Questo post é stato letto 18580 volte!
Acqua bene comune, anche e soprattutto in Calabria. Alla luce delle recenti vicende che hanno coinvolto e sconvolto la Sorical, la società mista che gestisce il sistema acqua nella regione, Legambiente Calabria sostiene la proposta di istituire una commissione d’inchiesta del Consiglio regionale che faccia lumi sulla vicenda, auspica l’adozione di tutte le misure necessarie a razionalizzare il settore e soprattutto un impegno istituzionale chiaro e concreto in vista del rispetto del responso referendario della scorsa primavera.
Secondo i recenti rilievi della Corte dei Conti (dicembre 2011), i cittadini calabresi hanno pagato per anni una tariffa gonfiata per un servizio carente. Per di più, la diminuzione della quota destinata ai Comuni per la manutenzione degli impianti ha di fatto comportato il degrado delle infrastrutture, un danno per le casse degli enti locali e il generale peggioramento del servizio. Per anni alla Sorical si sono fatti profitti, anche grazie a quella sorta di “extraterritorialità” a cui fanno riferimento i magistrati contabili, e cioè il mancato coinvolgimento diretto dei Comuni nella gestione. Non è finita: le cifre che sarebbero dovute servire per finanziare l’ammodernamento degli impianti non sono state impiegate a tal fine, senza alcun controllo da parte delle istituzioni calabresi. “Per tutto ciò – dichiara Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – non sono più rinviabili una legge regionale unitaria e organica, la revisione degli impianti e un sistema efficace di controlli, come sottolineato dalla Corte dei Conti. Un obiettivo da raggiungere anche attraverso l’istituzione di una commissione d’inchiesta regionale”.
Una verifica a trecentosessanta gradi che si rende necessaria per riconquistare la fiducia dei cittadini, gravemente compromessa dalle recenti vicende giudiziarie: l’inchiesta Ceralacca della Dda di Reggio Calabria ha svelato le manovre sotterranee per mettere le mani sulla Sorical da parte di una cordata di imprenditori della Piana di Gioia Tauro che sarebbero legati alla ‘ndrangheta. Di fronte al ciclone, il presidente della Sorical Sergio Abramo ha annunciato le proprie dimissioni, anche in vista della candidatura a sindaco della città di Catanzaro. E il socio privato, la controversa Veolia, ha manifestato l’intenzione di lasciare la Calabria: un’ingloriosa fuga dopo una gestione fallimentare. La Sorical fa acqua da tutte le parti e, sembra ormai abito comune nel Paese e in particolare in Calabria, tutti abbandonano la nave che affonda.
“Alla luce del risultato referendario della scorsa primavera – conclude Falcone – occorre invece ripartire dal fallimento per affermare finalmente che l’acqua è un bene comune e che dalla sua gestione non si possono fare profitti. Bisogna ridurre gli sprechi, annullare la dispersione, riequilibrare la ripartizione dei costi, rilanciare il sistema idrico calabrese, così facendo, dare un impulso importante al rilancio di un’economia sostenibile”.
Questo post é stato letto 18580 volte!