dipendenti assunti a tempo indeterminato tra operai, impiegati e capiscalo a dover assicurare l’operatività di 56 voli settimanali, distribuiti su tre turni da otto ore, sette giorni su sette, tutti i giorni dell’anno. Gli ultimi piani di ristrutturazione hanno portato solo alla fuoriuscita di personale causando grandi difficoltà soprattutto nel periodo estivo, per via della presenza di voli supplementari, calmierate in parte dalla presenza di una decina di dipendenti stagionali.

Nonostante il silenzio, non possiamo negare che la rabbia sta montando forte. Ci fosse un solo politico, uno, che si stia preoccupando di trovare soluzioni per i dipendenti Alitalia e SOGAS. Siamo stanchi degli “Stiamo lavorando” e dei “Non sapevo”. Centocinquanta famiglie rischiano di rimanere sulla strada nella totale indifferenza. Questo non è ammissibile in una terra che piange lavoro e vede ogni giorno tanti suoi figli abbandonarla per cercare un posto migliore per costruirsi un futuro. Chiediamo e pretendiamo certezze, siamo stufi di questi giochini sulla nostra pelle”.

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