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On. Sig. Ministro dell’Interno,
bentornato in questa terra che affonda le radici nella Magna Grecia e che guarda alla sua millenaria storia come possibilità di riscatto socio – economico.
Lei, on. Maroni, conosce bene le problematiche con cui Reggio Calabria e la sua Provincia, quotidianamente, sono costretti a fare i conti. L’azione dello Stato, in particolare dell’apparato che fa capo al suo Ministero, nel corso di questi ultimi anni, ha fatto registrare significativi risultati in ordine alla sicurezza dei cittadini e all’affrancamento del territorio dall’asfissiante presenza della malavita organizzata.
I risultati fin qui ottenuti, con la disarticolazione di potenti consorterie ‘ndranghetiste, con l’arresto di boss e gregari, con il sequestro e la confisca di beni illecitamente accumulati, hanno contribuito a creare un nuovo rapporto tra i cittadini e lo Stato.
Anni di sottovalutazione del fenomeno delinquenziale, purtroppo, hanno consentito alla ‘ndrangheta, da organizzazione familistica, di trasformarsi in holding fino a diventare una delle più potenti criminalità del mondo. In questa terra, lo Stato è presente. Ma non bisogna abbassare la guardia, altrimenti si corre il rischio di un ritorno al passato, quando intere nostre comunità si erano poste al di fuori del consorzio civile.
Molti i segni tangibili, dal sistema di sicurezza alla localizzazione dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, che confermano questo importante cambiamento. Qui la società civile, il mondo dell’associazionismo, i giovani, la scuola e le istituzioni fanno fronte comune nella lotta per la legalità, anche se, come per l’incendio del terreno della cooperativa agricola “Valle del Marro – Libera Terra” della Piana di Gioia Tauro, quasi impotenti, sono costretti ad assistere ad episodi che evidenziano il nervosismo della ‘ndrangheta a cui lo Stato ha tolto potenza economica e militare.
Onorevole Maroni, Reggio Calabria, la sua Provincia e l’intera Regione, per combattere la mafia hanno bisogno, oltre che dell’aspetto repressivo anche , come sostiene il vescovo di Locri, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, del “Volto paterno dello Stato”. Qui, soprattutto le giovani generazioni, devono poter dire davvero di avere alle spalle le istituzioni e non solo quelle “ che vediamo, giustamente, quando sono chiamate a reprimere il male”. Le tante vertenze aperte non aiutano ad alimentare la speranza.
Gli aspetti di questa grave crisi economica e occupazionale, possono essere condensati nella grande vertenza del porto di Gioia Tauro. Desta, infatti, preoccupazione il disimpegno di alcuni armatori i quali preferiscono gli approdi del Nord Africa che, sommato alla mancanza di un adeguato piano in grado di resistere alla concorrenza di altre realtà del Mediterraneo, impedisce lo sviluppo dello scalo e provoca il collasso socio – economico di un comprensorio le cui potenzialità non sono state sfruttate al massimo.
Ma ci sono tante altre piccole realtà in crisi che, a volte, rimangono senza voce. Noi siamo convinti, onorevole Maroni, che la difesa del posto di lavoro non può essere lasciata alla sola lotta delle maestranze, ma dovrà essere inserita in un complessivo piano di sviluppo garantito dalle istituzioni territoriali che hanno l’obbligo di assumere iniziative condivise con le organizzazioni sindacali e gli imprenditori. E’ stato abbondantemente superato lo stadio delle analisi e siamo convinti che sia giunto il tempo d’invertire l’attuale tendenza anche attraverso interventi governativi in grado di agevolare lo sviluppo economico e favorire l’occupazione.
La Provincia di Reggio Calabria è distante, troppo distante, sia dalle altre realtà del Mezzogiorno, sia del Centro e Nord Italia che dall’ Europa per la vetustà delle infrastrutture viarie e ferroviarie, per l’eterno cantiere della Salerno – Reggio Calabria e per la carenza dei collegamenti pubblici a breve e lunga percorrenza sempre più soggetti a ridimensionamenti. La Provincia di Reggio, così come tutta la Calabria, non vuole essere la palla al piede del sistema Italia.
Per questo chiediamo al Governo nazionale, di cui Lei è autorevole componente, un programma d’interventi che, rifuggendo dall’assistenzialismo del passato, agevolino lo sviluppo economico e occupazionale di questa terra. La ‘ndrangheta si combatte e si ridimensiona, oltre che con la repressione, anche con il risanamento e lo sviluppo del territorio.
Grazie.
Dott. Giuseppe Raffa
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