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Riceviamo e pubblichiamo:
Premesso che
Quanto sotto riportato è frutto di un’attenta valutazione scaturita sia dall’esperienza sul campo che da una preparazione universitaria specifica del settore in questione. La mia qualifica è di psicologo del lavoro, delle Organizzazioni e delle Istituzioni e le mie competenze, che coprono il settore dell’analisi, della valutazione e dell’intervento nei contesti organizzativi, mi forniscono la competenza, la capacità ed il DOVERE MORALE di esprimere quanto segue:
Considerato che
Da anni ormai mi occupo della progettazione e sviluppo di bandi pubblici per diverse organizzazioni ed associazioni, mi ritrovo stranito nel valutare l’inadeguatezza di determinate proposte pubblicizzate come “aiuti alle imprese” ma che effettivamente, a mio avviso, non possono raggiungere lo scopo che si prefiggono.
Di seguito la mia personale analisi rispetto al bando pubblico sotto indicato. Con rammarico sento il dovere morale di sottolineare che il seguente è solo l’ennesimo caso che valuto poco appetibile, concretizzabile e concretamente agevolante le figure dei piccoli imprenditori che più di tutti andrebbero sostenuti.
Con rammarico mi trovo a scrivere la presente per chiedere ed esortare, chi di dovere, a riflettere su alcune considerazioni che mi sorgono spontanee nel tentativo di capire la logica e la metodologia che spinge le Amministrazioni a proporre alcune misure che, a detta delle Istituzioni e dei loro rappresentanti, sono spinte nella direzione di aiuto alle imprese nell’ottica di una ripresa economica.
In particolare vorrei esprimere le mie considerazioni e valutazioni in merito alla fattibilità dell’intervento e al concretizzabile ed effettivo risultato che si propone di raggiungere il:
BANDO PER LA CONCESSIONE DI INCENTIVI ALLA RISTORAZIONE DI QUALITA’ AI SENSI DELLLA L.R. 23 DICEMBRE 2011 N° 47, ART. 45 ISTITUTIVA “FONDO UNICO PER LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE ED ECONOMICHE”.
Dopo aver visionato, approfondito e valutato il bando in oggetto, mi ritrovo con parecchi dubbi in merito all’effettivo scopo che questo si prefigge. Sia nelle televisioni locali, nei giornali, o nelle conferenze e convegni in cui mi sono trovato a partecipare, viene quest’ultimo evidenziato come punto di rilievo e obiettivo primario delle Istituzioni pubbliche. Nello specifico:
L’agevolazione che il bando propone alle imprese, seppur già molto esigua (30% della spesa totale, al netto dell’IVA e quindi, effettivamente, circa il 24%), dopo un’attenta valutazione, risulterebbe nulla o addirittura comporterebbe una maggior spesa per le aziende.
Da considerare che, nel bando in questione, si richiede alle imprese proponenti una dettagliata e specifica documentazione che prevede: uno studio sui bisogni, un’analisi di fattibilità, un business plan, …, oltre ad una dettagliata pianificazione degli interventi e delle voci di spesa.
Considerando che il bando è rivolto alle imprese della ristorazione, si deve dar per scontata la poca capacità del titolare di poter autonomamente provvedere a tale ricerca e valutazione ma nel contempo si specifica che questa avrà un gran peso nella valutazione del progetto presentato e quindi dell’aggiudicazione dell’incentivo.
L’azienda che intende partecipare, se vorrà essere competitiva nel concorrere all’aggiudicazione dell’incentivo, dovrà rivolgersi a un professionista che faccia questo lavoro e che provveda alla compilazione della “scheda di progetto”.
- Il punto focale della problematica è che: questa voce (progettazione, analisi dei bisogni e analisi di fattibilità) non è menzionata né considerata tra le voci delle “spese ammissibili”.
Considerato tutto ciò, viene spontaneo pensare che l’azienda dovrà pagare un professionista, anticipatamente e senza garanzie di successo e, a conti fatti, l’incentivo sotto forma di aiuto alle imprese verrà totalmente, se non in parte ancora maggiore, assorbito nella fase di preparazione alla richiesta di “aiuto”.
- Per il presente bando sono stati stanziati 1.150.000,00€ e la spesa massima ammissibile è di 70.000,00€, di cui soli 21.000,00€ agevolabili. Pertanto, presumendo che tutte le aziende chiedano il massimo dell’incentivo, le aziende finanziabili saranno quasi 55 e dovranno complessivamente affrontare, di tasca propria, una spesa totale di 2.695.000,00€ circa, escluse quindi le agevolazioni.
Considerato tutto ciò, mi viene strano pensare che un’azienda che sia, quasi, in crisi, possa sobbarcarsi una spesa tale.
- Oltretutto, questo bando, come la maggioranza, è rivolto alle aziende che alla data di presentazione della domanda siano perfettamente in regola con tutta la documentazione (DURC, …) e che quindi non siano già nel turbine del fallimento; in un certo qual modo, non rientrino nello stato di “crisi”.
Per tutte le altre aziende, che ad oggi sono la stragrande maggioranza, non viene fatta nessuna proposta concreta per permetter loro di recuperare la dignità, la capacità produttiva e competitiva agevolandole nel rientro operativo sul mercato. OLTRETUTTO molte delle aziende che sono in crisi e che quindi non possono partecipare ai bandi pubblici si ritrovano, in gran parte, in questo stato di “inammissibilità” perché, direttamente o indirettamente, vantano crediti dalle Istituzioni stesse.
Le domande che sorgono spontanee sono:
- Quale tipo di agevolazione avrà, a conti fatti, l’impresa partecipante?
- Quale metro di misura è stato adottato dagli esperti di progettazione di cui si avvalgono le Amministrazioni per decidere in che misura e modalità vengono stabilite nel presentare un bando pubblico?
- Quale metodo di valutazione è stato adottato (studio di fattibilità e percentuale prevista di affluenza, sempre se sia stato fatto) nella stesura del bando in questione?
Il dato che si sono riaperti i termini di presentazione delle domande, a mio giudizio per la poca partecipazione delle imprese, dovrebbe già di per se essere un campanello d’allarme sulla AUTO-valutazione delle misure attuate e sulle effettive capacità degli addetti ai lavori di valutare e proporre misure che possano REALMENTE contribuire al superamento di questa difficile situazione in cui noi tutti siamo immersi, per non dire sprofondati, nella prospettiva futura di una ripresa economica.
Tutto questo senza parlare della tempistica, dal termine della presentazione delle domande all’effettiva aggiudicazione ed erogazione dei contributi, che, purtroppo, dura, in media, circa 2 anni, e nel frattempo alcune Organizzazioni non esistono più!
Nello sperare che questa Mia sia vista non come uno sfogo o una critica ma semplicemente come una constatazione che mira a scopi costruttivi e collaborativi, di seguito, riporto i miei recapiti nella speranza di poter ricevere chiarimenti, risposte, confronto.
Speranzoso di una pronta ricrescita della nostra Regione e nel rilancio dell’economia locale,
porgo i miei più cordiali Saluti.
Dottor. FILIPPO RIPEPI
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