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di Francesco Iriti (Pubblicato su Calabria Ora)
<<Da Gallico a Saline vince la speculazione. Vogliamo un Lungomare metropolitano>>. La richiesta arriva direttamente da Nicoletta Palladino e Cristina Riso, rispettivamente presidente e segretaria del circolo di Reggio Calabria di Legambiente rifacendosi al dossier Mare Monstrum 2012 che <<condanna Reggio per il mare inquinato e abusivismo edilizio. Le due donne, denunciando i “troppi interessi e fallimenti dal water front di Gallico a quello della Grecanica passando per “il chilometro più imbrattato d’Italia” troppi interessi e troppi fallimenti>> avanzano la proposta di <<spostare il Museo del Mediterraneo a Saline Ioniche”.
In verità, l’obiettivo è quello di puntare sull’ <<idea di una Reggio metropolitana: l’antico sogno di un polo turistico urbano che va da Catona a Bocale e più su fino all’Area Grecanica da un lato e a Scilla e Bagnara dall’altro. Un Lungomare attrezzato e aperto a tutti, da vivere in armonia con l’ambiente, spostando magari a Saline quel Museo del Mediterraneo previsto inopportunamente a Reggio. Dunque una cornice mediterranea che trasformerebbe davvero una città troppo provinciale in un grande centro dalle ambizioni internazionali>>.
Tuttavia, presidente e segretaria del circolo di Reggio Calabria di Legambiente vedono che <<il sogno del Lungomare della Reggio metropolitana s’allontana sempre più infranto dalla dura realtà fotografata dal dossier Mare Monstrum 2012 di Legambiente>>.
Basta dare <<un’occhiata rapida alle pagine del dossier ed emergono subito le criticità: – si evince dalla denuncia – il nostro mare è malato, le coste inquinate, i depuratori non funzionano le città in preda all’abusivismo edilizio. Soprattutto Reggio, tra le prime in Italia nella speciale classifica degli immobili fantasma. E non è una novità>>.
La disamina di Palladino e Riso è ampia e spazia dalla <<bufala del waterfront, presto accantonato alle prime avvisaglie del naufragio contabile, e dallo scempio del Lungomare Falcomatà, ormai il più imbrattato chilometro d’Italia, passando per lo sventramento del Lungomare di Gallico, per finire col progetto del waterfront di Saline Ioniche e dell’Area Grecanica, un esempio di alternativa possibile che rischia di essere cancellato con un atto d’imperio coloniale per far posto a una scellerata centrale a carbone>>.
Secondo le due esponenti comunali di Legambiente, <<c’è un filo che lega tutto ciò: c’è chi pensa a svendere città e cittadini in nome degli affari, di un’area metropolitana che vuol dire cemento e speculazione invece che valorizzazione ambientale e rilancio di un turismo che non sia di rapina>>.
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